domenica 12 maggio 2013

Ribellarsi al tempo.



Ribellarsi al tempo.
Giuro che questa è una delle ultime.

Si sospira più volte che, poi.
Siamo tutti borghesi, alcuni
più allucinati di altri,
questo è chiaro.

Purtroppo Verga ha avuto ragione.
ché in un ambiente chiuso
si sta lontanamente  meglio
rispetto al mondo gigante, e dentro
puoi allungare l’estensione dell’adolescenza
e farla durare cent’anni di più
mentre fuori siamo costretti da mutamenti genetici vari
ad ingrassare di maturità
come fanno quei pomodori
che non compreresti mai.
L’unica opzione gradevole è
perpetuare allora la ribellione,
e al tempo e allo spazio e alle istituzioni,
come fanno quei sedicenni impasticcati a volte.

Solo un poco più di spenta cenere
ed i tuoi occhi azzurrissimi
non saranno che tentacoli
in un braciere rovente.
Così, smetteremo di trovarci,
è quello che volevi!!!!
Tanto morirò,
e tutti.

Maledetti quindi, così stando le cose,
diciotto anni di una vampata di fiamme
sintetiche e disgustosamente
collose
che ti causano  veri spasmi di soffocamento
sulla pelle,
e poi i politici, gli uomini tutti,
gli amici, i migliori amici, le ragazze,
la storia intera che altro non è
se non un’altra puntata già
vista di eterni ritorni,
maledetto saturno e la sua
ignavia, finirà all’inferno!
Il mondo sussiste senza noi,
è il nostro immaginario
che crolla
appena smette il disequilibrio.
Viviamo in un manicomio
senza finestre.

Solo un poco più d’acqua,
i capelli sembreranno lavati da poco
e ti vedrò in viso.
Aspettando un tempo abnorme
ho compreso quanto vale, poi, alla fin fine,
esistere in base al contatto,
essere come il valore dei segni linguistici
che tanto ci esprimono,
determinati  solo dalle differenze.
Siamo una foto in negativo, un contrasto
malsano e ipocrita non ricongiunto alle radici,
sporco,
disgregato
e invidioso,
ma in un modo o nell’altro
c’è vita
e non c’è
religione.
Come si spiega?

Seduti al rovescio,
ma niente nuvole o grinder,
solamente la cristallina
pellicola
finta
fintissima.
Come ti farà sentire è simile
al nulla qua fuori.
E qua dentro, quanta rivoluzione c’è rimasta?
Dico, c’è ancora la forza
di non adattarsi
di essere microcellule
esplosive
di morire per fare morire,
di commettere errori solo
per argomentare fiabe psichedeliche?

Cos’hai?
Siringhe piene di AIDS?
Debito pubblico, debito estero,
stress, 30, faccende, morti,
suicidi, suicidio, anarchia,
destra, sinistra, piove.
Direttamente poi, locuste indigeste
raderanno al suolo questo coperchio
di bestiali bestemmie
all’inazione o all’azione.

Poi, Prima. Questo è un sogno e il mio ragionamento.

Si va bene,  sarà successo circa
9 anni fa
che la serranda era alzata poco
e tu sei entrata lo stesso
da un’altra maledetta dimensione ovviamente migliore,
talmente profonda quanto bambina;
che poi avevi paura per me
o semplicemente mi odiavi
per il bovarismo schizzato non lo so.
È vero, però, che avevi qualcosa di follemente
evangelico,
ma non hai voluto dirmelo,
e così ti sei vendicata
dall’alto (basso) dei tuoi vestitini
rosa.
Venivi dal luogo dove
la storia ha sempre orrore dei paradossi,
dove le ali mozzate per la gelosia
cadono e scoprono che dio o la divinità
è malvagio più dell’anticristo,
furbo e specialmente non misericordioso.
Siamo fantasmi,
lingue al contrario,
manifestazione sensibili del torcicollo
che schiaffeggia i tempi moderni
e a breve accartoccerà tutti gli universi,
e finalmente apocalisse e apocatastasi
coincideranno.

Nel punto più alto
(on the top)
e pure a mala pena ci basta il fiato
o la luce
per gli urobori.
Così grandi, così inutili.

Impazziremo
ma almeno, baby,
non avremo programmato
il nostro matrimonio così bene che
non ci vedremmo mai se non a cena e
forse la domenica,
il supermercato non sarà la nostra casa,
il sogno americano ormai italiano
verrà meno,
niente venerdì sena carne,
niente pasqua,
un po’ il natale perché mi ricorda
il mio 1999.
Impazziremo,
le vene forse in fiamme di sonno di 6 minuti di pubblicità
che ci permetterebbero
però,
di amarci e fottere a intervalli regolari.

Non voglio più sentirti respirare
e così farò anch’io.
Spaventati!!
Tentacoli… Inchiostro…. Profonda
Atlantide nascosta ai più paranormali
squilibrati,
tesoro inesistente
dove Floire e Brancheflore
hanno il diritto di
amarsi a 10 anni.

Crollano le ossa,
siamo serpenti o farfalle che tentano
un’orgia,
nessuno più crede,
nessuno più spera che un giorno
la fronte di tutti si apra a tutti
ed il mondo violento dei sogni
massacri violentemente
musicisti, contabili e parrocchie.

Miseria.

Sì, è vero, di certo ti amo,
di certo ho un bisogno spasmodico
di attenzioni ma è il mestiere
di vivere,
di certo la stagione è cambiata
ma niente ci impedisce di restare fermi
come coltelli nella terra umida
e fresca a tagliuzzare cioè che
di vittoriano è rimasto al mondo.
Di certo ti voglio bene,
ma è impossibile amarsi
in Italia
o per lo meno
nel mondo civilizzato.
Ritorniamo animali. Ti prego.
A quando c’era azzurro sempre.

Questa
rappresenta
lo stiramento della mia pazienza
nel grembo appuntito
dove,
vagamente e forse per finta,
si cammina e a volte si corre.



A Davs, Elena e Giovanni.

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