martedì 25 ottobre 2016

Nanda sorewa??!!

Nanda sorewa??!!

Ubriaco, fatto, sfatto, verde.
Sono le 16:00 del pomeriggio
e già beviamo,
non ha mai fatto così freddo, mamma.

E poi i nati verso Novembre,
scambiano la noia per ira da sfogare
troppo spesso
e meno ti farai pungere
più ti saranno amici.
“Devi restare! Devi restare!
Anche se il mio istinto principale
è il pugnale, l’unghia.
Così amo.”
Lontano, sul nono pianeta, arde di insetti
e dei saggissimi e sporchi,
e ampolle piene d’artemisia,
e l’albero del Ballantine,
e mani ingiallite, gialle,
tutto è chiaro, tutto è ora.

Allen è morto circondato dai suoi hare krishna,
Burroughs sparò alla sua ragazza
uccidendola.
E ippopotami fritti,
lesbiche con uno strapon,
cavalcatori di clitoridee novelle
alla base delle quali ci sta
l’enneagramma ed un sufi danzante.
E poi Jodorowski, e poi ancora
l’assalto d’anima in anima,
la guerra civile spagnola,
i black merda.
Una mitragliatrice
davanti alla porta
il capitano Jhonson
che ti rimprovera con un sigaro in bocca
prima di morire.


mercoledì 19 ottobre 2016

Liberismo

Spaventali spaventali
in ogni modo convincili
di dover lavorare,
di doversi rassegnare all’inutilità del soldo,
o stato.
E con la pubblicità
poni le tue dita acide,
velenose, nella loro testa
ed il 40% di imposta
nella tua sacchetta.

Liberismo sei finto
un tacco sporco di merda
piantato nella faccia di Adam Smith
perché così facendo
nessuno è libero
nessuno –meglio- si accorge d’esser libero.
E navighiamo come mantelli
invidiosi d’una casa, d’un reddito,
d’una coccarda violenta
di fatica perenne e rognosa pensione.

Storie dal mondo bianco

Plotoni alle porte, e le sfondano.
Pioggia deludi ancora e risvegli.
Attimo dopo attimo levi le schegge
di municipio dalla testa e dalla schiena.
Tutta la vita è tutta la vita
che pensi in grande
che ti ricordi cose che non hai visto,

e i pescatori intorno al loro Re,
che, selvaggio e imbrunito,
rema lentamente
a volte in cerchio
a volte a spirale.
La corona storta sulla testa
e un sorriso vago, amico.
Chi pescherai sta volta?
Chi o cosa pescherai
per renderlo attore di se stesso,
tutti navigando in un grande dramma da sette atti?

Un altro burrone e ci sono caduto
perché ho il grande presentimento
che la via interiore
possa scendere giù giù giù
fino al confine infinito
col mondo bianco.

Prometeo, o il seme del fuoco

Condensano, alcuni,
un’emozione, una frase, una parola,
dopo averla tenuta in grembo
per troppo tempo.

Incontrollati testimoni gli esseri umani,
come voci riprodotte al contrario.
Ma quando si sdraiano tra le braccia
della donna accanto a loro
tutti vorrebbero solo ridere e piangere
stare buoni o urlare
come se la ferita si fosse di colpo riaperta.

Ho annuito, ho pensato a questo
templio di nostalgia
e ricordi lontanissimi
e paura della morte.
Dobbiamo tenerlo a mente, sì,
ma solo per un po’.
Accorto il mulo scacciava via
delle mosche con la coda,
tutto il giorno. L’hanno trovato morto
nella Chiana, tutto segato dalla pietra lavica.
Ha in bocca un simbolo,
sa di dita fresche
e di fragole di bosco.

Esci dalle nuvole e un grande
grandissimo sole vedi.
Puoi rinascere e allo stesso tempo
creare bellezza, morirla da te,
se è da tanto tempo che fa il mestiere (del creatore)
Puoi conservarti, maturare o marcire,
e poi darti per rinascere ancora.

OTO.
おと
OTO.

lentamente hai ripreso colore,
la tua età è un numero immenso
e sussurri e basta.
D’un incredibile calma, e silenzio
pigiato contro orecchio e vertebre.
Malevole benevolo io creatore
mi hai immerso tutto nello Stige
neanche il tallone hai lasciato fuori.

E così il resto del clan,
anche quello esteriore, effettuale,
una rimpatriata con cinquecento parti di te
dal futuro dal passato e dal presente
tutte vestite diversamente.

Crasi o non crasi?
Il mondo è o non è vostro?
Siete voi il fulmine
dov’è più accecante?

Ripensando a Prometeo, dunque,
che osò rubare il primo fuoco agli dei,
puoi facilmente inquadrare tutto il mito
nella parte dell’uomo
chiamata intuizione.

lunedì 17 ottobre 2016

自分の 答えか、皆の 答えだ 
かどうか が 分かりません。

君は 白いかたち でしたが
これに対して、僕が、
研がれた石のみたい

Il mago (v)

Preso coscienza delle nuvole,
del non calcare troppo la penna sul foglio.

Non sono ancora sicuro che la via
sia così collettiva, condivisa.
Che forse dunque ingoieremo
tramonto su tramonto
il caso, l’universo,
ma non una folla di gente!
È diventato simpatetico il linguaggio
simbiotica la mano
ed eremita lo studente.

Preso coscienza della veglia,
della mattutina guancia rigata.
Buio eri dimensione
e tessuto d’ala teso teso
che nel corpo ha il suo monumento
che è morfeo.

A cantare coi poeti ti sentirai solo
e penserai “che egoisti!”
A cantare coi poeti
non riconoscerai il falso dal vero
e urleranno, mangeranno con le mani,
avranno moleste abitudini sessuali e relazionali
e tra le righe della loro apparente aristocrazia
leggerai un caleidos, un sutra,
dietro le loro fantasie
un’immensa qualità d’immergersi
nell’eidos eterna,
dietro i suoni antichi
o la sputazza
un lago bianco ricordo di prima d’esser nato
di prima d’esser concepito.

Chi si rese creatore?
Spesso gli esseri umani hanno sviluppato
un gemello siamese
all’interno di corpo
e mente
grazie ai gesti dei genitori.

La casa spezzata a metà,
il senso di loro, debole e unificato
e più sarà spezzato più sarà forte,
nella bandiera il loto cangiante
del flusso, del fiume.

Senza avere paura
ogni mattina
d’ascoltare Meddle per intero

Buio #5

Credo che al buio però
le cose assumano una vibrazione
e dunque una valenza emotiva diversa,
più misteriosa e infinita.
Vorrei però che l’estate mai finisse,
un eterno Giugno, o Luglio.
Tuttavia
la notte
si apre la possibilità fisica
di non esser più solamente
l’unica variazione della luce
che il nostro corpo riflette,
respinge.

Una poesia punk, invece.

E vieni qua, tu porco cittadino, tu guardia,
e perquisisci anche il più debole dei tuoi fratelli
e spaccagli una costola a manganellate

Vieni qua e insulta e abusa d’un potere
che è già un abuso
che ti è stato concesso.
E vestiti in modo ridicolo,
come un pagliaccio.

E vieni qua anche tu, drogato di merda
che sfiletteresti tua zia con un amo da pesca
pur di comprarti il crack
perché hai completamente perso il senno
sei stato acquistato alla nascita
e reso consumatore
e in cambio hanno voluto tutto di te.

Poveri i saggi magistrati
che sono morti filosofi
e frustrati
nel tentativo
liviano
di cambiare lo stato, la nazione dall’interno.
Morti e sepolti uccisi da una giustizia
che è una setta di maniaci beccuti.

Venite qua dunque, violenti bendati
non siete nobili distruttori
o nobili suicidi,
non vi state autodistruggendo
per raggiungere il fiume dell’anima!
Non siete ribelli! Non siete anarchici!
Non siete fascisti! Non siete social-democratici!
Siete un altro punto di sutura
per non far vedere una ferita
la cui crosta è infetta,
usati, come assorbenti,
e gettati via consunti nelle ossa.

Idillio

Ed il bambino col camice
ingoiava dall’orecchio
un’essenza liquida del colore blu.
Poi è uscito, è andato in un prato penso,
e s’è messo a dipingere
una vela bianca,
circondato da ragazzi per lo più
tossicodipendenti,
e a tutti i costi voleva la loro attenzione.
“guardatemi, guardatemi!”.
Pensò che con quel quadro
Avrebbe potuto dimenticare questo bisogno,
perché non solo dipingere
lo distraeva in maniera fenomenale
dal contesto del qui e ora,
ma lo proiettava in un mondo ed in un se stesso
migliore, di luce, continuamente
in ebollizione e auto-emanazione.
“Guardatemi, perché
non sono sicuro di essere reale;
Amatemi, sono sicuro di contenere
un pezzo di pietra che è dio”

e ringraziò poi una donna di trent’anni, con i capelli
arancioni e il vestito rosso,
probabilmente del segno dei pesci,
per non essersi astenuta
dal fargli notare questo difetto
-s’erano conosciuti in sogno. 

Il mago (iv)

Potevi essere maledetto
e così hai scelto.
Potevi alla rincorsa continua d’un salto
dall’infuori di te a dentro te
e così hai scelto.
Potevi essere poeta e così hai scelto.
Solipsista come una nocciola sotto variopinte foglie,
egotista,
mago.

Altre volte tutto il suo sistema metempsicotico
crolla
come un castello di carte ,
tuttavia ci vuole poco tempo per ricomporlo.

Ho perso la retta via?
Ho trovato la retta via?
Sono io la retta via?

È che saresti dovuto nascere in un libro,
in un fumetto in bianco e nero al più.

È possibile però
che stiamo continuamente
nascendo e morendo
nella testa di dio padre eterno
e dunque trova un modo per uscire fuori di lì
e sacrificarlo a te con un abbraccio e con un coltello,
a te che sei lui.
È anche possibile che dentro dio padre eterno
ci sia uomo figlio eterno
e l’uno non esisterebbero senza l’altro,
come la ruota di Yin e Yang.
Ancora, Dio potresti essere tu stesso
che immagina ogni cosa
e da ogni cosa intorno è immaginato,
e che la somma complessiva delle anime
di ogni singolo semos (in greco) di vita nell’universo
sia dio.

Gli Aristocratici

Diventare filosofi
perché la filosofia
è difficile e meravigliosa
Gli intellettuali e gli artisti del secolo nostro,
quelli veri,
possono lanciarsi ancora più avanti.
Hanno alle spalle un tremendo senso del sé,
del magico labirinto pansessuale dell’io.
E dunque portano avanti
e i flauti e i clavicembali
e i big muff e i sintetizzatori
in una grande boccia
sulle spalle legata

Non sanno se meritarsi o meno il proprio posto,
non avendone più uno,
e son passati da aristocratici a rappresentanti,
salesman,
costretti ad una propria partita iva
come un laccio nei coglioni,
oppure cantano tra le fila operaie
o dietro le catene di montaggio
nei campi
tra le vigne
tra i banchi
o nelle associazioni di volontariato
e li piangono, anche, cercando le loro vecchie
vesti di seta
e autoritratti
e mezzibusti

Il mago (iii)

Vecchio, vecchio, vecchio,
gli anni li strappi dal cranio della durata
e te ne riempi la bocca
come erba per una pecora.

Per sentire, per sentire.
A volte è possibile scomparire e ricomparire.

Come se la caverna fosse infinita,
come se la caverna infinita fosse.



Pensieri Cristologici

Penso che potremo essere noi stessi Cristo.
Penso che Cristo sia, nei testi sacri, una metafora – certamente stilizzata, mitizzata, grottesca- dell’essere umano.
Ed in quanto tale descrive l’idea di un mondo avulso dalle tavole del monte Sion.
E di Gesù credo anche se ne senta parlare di continuo in tantissime mitologie diverse, nel mondo,  essendo principalmente un luogo della nostre psiche esternizzato, sputato fuori a forza sui testi sacri.
Non concentratevi sulla cristallizzare alcunché in una forma. La crisalide è buia, contorta, bloccata a priori.
La farfalla invece ha un giorno solo di vita e sarà assolutamente abbastanza.

Come ‘nduja

Mattina fortezza inoppugnabile sei
e mi avvolgi
come se fossi una donna nuda.
Cosa ci sarà mai sotto il lenzuolo?
Il mio pene, turgido e vispo, appena sveglio
e sotto ancora
la tensione che mi tiene in vita nel corpo.
Euristica volontà di porre fine al disgelo,
mi rendo contro di non essere bello.
Spesso desidero un’isola abitata solo da me stessi,
poi capisco d’averla davanti.
E ti vedrai in un futuro non uomo
ma terzo ed unico occhio
slanciato a comprendere
in uno sguardo solo
tutto lo scibile,
voglio bene a tutti.

Anno dopo anno avvicino le essenze
e rientreranno in una sola ampolla,
mi sognerai?
Ed in sogno, cosa vedrai al posto di me?
Non è forse un’unica macchia annacquata
con troppe forme di mani
e bruciante come fuoco dell’Etna, come ‘nduja?

Rapace

Non so se vomitare o meno
proverò invece a riflettere ancora
sul nostro passato.
Mi viene da pensare che la prima ragazza
che ci ha lasciato
era il seno di nostra madre.
E poi t’appendi e in stasi stai
misterioso rapace offeso. 

Miniera

E sempre freak, tra i freak sono stato.
E adesso è un’onda che tengo in mano e controllo
questa fondamentale qualità dell’essere tagliato,
tra i tagliati,
dalla percezione semplice, effettuale o sociale.

E a volte potrebbe non essere l’oro o l’argento.
Li han fatti tutti ammattire uomini bianchi viscidi
e dunque in miniera!
E sterminiamo questi popoli,
insopportabili e colpevoli
d’avere una storia antichissima.

Euforia #21

Quante ali hai non so neanche più,
erano 17? o 19?
E quanti tentacoli….
Ti muovi su due gambe
perchè costretto dalla gravità materna
eppure non sai non essere felice.
Non sai non essere felice.
(un topo salta da un albero
a un cestino della spazzatura
e già rosicchia davanti “Le Palais Des Congress”
a Parigi)

Pensavo tutto il tempo karma o samsara
e tu li hai sorrisi entambi, australiana o americana.
E l’anima diventa chiaramente percepibile
come grosso calore nel petto.

Non sai non essere felice,
picchi r’accussi a statu ‘nsignatu
di la vita
di li nemici, 
ie dda to famigghia
e di l’amici
e di li ziti.

Le Vigne di Epernay

Le vigne di Epernay, le vigne di Oiry,
le vigne di Vertous.
Colorate come la dea Cerere
e le prendi  e le mani t’inzuppi di zucchero,
e ti tagli tutte le punte delle dita.
E chi sorride se non gli Anarchici
al vento, sperduti come pellicani?
Chi sorride se non la ragazza spagnola?
Le vigne di Epernay, le vigne di Oiry,
le vigne di Vertous….
Assaporale come un sogno
in cui nessuno ti vuole svegliare,
sai che sembrano verdi ma non lo sono.
Sai che il sole sembra un sole,
sai che il cielo sembra un cielo.

Bis:

L’io Bambino, L’io Bambino,
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH.
L’IO BAMBINO!
E tu poeta sai urlare bene in forma scritta,
sai cucinare,
sai sorridere,
sai abbracciare.

Le mani delle donne e le donne,
le mani piccole andranno bene.
E ti guarderò a lungo
a lungo ti guarderò
e neanche ti saluterò
e non dirò neanche grazie
perché escluso o come se
messo in un angolino del cappello sociale.
I miei compagni si chiamano infatti freaks,
e irrequieti, e nevrotici con manie del pulito,
e gli alberi tutti, e i maiali.

Complesso sistema di pianto. amen.
Complesso piangere stesso. Amen.
Lame lanciate da lame lanciate da
Dea Morte e Dea Vita,
mettiti il cappotto lungo,
il cappotto smesso, liso.
Sii dunque nudo, sotto, e immensamente
estasiato dalle percezioni.

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Povero Kevin,
che si bucava
e decantava il suo acquario ascendente sagittario
come un trofeo,
e adesso gli cade dalla tasca il metadone
e un singolo cotton-fiock macchiato di sangue.
Con tutti i polsi che cinque anni fa s’è tagliato
per una ragazza ma adesso è passato
e la sua anima prova a brillare
-potrebbe anche seguirci-
e ride e si agita tutto.
Mannaro, angelico, demoniaco.

E suo cugino Sebastian (XIII, V, III, XV, XI)
con una bambina bionda a carico
dice che le fa da padre e da madre, e nient’altro.
Ha dentro un mistero impalpabile, prova a ridere,
ha anche due code.
Guardava la morte, il diavolo, e dentro tremava
ogni enigma è infondo descrivibile
con pochi gesti.

E poi Qin Qin (V, XVIII, III, XX)
nato il cinque aprile,
mi mostra i buchi che ha sulla costola destra.
Dice che ha avuto un tumore
e che spesso litiga con sua madre- lei non vuole che lui
continui a fumare sigarette o altro.
Ed ha le caviglie più magre della russia leninista
corregge la birra con il liquore
ci sorride e ci offre un giro
della sua zuppa calda quotidiana.

E non hanno nessuno su cui inciampare
perchè abbandonati d tutti
l’unica casa è il mondo
o la loro tenda rosa sporca di eroina
vicino al fiume.

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E forse è così che voglio vivere,
forse le persone di cui ho bisogno
sono già intorno a me.

Appeso alla vite
sta un seno di grappolo d’uva
fai ben attenzione a tagliare il giusto grappolo.

E poi anche oggetti come grappoli,
parole come acini,
tutte queste cose….. e te le porti dietro
paguro.

La maestra Pina mi aveva anche detto
che quando parlavo sputavo.

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Corri corri corri
questa bellissima naturaleza.
Alce che in manicomio risiedi
adesso sei uscita fuori
a grufolare il prato
con le tue corna legnose.

I giochi sociali
credo di non avere mai veramente
capito le regole.
M’abbandono a quest’io di ferro
che sbatte e attrae e respinge.
Tutto è rota
tutto è rota
che gira
e innamorata di se stessa va.
Hai nelle mani un caos blu e verde
scatenato così debole e onesto
e forte e fortissimo.
Ma comunica male
pur parlando correttamente.

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E a volte le persone non sai ciò che hanno passato
e dunque
sulla metropolitana
li vedi sclerare e sdentati ma bellissimi.
E tutte parti di te la volta celeste contiene questo e altro.

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Che cosa hai imparato, o allievo?
Quale lezione preziosissima eppure minuscola,
piccolissima,
hai oggi messo nella saccoccia tua?

Che la vita è una lunga veglia di sonno buio
con gli occhi aperti,
inframezzata a volte dalla verità, che sta nei sogni?

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E poi si va di nuovo vivo è il mare in te,
Tommy sorride con gli occhi obliqui da pesce
s’è lavato con l’acqua di un fiume
ha fumato
s’è addormentato russando nell’io più avulso e junglare.
Asia invece è maya donna distratta e vera
non so per cosa continua a sentirsi in colpa.

Gli altri fratelli e sorelle ora distanti,
i biondi e tedeschi,
gli acitani riccioluti o occupanti,
i trecastagnoti tatuati e mai così
collettivi nel sorriso di casa con tanti gatti
e di Etna.
Gli altri fratelli e sorelle,
lo scheletro, così simmetrico
nel suo ultimo giorno d’ottobre,
e il serpente,
già vecchio, aristocratico, alcolista, gemello.
Il gufo, che da rimpianto in rimpianto
adesso cammina
per dimostrarsi a se stessa,
e poi l’attore, con il pungiglione, naturalmente.

Ricordare ti fa male, vecchio stronzo,
ma hai anche la luna dietro e
dunque andrai avanti
a tradurre sofferenza in serenità
come un testo greco o latino.

21 Settembre

Poi in realtà
la madre è la terra
fecondata dal fuoco dell’intuito,
che è il padre.

Fratelli fratelli miei
in me conservati
in una stanza che non esiste. 

Le Maison-Diev

Tutto s’andava evolvendo,
ho freddo o grande padre
ho tanto freddo,
ed uno spirito di bastoni e spade affilato.

Le Maison-Diev.

La dolce rinascita
allorché la testa s’è aperta in mille fasci di luce
e ne siamo usciti rotolando
come giocolieri di corte.
La dolce rinascita allorché funesta caduta
e fulmine rosso e giallo e verde
ha ucciso il Re e liberato i servi.

Esploderò, con capelli siciliani
carezzati dal vento
vestito da foresta.

Quarto dialogo, tra il Dott. Torrisi e il suo paziente Salvo, sull’essenza visiva delle cose.

Salvo:
“Permesso?” chiede salvo,
un onesto muratore vestito di tutto punto
ultimo grido della moda “Caterpillar”
per operai e mastri muratori.

Dott. Torrisi:
“Si accomodi, ssigno’ Ssavvo”
E Salvo s’accomoda dunque, in una poltroncina grigia,
con lo scheletro di ferro nero e senza braccioli.
C’è un gatto su uno sfondo viola
che potrebbe benissimo essere stato dipinto
da Dante Gabriele Rossetti.
“Alluora, Ssigno’ Ssavvo, mi dica”

Salvo:
“Dottore, ho un po’ perso il senno.
I sogni vanno alla grande, adesso.
I problemi di cui abbiamo ampliamente discusso
la seduta passata
sono scomparsi”.

Dott. Torrisi:
“Oooh, sugnu cuntentu. Minchia però,
ie pazzesco u sai?
Sii ll’unicu ca veni e iu ci pozzu fari
annicchia ri psicoterapia,
ll’unico sii!”

Salvo:
“Di questo la ringrazio infinitamente.
Sa che è un piacere condiviso.
Ad ogni modo, dottore, sto lentamente
perdendo la vista. Credo di star perdendo la vista.”

Dott. Torrisi:
“Tu? Tu ca ci viri megghiu r ina linci?

Salvo:
“Non parlo di quello… Parlo dell’immagine interiore delle cose,
mi sfugge.
È come se degli esseri umani percepissi
solo l’anima e niente forma.
Nel momento in cui distolgo lo sguardo
o chiudo gli occhi,
ecco che scompaiono.
E dentro mi rimane solo un’apparenza, un fantasma,
un lenzuolo con una sagoma al di sotto.
So che sono loro, ma non hanno più una forma definita, capisce?


Dott. Torrisi:
“Minchia! Cosi seri su!
Penso ca ci putissi macari mentiri
annicchia ri impegnu supecchio,
quando guardi alla realtà”
ed adesso il Dott. Torrisi,
grigiastro e bucherellato da un’acne giovanile
risalente a 48 anni prima,
decise che si sarebbe sforzato in tutti i modi
di parlare un italiano regionale varietà sociolingiustica
del versante nord orientale dell’Etna,
per dimostrare il suo coinvolgimento emtivo/filosofico
all’intrepido Salvo e a se stesso.
“U sacciu ca nunn’avi forma, la realtà.
Semu noi autrci che gliela, come dire,
impichiamo su.
Macari iu fazzu fatica a ricordarmi
per filo e per segno i lineamenti, perché
stanno nel momente presente. Ddocu.
No ‘ndo passatu, ie mancu ‘ndo futuru.
Ie macari ca su ammiscati ‘nda n’unicu tumpuluni,
non su i stissi.
E u presenti macari ca u cecchi ppi na vita,
mai t’arriniscerà ri viririlu!”

Salvo aveva intuito, con le sue grandi doti d’ermeneutica,
il significato nascosto nella voce rauca del Dott. Torrisi.
Tuttavia, sapeva di dover portare adesso un fardello
ovvero sia
la percezione di una realtà maggiore,
fatta di blu spirito e di forma cangiante, inafferrabile con gli occhi.

Salvo:
“Sarà il suono a salvarmi, forse.
Forse nel suono, che forma non ha, ritroverò il complesso sistema
che rende materiale e finita qualcosa che non lo è..”

Dott. Torrisi:
“Capisco. I cristiani non su musica però”

Salvo:
“Dipende dal punto di vista, dottore.
Comunque la ringrazio per il suo tempo
e per i suoi consigli, che sempre giungono
all’occorrenza.
Vorrei a tal proposito raccontarle un sogno….”

KI (o secondo ritrovamento)

Ciao, sono l’Asia.
Verrò per portarti dentro di te
a ritrovare la meravigliosa forma semantica
che il logos ha assunto.
Verrò per dirti che 気 è ciò che dà vita
tanto a noi quanto ad un chicco di riso.

A-L-B-A

Imitare qualche gesto di Fabrizio,
così, solo perché nei nostri cuori nessuno muore.

Scusami se sono diventato impalpabile
in questi quattro anni,
se non ho costretto ogni uomo che ho incontrato
ad ascoltare musica….

A-L-B-A,
sillabato da Dio in persona
e questa rete di mente
continui a lanciargliela addosso
sperando di prenderla, un giorno.

Il jazz è in fondo tutto.
Come vivi,
come scrivi,
come pensi,
quello è jazz.
Un immenso mondo di variazioni
riconducibili tutti alla stessa scala cromatica.

Il mago (ii)

Il tredicesimo posto

Pace, è ormai tardi.
S’è fatto tardi, è un po’ tardi,
pace.
Nella fantasia d’un fumo
di Narghilè,
e nel tramonto dei nostri sospiri.

Giacere prima, giacere prima.
È un sorriso d’onda, il ricordo
di tre anni fa.

Ho perso quei pezzi e non volevo assolutamente perderli.

Anche io sono un disco piatto.
Anche io mi ripeto.
Ogni cambiamento mi sembra un’epoca,
un secolo nuovo,
perché sono stupito
kantianamente o alla maniera di burke.
E poi credo d’aver capito
d’essere morto e rinato tante volte.

Mi realizzo. Mi realizzo.
Il pensiero magico è tutto.
Mi realizzo, 
prendo facilmente parte del cambiamento
e mi siedo al tredicesimo posto.

Eravamo una tribù

Ed Eravamo una tribù
con la faccia dipinta
sbandierando frasi come
“ io sono superiore”
o
“ la vita è una merda” .
Ed eravamo una tribù
di pugni e anarchia,
confesso che mi dispiace.
  


Le mani di Mao

Ho poi pensato che siamo di fronte
ad un’importante resa dei conti,
un altro –ennesimo- avvolgersi e svolgersi
della grande rota della storia.
L’europa perde la sua corona di passato
illustre e viziusu.
Ha corso troppo
e il varano americano con un morso
se l’è tutta infettata.
Il capitale è ritornato per chiedere
“scusa, scusa piccola uomo
che m’hai scelto
perché leggerti dentro non sai”
prima di spararsi in bocca.
L’oriente, che un tempo era un megafono del cielo,
divino di coscienza con mille braccia,
che un tempo dal Gansu alle Stupe all’Honshu
respirava dello spirito l’odore più dolce
ora troppo la testa ha infilato
nell’occidente.
E le mani di Mao Tse Tung
son mozzate
e pretendono d’agitarsi lo stesso.

Ed allora è il tuo turno di gestire il mercato,
o grande estremità di sole,
o grande riso,
o grande oriente.
Crollerai come i tuoi predecessori
cento volte e cento volte ancora
ma gli occhi un giorno vedranno.

Poesia rossa e verde per sir phosphoro

Ho poi preso la decisione
(non è stato facile)
che la tua voce, o sir,
andrà, adesso robusta sempre,
ad ingrossarsi per tante stagioni ancora,
ma un giorno non ti riconoscerai più
nella fiumana.
Il seme dell’ego tuo rosso e verde,
splendente,
è germogliato già,
ti staccherai dal seno di te piccolo io
piccolo io incappucciato.
Ed allora chi potrà dire “Quello sono io!”
quando l’ha terra t’ha ovattato tutto
e i tuoi nervi collegati ai suoi?
Quella voce di rana che gracchia
di vecchie antiche dita che toccano un’arpa
sarà fuocherello rosso davanti l’astro,
che prima s’alza e poi cade.

Balena

Attaccato alla pinna di una balena
pacifista e anarchica
e
anarchica.
Il suono è mio padre,
la vibrazione è mia madre.
E con un sacco d’oro rubato allo scrigno
posto- dicitur esse- sotto l’arcobaleno
ora te ne vai grinzoso come un sole.

“Io sono una forza della natura”
(da “Mamma Roma”)

Io sono un ramo pregiato
o uno specchio d’avorio accortosi.

Promontorio

Promontorio, ho voglia di te che sei viva e vegetale
perchè dalla testa non sai più uscire.
Che tomba cerchi
se ci navighi già dentro
ed è nera pesta?

Blu e viola e verde
perchè acquatica forza della natura
nel profondo stai.
Hai due braccia, sì, ma tanti tentacoli.

Dove ho messo quei me stessi
tutti fatati
con tuniche bellissime
e capelli più lunghi dei versi d’un poema?
Quei me stessi che come gladiatori feriti
o attori shakespeariani
hanno preso rifugio in una sconosciuta foresta?

Mi camminano tra pensieri e tendini,
tra voce e pelle,
ridendo in simbiosi
come famiglie di freaks in un circo

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Lotus (pietra pietra pietra)

Pietra pietra pietra pietra pietra.
Rocce.

Ho poi pianto seduto su quel piccolo muretto,
dietro la palma
che è la mia piante preferita del giardino.
Perché? Perché t’ho conosciuto in un’altra vita?
Perché porsi il problema?
Nuotare con la spada, come se il taglio
fosse comparabile alla totale immersione;
Superare un pianoforte, due pianoforti,
inerpicandosi dentro di loro per via del filo spinato
perché dietro la musica
v’è quella eterna fiducia nel ribollire
nel manifestarci a noi stessi a guisa di spettri.

Entusiasmo. Sessualità. La coda del ventre.
Sembravi un tappeto arabo
o una greca maiolica,
sembravi il dolce dito di Murasaki no Shikibu.
In te due paludi, una dolce e benevola
l’altra meno dolce e benevola
ma ti amo, con i capelli lunghi o corti
e la barba o senza
e tutto il resto
e ti sto accanto vigile e affogando,
che non ti meriti
questo fainomai
non ti meriti questo fainomai
ed infatti non sei il mago
i tuoi 3 dadi insieme
hanno fatto 21 solo per un colpo di fortuna
e perché hai addosso
il giusto tatuaggio blu sulla gola
il giusto tatuaggio rosso tra le gambe
il giusto tatuaggio viola nella testa.

Lotus (camminate cavalieri)

Ed io temevo che a lungo andare non avrei più retto,
mi sarei disgregato come carta in una bacinella.
Dove sei? In te, negli altri, in entrambi?
E gli uomini poi pensano di aver bisogno di un sacco di cose….
ed anche il più apparentemente malvagio
è solo un angelo della morte
con tanta strada davanti,
angelo di morte e trasformazione.

A tratti hai poi smesso di ricordare il mistero,
quella tunica avana che vestivano tutti
senza saperlo.
Hai poi smesso di ricordare il “Qui e Ora”.
Sospeso sospeso sospeso

Su una nuvola però ricorderai
e avrai anche tanta voglia di farlo.

È che volevo pentirmi e rasserenarmi,
non avere questo cobra legato alla schiena.
Eppure mi vien suggerito “guerra”
da un libro di persie insabbiate,
perché abituato alla guerra stai
come del muschio.
Tuttavia ho un sapore più dolce,
e camminate cavalieri
e camminate,
e camminate e camminate
fino a che le gambe reggono.


Il mago: primo incanto

Della morte che hai dentro, invece, sii pago.
Soffrire  è come amore d’un colore violaceo e lilla.
Soffrire è come volare, come aver volato.

Ed eri di nuovo tutta azzurra
-la monocromia è un pegno di sincerità-
circondata da astri immensi o da simboli
li guardavi da un rosso deserto
e piangevi ed urlavi ed eri però felice.

Invece tu con la bacchetta in mano
davanti allo specchio
aspetti che qualcosa si realizzi,
o sacro speziale, mago, arcimago.

Piccola Alice

Piccola Alice che sei già una mamma
per tutti quelli che ne hanno bisogno,
che ridi tra i tuoi fratelli
e sei forte sei tanto forte,
mi fai piangere di commozione
e ricordo.

Huysmans, parte dieci

Outro, dove i personaggi: Huysmans primo negromante, La Morte, La Principessa brasiliana, Io e I Ragazzi
si siedono ancora insieme a pensare.

Tu oscuro pregiato caprino mostro
tu dama di Versailles
e tu paladino che cammini in mezzo a loro
Altrove altrove
e pace d’un gigante
che dalle nuvole la realtà scruta.
Cerca la felicità
ma cosciente,
cosciente sarà difficile.
E ossa a boccoli,
sono secco.
Ad un tavolo rimugini su un calderone
d’emozioni impossibili
a volte inaccettabili
con la coda il pungiglione e tutto,
e ad allora scheggiarsi è fare la cosa giusta,
ne uscirai bene.

E araldo di un significato che esplode
e negromante
e imperturbabile
inarrestabile,
hai una terribile paura
che la forma
diventi non più capace
di continuare il pensiero magico
e l’immaginazione
e il sogno,
e che dunque si trasformi,
s’evolva.

雨に濡らされた歌

Poi hai messo a muro il mio concetto di amore mentale,
non ti conosco o donna mia castana e lussuria.
Fai come se la mente non esistesse
a meno di non considerarla parte del corpo,
e tanto sesso facciamo.

Pietrate e pietrate.

Edipo, dunque re.

Ho preso a considerare l’idea
di non seguirti più ciecamente,
o verità mia o verità bellissima.
Sennò ti perderei in pietrificazione,
e tu non potresti più partecipare
all’eterna danza
che ti ha da sempre.
Ho preso tanto a considerare l’idea
di giostrarmi di più tra i rami
del magico bosco
e di tenere questa corteccia mia
dipinta della resina delle altre.

Da giovani le cose
le annusavamo e leccavamo
prima di provare a comprenderle.

Passi lenti di cotone,
hai anche una donna dentro
e non la negherai al mondo.
Vuole solo viaggiare, e sognare,
e continuare a sorridere, sempre.

Coda:
Poi rifletti su un tavolo ,
centro, centro, centro.
Avendo assaporato
la fede, viola, nell’irragione,

Terzo dialogo, urlato da un uomo piccolo a una volpe

Poi un uomo molto piccolo e saggio
ma non abbastanza
era giunto ad un primo riflesso sbiadito
del nirvana.
E come osò urlargli contro,
piangendo con la pelle tutta da brividi d’emozione
attraversata
“come può la mia consapevolezza ed identità
crollare nel nulla?
Come può l’universo
essere incosciente, di solo intuito
e senza un’identità?
Ne ho PAURA!
NON POTETE LEVARMI ME!
ALLARGATELO, ESTENDETELO ALL’INFINITO,
MA NON SPEGNETELO MAI”
L’universo deve essere pensante
ed immaginante, anche se ha generato se stesso
in ognuno di noi”

“Non aver paura di trasformarti,
neanche se è qualcosa che ancora
non puoi immaginare”
rispose la volpe, pacata.

la forma n.5

Parola. Parola. E accostumando il viso
e il cervello all’onda del suono.
Parola. M’innamorasti.
Oggi i sensi mi dicono che è una giornata importante.
Dalla notte che si è confusa
le stelle si son gonfiate
come banchi di pesci,
la ragazza chiese al vecchio “come stai?”
e lui rispose “oggi ha fatto un gran brutto tempo,
se n’è venuta giù tanta acqua”,
di terra sporco argentato e umile

è nella superiorità che all’ego concediamo
il tremendo fraintendimento,
se continuerà a farsi chiamare “ io “
dagli altri
è perché ancora tremendamente
annaspa, fugge.
Non te ne fai niente, poi, di una prova,
di due prove
se dubiti che il gioco possa essere
infondo un gioco da ragazzi (capire la realtà)

Paura d’ogni forma eppure hai una forma.
Certo, magari è impressionista
(perché ha la sembianza delle cose in movimento
nello spazio e nel tempo );
magari è simbolista
(nella maniera in cui esprime un’evoluzione
di miti e leggende innati nella propria
vita interiore);
magari è espressionista
(nel presupposto d’essere deformata
da ciò che vediamo e sentiamo
a guisa della nostra scelleratezza
e del nostro passato);
ma non rinunciarvi.
Ti aiuterà a volare, ti servirà per volare.

Lucy la volpe

In questo lasso di tempo e di spazio
dipingiamo adesso
un equinozio e un solstizio,
l’anima parla ed è brillante accecante
e sempre sincera.

Tutto soddisfatto
stella era anche un cosmo
anche le foglie
troppa è la strada da fare
ma è la felicità stessa.

Lucy cara volpe
sei e sei e sei al tuo posto,
arrampicata sulla coscienza
arrivasti da dietro
ci chiedevamo quale messaggio
eri venuta a consegnare

Il primo live degli Anabasi.

E per le più sottili vie
m’inerpicherò sorridendo
o scontento urlerò
d’insoddisfazione gli allori.
Non sai cos’è che con la tua forma combacia
e dunque t’aggiri
con gli occhi enormi
a cercare appigli
che non vi sono.

Fate una strana puzza, adesso,
o lavandini d’interiorità riflessa
dì per dì
sull’esteriorità.

Le tue voglie si spegneranno
come un fuocherello
lasciato lì ad ardere tutta la notte.

Huysmans, parte nona

E nel puzzle codesto stregone
finalmente riuscì a trovare i pezzi
per il primo raggio di sole.
Ha le unghie smaltate di cosmo
e sul palco
miliardi di bugie che compongono
un’unica verità.

E tu guardi tu guardi
e qualcosa finalmente combacia,
il tuo viso è il tuo viso, prima di tutto.
A non è uguale ad A ma è da A contenuto, sì.
Per adesso mi fermo, mi siedo a tavola e guardo con gola
ogni pietanza
prima di decidere
di quale ingozzarmi.
Gli occhi li metto per un attimo al di fuori,
nella realtà sposa dei sensi.
A tratti t’ho strappato il vestito,
altre volte ho anche negato che esistesse
ma adesso ti sta bene, sei anzi bellissima

Huysmans per un attimo fu colto da un giramento di testa:
“Guarda gli uomini cos’hanno costruito!
nella mente, nella calda imago.
Ogni sguardo brilla,
siamo statue bellissime scolpite nel mondo delle idee
e di questo ebbene di questo facciamone tesoro”

Huysmans, parte ottava

E tu vai su un tarocco di luna e dolmen
e tanta solitudine come un groppo in gola.
Vai e non vieni guardato
non vieni ascoltato.
Eppure se voce e canto son vento
tu ti lasci trasportare
da ogni soave suono
come librandosi verso
il punto d’arrivo.
Ed era la marittima via stellata....
con una luna di vespri bui
hai adesso rinvenuto i resti d’una punta di freccia
che ucciderà le cose per farle trasformare,

Da dove nasce questo sospiro
intenso
che è la sofferenza
come una pioggia di fuoco, d’istinto?

…..e questa guerra dovrà cessare.
Diventeremo il sorriso intarsiato
che in un vecchio scrigno a forma di fenice
abbiamo sepolto,
e questo perché tutto è bello
e tutto è vero
se riesci ad inquadrare il cosmo che nasconde.
Questa guerra finirà, questa guerra finirà.
Assisterci con pugni sul volto e calci in pancia
perchè ciò che odi è l’estensione di te cielo blu o rosso scuro
Questa guerra deve finire
e nella sazietà
e risoluzione dell’insoddisfazione materiale
sta il termine pratico.

Ma la testa è immersa in una violacea galassia
di dimensione indescrivibile
e non la vedi
non la vedi
finché le bende hai sugli occhi
e in un barattolino il cuore.

E tu vai su un tarocco volante
guardi il mondo da lontanissimo
e sei tanto in alto.
Alla luce del vero sole,
alla luce della vera luna
siediti ed accordati
alla medesima frequenza.
Ed allievo sii della negromanzia della natura
e dei pescivendoli sporchi,
della verità sottesa anche al più calloso cardo.

Huysmans, parte settima

E li lascerai vivere e parlare
scioglieranno le loro insicurezze
come principio salino
in acqua verde.
Papà armonia universale
Mamma terra
Papà mondo intero
Mamma corpo e anima
Papà albero immenso
Mamma Oceano
ti vedrai per come sei.

E v’erano ali che svolazzavano in un’immensa conchiglia

Stanati dalla vostra vecchia casa
scoprite che v’è un giardino da coltivare
in ognuno.
Attorniato dal caldo sole d’agosto
vivevo a casa di Gesù che stava lì immobile
ricoperto di simboli
come un quadro di Kandinsky
e non lo capivo minimamente.
Mare impervio ma buono.
Inferno rovente orribile
ma lo vorrai e lo sceglierai
senza neanche accorgertene.

Hai di nuovo fatto la bella scappare
col tuo magico sorriso a specchio.
Gli altri non ne sapranno mai nulla
di codesta tempesta arcana
tra i beati capelli.
Senza macchia senza colpa
perchè non v’è macchia non v’è colpa
se non quella di un logos incorruttibile
immanente
calato respinto dall’ansia
di manifestarsi a se stesso.

Urlasti e dall’oceano hai poi capito
che nuotando arrivasti.
Covato da ciò di cui sei parte diamante.
Come tre alberi ramificati nel vento
taciturni estraniati dal contesto.

Una memoria che è grande come una luna,
a-mors. 

Volevi parlare di un equitario sentimento
di fratellanza,
tra i soldati camerata
nella guerra del Grande Io
eravate quelli che più ricordavano
più sentivano lo spazio-tempo avvolgersi
come una mangusta.
********************************************
Cinque agosto,

Lapislazzuli
È certo che lei di desiderio arde
e cerca la ragione.

Ed era la marittima via stellata,
podio confuso
di seimila luci.

Cosa ne sarà del povero fauno
e del povero druido
con i loro nomi
di stupendi pastori o serpenti?

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Segni. Pentagoni.
Tiferet.
Hod.
Netzah.
Boaz.
Jachin.

La ragazza si ricoprì di cruciverba,
c’eravamo conosciuti
tre vite prima
ed era probabilmente morta prematura.
Ho dischiuso un segreto.
Ve ne sono a migliaia qui,
nascosti e sottili e impercettibili.

T’ho inventato e reso bellissima
e t’ho perduto a posta.
Eri un’anima dunque mare
Con tutto ciò che ne comporta,
non tornare
da me
non tornare
che in me sfera immensa
sei e sempre sarai

***************

L’apice lo raggiunsi una volta
col più semplice dei respiri.

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Pianeta dentro

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Un urlo sorride ad un urlo
entrambi soli su una panchina.
Ha provato a gesticolare
ma tremava,
separato come un tentacolo di polpo.

Ops!

Forse  è che siamo tutti omosessuali
e ci piacciono troppo i ricordi.
Ahi, lo spirito, ahi!
E tu bellissima mi toccavi
facendomi arrendere all’evidenza
della costante serenità
che è vivere, se inquadrato dalla giusta prospettiva