sabato 30 aprile 2016

Coda per il mese d’aprile

Coda per il mese d’aprile

Perdute le gambe, le braccia, il fiato
e siamo già nel segno del toro
eppure non un filo d’erba
non una metafisica goccia d’odio e d’amore
ma lasciato abbracciato al nulla
su una fossa di campo
come una vecchia baia.

E troppo v’è da soffrire
incatenati allo squalo d’emozioni irrisolte
che nuota selvaggio
di legame in legame
sempre più giù
ma è come se volasse.

Sisifo, Dunhuang, Jim Carrey e l’amore meraviglioso e spontaneo di certe persone.

Sisifo, Dunhuang, Jim Carrey e l’amore meraviglioso e spontaneo di certe persone.

Il tempo nel tempo
persi come Sisifo
ad otturar le mura di Dunhuang, faro scintillante,
con il tabacco bruciato
per scoprirvi, murato e nascosto,
il sutra dei diamanti
E successe tutto in una sera
che avevi troppa erba in tasca
e qualcuno osò leggere
The Waste Land di Thomas Stearns Eliot
per commemorare il suicidio d’un’amica.

Non mi sono reso conto per troppo tempo
degli amori che nascevano intorno a me
tra gli amici
e del sudore del clan
quando è il più caldo possibile
ed allora ti piace pensare
che tutti sgocciolino  su di te
ansia o paura
perché sei un buon recipiente.

L’armadio s’è rotto anni fa
e nessuno l’ha più riparato (mancavano i soldi),
la parietaria sugl’occhi
ed è innegabile che Aprile sia uno dei mesi più crudeli.

E certe persone non si aspetteranno mai niente da te
in cambio
per l’amore o il bene a te donato,
non vorranno mai un contrappeso
perché il tuo sorriso gli basta già
Tu, che dentro hai un pezzo del cadavere di Charles Baudelaire
in metafora,
che ti senti demonio,
sei d’oro per loro e questa cosa non cambierà 

Come un oplita codardo
aver affrontato la vita
per capire che è lei che ha affrontato te,
il sorriso di Jim Carrey quando ha capito
d’essere un tutt’uno con l’universo che lo circonda
vale più di mille tesori.
Aver perso la rotta
mentre la descrivevi con le parole più belle,
pensi che ognuna di queste contingenze
abbia importanza
e ne sarai sconfitto
tante volte….
Plachiamo ciò che è questa
fradicia poltiglia di notti
che ci separa che c’allontana.
Costruiremo caverne sulla via della seta
dove si spinge più ad ovest, nel lontano Gansu,
ognuno per sé la statuetta pregiata
della propria anima pregherà
per chiederle una risposta univoca,
una risposta comprensibile, unilaterale,
che non rilevi il suo opposto nascosto dietro.
Pregarla per sotterrare i traumi- posticci, stantii-
della memoria e del corpo, di rinunciare ad un personalità
che è finzione e difesa dalla separazione,
di prenderti per mano
quando gli altri non esistono
quando la realtà non esiste.

Meditate sull’inutilità del pensiero,
l’ho capito pensando.

Essere femminile lunare,
che riassume in una forma tutto l’infinito concetto del colore azzurro,
ti cerco da non so quanto tempo

Stanco di dir “voi”, “loro”, “tu”, “Il samurai”,
“guerrieri!” al posto di “io”
e su questa pregiata e piccina schizofrenia
tessere come una matta Penelope
drammi e bachiani contrappunti
di gioia e noia e dolore rachitico,
il ballo termina qui.

E fazzoletti sventolati

E fazzoletti sventolati

E fazzoletti sventolati alla fermata del treno
per salutar il marito e compagno partigiano
durante la resistenza,
ma ti rendi conto che un momento del genere
non si ripeterà mai più?

Saturnina prima

Saturnina prima

Parla piano.
Ogni lucertola
ha un fascino misterioso che non puoi negare.

La pezza, lo straccio siamo noi.
Saturno vecchio maestro
pervertito saggio
in questa primavera non gentile
guarderai ridendo
al mio ascendente in Vergine che hai posto di fronte
come hai sempre fatto.

lunedì 25 aprile 2016

Sarasvati, volume terzo

Sarasvati, volume terzo

Ti mancherà la potenza
del sentirti diverso e superiore
ti mancherà tanto

Una sacerdotessa cavalca un bovino
porta tra le mani
uno scorpione in una boccia per pesci.

“E ognuno ha i suoi ritmi!”
si dissero due papponi
discutendo circa la durata dell’amplesso
delle loro protette.

Non otterrai niente, bestia.

Il linguaggio è l’ultima bella cosa
che è rimasta,
un’arcata lunga e larga
dove poter piangere in silenzio
o a squarciagola
mentre i congegni della mente
sfiatano vapore
ed i simboli sono due donne
che si baciano in un prato.

Hai un sapore buonissimo
avevi un sapore buonissimo
ricordi gli ippocastani
nel bosco di Fontana Murata

E tantissimi spiriti che ci camminano intorno,
neanche li vediamo.
Avrai senso, un giorno avrai senso,
convinciti che avrai senso.
Così attaccati al corpo da non riconoscere più i suoi confini,
adesso ci sciogliamo come palazzo di ghiaccio immenso
mentre nella radura spoglia
si cerca d’evitare il lirismo
quand’è movimento viscerale dell’ombra

Sarasvati, volume secondo

Sarasvati, volume secondo
(Il sorriso arcaico)

Rincorrendo ninfe glaciali
sei uno di quei pochi a cui non serve un pubblico
sei uno di quei pochi a cui un pubblico non serve
talmente marcio e condensa di gocce
è il simbolo di cui ti pregi.
E poi è tutta psicoanalisi e m’ha stancato l’intaglio,
le mani in posizione dharmamudra
come un vecchio Buddha Shakamyuni del periodo Wei.

Mai casta, dicevi tante cose e t’apprezzavo per questo,
parlavi di tante cose
tutte dimenticate con tristezza,
ogni minuscolo movimento
era oro colato
che adesso scolorisce.
Più ami te stesso meno ti riconoscerai
in una simbiosi,
qualunque essa sia.

Il sorriso arcaico, il sorriso arcaico.

Poi d’un avvoltoio dal lungo mantello,
cantava con voce meravigliosa
le paure irrazionali non capite
e dava ad ognuno degli astanti
una piccola bomboniera con dentro una droga,
per dimenticare, scotomizzare
la scena da tutti invisa
dell’alienazione infantile
e tanto tagliammo e diluimmo la pelle
con l’esperienza solida ed appuntita
che non rappresentò più né un limite
né una protezione.

Una stanza chiusa, sbarrata, disabitata,
e poi vedo già il rapporto malsano
che avete intrapreso con la tecnologia
e di lei v’addobbate le dita ed il viso

Reprimere le mille teste dell’Idra che sei,
non vedi che alcune penzolano con gli occhi bianchi
e stanno nel passato collocate
e non sono più belle e dai folti capelli mediterranei
come le altre?
Vogliono solo morire e che nessuno
le riporti più in vita.

Recitando la parte di Ruggiero sull’Ippogrifo

Recitando la parte di Ruggiero sull’Ippogrifo

Stanco di vederti dentro di me
così sola e preraffaellita nel pallido volto,
assumi di volta in volta forme che non pensavo.

Stanotte eri bambina e donna
e forse adriana o qualcun’altra
così castana in un cielo che urla “apocalisse!”
con toni rossi e bordeaux
camminavamo per anfiteatri
sfuggendo il Grande Occhio.
Spesso vedi l’archetipo delle emozioni più ardenti
e senza accorgertene
l’hai intuito
percorso tutto
e terminato.

Siamo antichi siamo antichissime volpi
dalle lunghe barbe
di qualunque cosa assaporando la forma ed il gusto,
la natura è d’una dolcezza infinita.

Zhang Jiao (張角) ed i suoi due fratelli Zhang Bao (張寶)
e Zang Liang () peregrinarono per steppe e deserti
in lungo e in largo
nel tentativo taoista coraggioso
di liberar la Cina
dagli eunuchi e dai bimbetti imperatori
(i loro padri erano morti
bevendo zolfo per diventar dei)
che scialacquavano in bronzi cristallini
e preziose sete
ogni singolo tributo del popolo
E ne raccolsero trecentomila
tra contadini, pacifisti, esteti ed artigiani
e trecentomila ne morirono
insanguinati i loro gialli turbanti
infrante le loro speranze.

Capiterà d’interpretare a casaccio
il passato o la vita,
Marte o Venere.
E come seppie allungarsi
in oceani shoegaze
senza suono niente
avrebbe più senso.
E sapere che hai il corpo anche tu
rassicura tanto.

Nuvole e nuvole
tutto era confuso
così proiettato nell’irrazionale
che recitando la parte di Ruggiero
sull’ippogrifo
tutti ridono ed il tuo cuore piange

In una caverna a guardarsi fissi
e a ridere – è notte-
ed intrattenendosi con lo sguardo
in ogni piccola virgola
in ogni piccola velata foglia,
i visi sanno essere grandi opere
sotto la giusta luce.
Pietra sei divenuta- cambiando discorso-
ed ho imparato come esprimermi meglio.
Vi vedo in un sole velato
ed è giusto sperimentare
il vento la sabbia
con le labbra e con la lingua
qualora da piccoli
avete voluto camminare prima degli altri.

E tu starai bene, felina ed etnea,
mai borghese o sopraffina,
profonda come un infinito alla vecchia maniera,
starai bene e all’usata clessidra di Schopenhauer
un dì farai ritorno
come tutti
ne sorriderai così tante volte
da dimenticarlo.

Confessare che sono una maschera
di legno con dragoni incisi,
che il dolore non è spaventoso
quanto allungare le mani
per prendere un frutto
-qualsiasi esso sia-
quando è dolce e succoso
o lo sembra.

Ho perso dei bei pensieri
nei gorghi
nelle metafore d’atarassia,
ma riecheggiano

ed un tirannosauro
striato di rosso
ed un compsognatus

Siamo lenti.

E come Umberto Eco
mi rivelò in un sogno
“più accumuli tensione dalla realtà
più il risultato creativo
sarà soddisfacente”

Tamas

Tamas

Una conversazione mai avuta con mio fratello Davide
su quale aspetto della vita sia più o meno giusto esperire.

Interessarsi solo a ciò che è pesante
e capricorno
e tra il sonno e la veglia.

Nei dintorni del Castello Ursino

Nei dintorni del Castello Ursino

È scemata la grossa mosca dallo sterno
ed inspiegabilmente è diventata farfalla,
siamo le più belle statue d’oriente.
Sdraiati in una luna jazz
è fondamentale ricomposizione
no non sono più una cosa semplice
ma vitreo ed onesto come un enigma.

Ci hanno spento e riacceso
messo in mostra e nascosto
come zoccoli nella sabbia

mercoledì 20 aprile 2016

Un breve stacco psicoanalitico dedicato però alla Montessori

Un breve stacco psicoanalitico dedicato però alla Montessori

Risolvendo tutto come hai sempre fatto:
con un gesto artistico!
Le cose hai bisogno che ti crescano intorno
come edera verde.
Reprimi le cose brutte idealizzate
ma anche le cose belle idealizzate,
sono sbagliate entrambe.
Ed è vero, è vero,
l’egoismo irrazionale sta alla parte emotiva
come l’apatia razionale alla parte destra.
Sono tuttavia fiero di te, vecchia stronza
che per quattro immensi anni o più
ti sei agitata in vestiti di porcellana
cercando qualcuno che di botte ti gonfiasse per godere.
Sono fiero di te, vecchia stronza che pur donna
hai messo su
l’apparato logico d’un uomo
e vai adesso sghemba sulla retta via.
L’unità, l’unità e la determinata e stabile
volontà di dimenticare i dualismi
con la mastina e saggia presenza del corpo.

Se non ci teniamo più per mano
non è di nessuno la colpa.
Se a noi come palla di luce
le spalle decidesti di girare
non è colpa di nessuno.
Tutto era ed è un libro
macchiato ed appannato
su ogni foglio,
ma con uno sforzo in più
riuscivi comunque ad apprendere dalla vita.

Adesso tu imparerai ad occultare
in acqua profonda incomprensibile
il sorriso psichedelico del tuo
animale bestia emotiva.
E non sentirai più il bisogno di vedere ad ogni breve raggio
di questo maculato sole
assegnato un soprannome
facile ed esclusivo
Come i migliori mistici escatologici
tra simboli di plutoniana memoria
vai a fondo nel gorgo come un pellegrino
giù, giù, fino a vederti realmente in viso
attraverso questi mille strati di cera,
giù, giù, oltre la muraglia,
fino a scoprire che avevi i capelli diversi
a sei anni e mani piccole ma abbastanza
per un mondo malleabile come il feldspato.
Adesso imparerete l’oscura punizione
e avrete nascosto la luna blu
essenza delicata e dolce e troppo sensibile
che arde tutto l’animo vostro
dalla bocca dello stomaco.

È giusto che sia così.
Sciamani e poeti e sub
ed ogni savio individuo
che ha dentro fiamme d’inferni caldi
sorride e sorride sempre con tale tepore
da irradiare cosmi e cosmi e cosmi.
Nel cuore grande come un’orca
ad ogni leggera manifesta e candida piuma
non par vero svolazzare,
e tu che con tanta dedizione hai intrecciato
per anni e anni
un metodo per impiccarti,
adesso appeso all’ugola penzoli
piccolo verme
e non t’eri accorto
d’essere senza alcun confine
se visto dall’interno.
Ogni canzone smusserà la punta e non sarà finzione
solo perché artificio,
è importante comprendere se stessi
e non importa che anche gli altri
arrivino allo stesso risultato
anche perché da nessuna di codeste statue
è evidente la porzione più grande di senso,
essendo rattoppate come uno junghiano arlecchino
strafatto di MET.

Ed io, io, lo scoglio malsano
che nasconderà chiunque e di chiunque l’essenza ultima
fin quando l’acqua non m’avrà eroso.
Creare sarà avulso dalla materia,
creare non c’entrerà più niente col plasmare,
col torchio,
col rileggere lenti i propri scritti.
Sarà un sorriso profondo
o un’erezione
o un abbraccio da dietro,
nel mondo avrai scavato una tana comoda
e l’avrai arredata in modo che ti faccia sentire tranquillo,

l’alveare è una culla azzurra dove il suono del pianoforte
grida chiaramente “ Siete più d’una fibra dell’universo!
Siete la somma di tutte!”
ed ogni tenaglia di dicotomia
sarà impallidita come l’alba
scordando il viso amato delle tue donne
o i loro grandi seni
e sinuosi corpi.

E la Montessori, la dolce anziana Montessori, dov’era?
Stampata su delle vecchie mille lire
in un cassetto riposa,
eppure vedendoci un po’ sfatti, sgualciti,
ma fragranti come il seme del grano
ci avrebbe stretti a lei tutti ridendo.

lunedì 18 aprile 2016

Banchetto d’oppio

Banchetto d’oppio

Stanno masticando, le onde, auguste
nel fragore
e in una chiara brilluccicanza
di scogli  già arsi ad Aprile.
E t’acquieti.
Stai zittissimo.
Oppresso felice dal turbine ionico
in allegra armonia di sospiri d’eolo
e malsane le bocche guariranno

Banchetto d’oppio

E di queste musiche si perderà il nome.

Da che cosa dipende ogni testata data al muro non so,
per mano un gigante con una scura maschera
ed è arrivato il momento di continuare da solo
in questo continuo pervenire ed essere pervenuti.

E sotto la tua luce sei bella, sei bellissima ,
luna elide blu in un cielo
già apocalisse.

Colorati, indenni, siciliani,
di corvo bianco ed ebbro
il cuore ha ormai preso forma,
se non hai le palle per scendere giù…

Indossa l’elmo.
Non ottenebrerà la vista.
La malvagità che è dentro, la forza d’ombra.
Se ne hai paura prenderanno il controllo.

Era come quando amare equivaleva ad una catena
e la mente non saliva
sulla giostra del petto.
Tempo fa era tutto cristallino, comprensibile.
Un albero era un albero, un sorriso era un sorriso.
Il silenzio del lunedì
è rendersi conto del complesso ticchettio
dello spirito,
è toccare le cose con la lingua.

Il difetto è non saper dipingere
ciò che dentro è chiaro,
l’intraducibilità di fondo delle correnti ciane.  

giovedì 14 aprile 2016

弓道

弓道

Beatamente a prendere i ricordi e a ridurli a piccoli brandelli
è troppo il peso nella piccola teca di vetro.

Come un bovino sono anni che rumino
la stessa roba per trovarvi una risposta.

Poi il mio corpo manda dei segnali cutanei inconfondibili a volte.

Passati pochi minuti eravamo già nell’erba a camminare
sollevando ondate di graminacee,
la terra è quanto di più morbido e vero
tu possa trovare,
non si muoverà mai da dove l’hai lasciata.
E stanca mi dicesti che nessuno ti capisce
così fuoco ed acqua
immaturamente acerbamente spontanea.
Non hai idea del mana oscuro che ogni uomo protegge
e che per quanto brutto e stregato
nessuno potrà mai vederlo e dire, così, per caso,
“ se lo guardi da un’altra prospettiva ogni cerchio è un quadrato”
Poi ricordammo un’infanzia caldissima
a Tremestieri Etneo
l’amore sa essere uno schizzato spreco d’ossa e sudore
quando non è amore.

Corpo incatenato a corpo,
la prossima volta starò attento
a non finire come il pescespada,
avrò una visione più ampia delle cose.

Nel passato che avete davanti
abbiate il coraggio di puntare il dito
tra dolore e felicità,
quando gli occhi girati guarderanno
lo splendore d’un tempo già andato
che si srotola tra giade e fiori enormi

Nessuna paura alle pendici
d’Orione,
il suono, dà importanza a quello,
al suono,
da cervello a cervello
ho poi capito una mia personale 弓道,
via della natura e via della grazia
non corrisponderanno mai.

Quanto sono cambiati i Pink Floyd….

A testate ti prendo!
Canaglia! 

“C’è qualcosa che non va, sir”
dice questo gonfaloniere
ed il Sir si alza impettito e stupito.

È il dramma dei nati a settembre.
Cercare di adoperare scaltri
ogni frutto del pensiero
e criticare ogni cosa vedendone alla base
il fuoco malsano che l’alimenta.

Un giorno ognuno confuso sarà
dai timpani d’oro melodie soffuse
quarzo viola strofinato piano
per far bene al terzo occhio.
Non capite d’essere irreali?
Caotici, biondi, eterni credo.
Un vecchio sacerdote indo-asiatico
Prepara solennemente un mistero.
Alle pietre ed alla foce del fiume giallo
che le nasconde
stendersi completamente antichi
diventando radici complementari
al senso della morte in te ed in tanti altri innestato.
Dove danzano scontenti
i toraci
tra intarsiate corna di cervo
irrazionali, ribelli,
in continua sospensione emotiva
e crescono, su codeste corna,
fiori ogni volta uguali e diversi 
blu, viola, verde, rosso, arancione, giallo.

Chi mi dice che non sei un parassita anche tu?
Tu dannunziana esperienza fluida
che sono anni che danzi in noi
pistillo blu acerbo o tempesta

Un altro compleanno di Marco

Un altro compleanno di Marco

L’ariete,
 vuole dare inizio a tutto.
Dorme tanto.
Sono persone dal cuore più buono del mio
il fuoco spirituale avendo dentro le vene.
E tu non li capirai mai
nella loro immensa giustizia
ed è giusto così.

Donando incenso, mirra e marijuana
ad un uomo sfatto e caro vecchio caro amico mio.  

Gli hippie, in un’altra dimensione, si tagliano le vene

Talvolta è felicità e non lo capisci,
ma non toglie niente al fatto che sia felicità.
Poi, guardandovi in fila, con Gioacchino vecchio macellaio attore
e Paolo come una verginella
e Marco che non fa che divincolarsi
dalle scaglie d’idee arcane e scambi sociali
sorride comunque.
Il clan. D’epoca, d’assenzio,
poeti ed autisti ed utopisti alla Thomas Mann,
e mani scaltre e leggiadre.
Il clan. Un peso dolce d’avere addosso,
tutti ci conoscemmo in un’altra vita
precedente a questa.

Vorrei adesso suonare le 67 campane di bronzo
del carillon del mausoleo
del marchese Yi del regno di Sui,
su ognuna percuoterei rabbia immensa ancestrale
e dubbi occulti
e d’ogni nota conoscerei i nomi.
E tra flauti, e cetre Qi, e cetre Se,
perderemmo tutti di noi stessi il corpo
e la mente
e continueremo, assorti e innamorati,
tutti infuocati d’un fuoco viola,
con l’anima soltanto

Assaporando cosa, se la bocca è sola sul palco
come in una play di Beckett
e non sa che dire?

E poi alcune donne vogliono essere uomini
molto più, spesso, di quanti uomini
voglian esser donna.
Ci si stempia ed il capello si brizzola
ma l’uomo era una donna in principio.

Tutto a rovescio, tutto è rovescio,
andando avanti non sarò coccodrillo in palude
non eluderò i rovi
e ferito ed addolcito da miele e sangue
acconsentirei a sciogliere la mia maledetta personalità.

Nel frattempo ho creduto che Bill Evans
tra una striscia ed un’altra
fosse riuscito a farsi crescere tredici dita. 

Andiamo a male come il Latte+

mercoledì 13 aprile 2016

平和

平和

La mancanza di te e di chi prima di te
pensando ai vecchi calori
Febo è nuovo e placcato di vetro questo pomeriggio.

Lao-zi parlava di non-azione,
di ricerca taoistica della pace
mentre il regno di Chu, quello di Ji,
quello di Quin
e ciò che di poco era rimasto dello splendore passato
dell’impero Zhou d’occidente e d’oriente
ingrossavano i loro eserciti
e li schieravano uno di fronte all’altro.

Adesso, tra accordi diminuiti
ed organi evanescenti,
le membra hanno imparato
veramente a tremare del verbo della natura
quando ha il pelo gonfio
e soffia e ruggisce.
è necessario piangere 
e sbloccare il magico congegno emotivo,
tagliarsi serve a capire
ferirsi serve a capire
la ridondanza Aestetica
e psicanalitica
della separazione di noi stessi
in due o più parti
accaduta in remote sfaccettature
del ventaglio del tempo.

不平和。
怒りが消えてしまった。
君の 声は 安心すること だったよ。
今、流れる龍 と 大きな虫が
僕の 体で
ゆっくり 歩いているんだよ。

e adesso di risposta in risposta
tornare a ramificare e cogliere
dall’esterno all’interno,
è e dev’essere unico e protetto,
segreto, occultato all’altrui concezione
il cammino.
Se cadi da dentro a dentro
non ti farai mai del male, d’altronde.

Il buco o voragine che dir si voglia
ed al fondo
gorgoglia una fonte,
crescerai, crescerai e sarai
porcellana invetriata,
damaschinatura,
intarsiatura tragica di qualcosa che non comunica
e non muore.

Se da voi m’escludo e salto via
(i giochi sociali sono una seccatura, spesso)
senza più calcolare la vostra presenza
in relazione a non essere la mia;
Il pensiero è un’eterea strofa di maghi anziani,
umili, dalle tuniche color del sole e del mare.
E sul terreno sono state tracciate spirali
ed eterni ritorni di simboli.
L’unica e prima cesura riecheggia nel corridoio
della psiche,
nella – mi venga permesso – struttura dell’esperienza,
e puoi vedere svincolate le risultanti
di ciò che hai fatto e non hai fatto.

Sgattaiolate sotto una verità che è il cosmo intero
le teste dei santi emanano così tanta luce
da rendere cechi gli occhi
e stanche le dita di frugare.

Un altro compleanno di Simone

Un altro compleanno di Simone

Inventando epidemie nella testa mi sento solo,
non sei brutto, mio caro.
È il contesto a renderti tale.
Gl’occhi degli altri non sono proiettili, sono solo occhi.

Desiderio è egoismo puro,
amore è egoismo puro,
adesso sei un nobile vestito di seta
e di questi vizi non ti sei liberato mai.
Ti mancano i cari vecchi tempi e non vuoi affrontare la cruda verità
d’essere un coniglio come tanti
una mosca come tante.
Starai a guardare

Dei problemi del tuo petto
dei sospiri 
farai tesoro
e ti sentirai caldo 
e vi odio
e quant’è sbagliato tutto.
Dovremmo tutta la vita danzare
nudi marmorei e felici.

Ed un tifone immaginario investiva Catania
ed i suoi immaginari anarchici
bestie maleodoranti e squallide
tagliate male e male identificatesi con un gruppo
Tu sei troppo buono e savio per il mondo
camminando in mezzo a ragazze promo vestite
da lattine di redbull
hai già venticinque anni

Osmosi
e ricamando sul cervello
sfondi come quelli sui bronzi del periodo Shang decadente
con la tecnica antica del leiwan

Di iloti tenuti fuori
dall’addestramento spartano,
e di finti iloti in realtà
schiavi di se stessi

Come la sacerdotessa
è diventata d’incanto
un bellissimo pesce dalle squame azzurre,
si è bambini di volta in volta
su odio e noia remando

Ed effettivamente
mutilati
siamo stati educati nello swing maledetto
o sopraffina zona industriale che s’estende per miglia e miglia,
in mezzo al mare fino ad arrivare, inconsapevoli
e colpevoli dunque,
su un motoscafo
alle pendici dell’oceanica sfonda
una meraviglia immensa utopia ammirando
il cielo dov’è più viola.

Per abitudine e solo per abitudine,
David Hume grasso e felice.
Per abitudine e solo per abitudine,
il naturale connaturato effetto
e principio del cambiamento
e dello stupore.

寄生虫
continuando a camminare
per bianche strade
un’incredibile attesa sulle spalle
ed esseri invisibili che sembrano tentacoli
intorno ad un templio, un templio, sì. 

giovedì 7 aprile 2016

Ascoltando Trilogy

Ascoltando Trilogy

Ti commuovi per cose che non hai vissuto
con il corpo o con gli occhi,
ma solo con l’anima immaginandole, e per questo sei pazzo.
Non sei sulla via della guarigione.

Egoismo animale che scende le scale.

Mi aspetta l’Asia, l’Oriente con occhi di giada,
il regno del sole.
Dove si spargerà il ventre
e le onde diverranno arche o urne

Assapora l’alba come un’arancia,
tanto nulla di ciò che dici raggiunge le mie orecchie comunque.
Il balcone s’estendeva all’infinito
e come divinità anti-diluviane
non facevamo altro che creare

E dirai le cose giuste
lascerai aperti mille significati
il vento passa le orecchie con un lievissimo fischio
io e te ci conosciamo troppo bene
e non abbiamo paura di tentare una scalata della timpa
o di piangere sull’altare di fantasie morte.
Palme nitide
e siamo anche impalpabili
e siamo anche tuoni.

Cosa partorire è rivelazione,
e nel rigore e nella logica
noi due non andremo mai d’accordo.
Spossati, come piccole fiamme di borgo
alla burrasca esposte
credere di danzare è stato bello
credere di dipingere un bel quadro
è stato bello
rendere tutto un po’ più esteticamente aggraziato
diventare rossi o verdi

Salendo alto nell’analisi
del piacere dei sensi tutti
la realtà è bella e importante.
Graffiarsi in una jungla celtica
(sei stata bella anche tu)
mentre diventi già parte d’un simbolo
come tutto il resto del cruciverba umano

mercoledì 6 aprile 2016

Tra le lenzuola, svegliandomi abbastanza allegro

Tra le lenzuola, svegliandomi abbastanza allegro

Devi avere più considerazione
del mostro che sei
e considerando mostri tutti gli altri
anche maggiore stima e comprensione
per loro

Siamo in ultima analisi
sbarre d’una galera fatta di immagini e parole
ricoperta da un tendone di pelle farcito all’orlo
da demoni ed unicorni,
ed in sogno Adriana era Alessandra
ma anche Rachele e Giulia Stoned allo stesso tempo,
bombardavano il monastero dei benedettini ed ero in mezzo a voi
scriteriato e felice

e lo stato italiano con sulle spalle l’America
cercava di corrompere
giovani laureati col massimo dei voti in Lingue e Letterature
sventagliandoli davanti al naso
master gratuiti in Global Marketing and Import-Export Trading Security
ed una premiazione alla Camera dei Deputati
con obbligatoria osservanza d’indossare la giacca
(sennò non si è uomini veri).

Orrore e mia cara, qui intorno ormai
tutto è televisione

Terrorizzati dalla sotto-memoria
lì sta l’unica bellezza,
sommersa, stratificata, vera,
bambino mai adulto
visione d’apocalisse
dimenticata a priori
dalla falsità meschina d’un’identità

martedì 5 aprile 2016

Uno di quei momenti in cui non hai inventiva

Uno di quei momenti in cui non hai inventiva

Uno di quei momenti in cui non hai inventiva
se non quella del petto per le forme ricercate di dolore.
Amanti, invischiati con idee
con versioni di qualcosa che solo al livello di stimolo
poteva essere considerato reale
ed è diventato, codificandosi nel tempo,
un imago cesa dell’effettuale.
Ci camminano a braccetto, con questo schizzo a matita.
e a volte provano con garbo a farle salire a casa loro per una scopata.

Il post-moderno, che è tuttora ciò che si evince
dalla letteratura del nostro secolo,
è questo, ai nostri occhi.
Ci vuole coraggio per dare un nome
anche alla catalizzazione artistica d’un ventennio, d’un trentennio.
È la legge sottesa all’umano timore di morire, dopotutto,
quella d’inventare un nome e donarlo alle varie sfaccettature del mondo.
Tuttavia cosa rimane, se non codesta miseria?
Un’ulteriore succo del contesto,
spremuta d’una spremuta d’una spremuta.
D’altro canto, che importanza può avere innovare
ad ogni costo?
La voce è unica per tutti
ed è quello che conta.
Anche nel IV sec.
filosofi camminavano
tra schiavi e artigiani
persiani navigavano contro le coste
amori di giovincelli, ginecei
ed una forma di teatro tragico mai eguagliato.
(chiusa parentesi)

Siate in grado di guardarvi con parsimonia
e d’eclissare ogni vernice nera
o pasqua di dolore
che s’arriccia in voi.
Se era eros è stato giusto
dare tutto se stessi
anche se era illusione d’eros
e ne siete usciti un po’ a pezzi
ma in quei pezzi trovando
risposte preziose ed arazzi di psiche intrecciati

Un terrazzino metafisico
una voce di donna.
Ha i tentacoli acuminati ma l’hai creata tu,
vi sono luoghi, salotti, stanze degli ospiti
che mai più rivedrai.

Ed un pesce immenso, azzurro e blu,
un occhio è un universo a parte
ed estrema saggezza più astrale
superando dualismi materiali ed astratti.

domenica 3 aprile 2016

Sarasvati, volume primo

Sarasvati, volume primo

Ed intarsiando questa prima su di te
bella, indiana, che ancora nome non hai
e tanto spazio nei seni tuoi
dove correre con le mani.
Vi saranno fenici, e schizzati,
e paradisi a matita,
fuoco che brulla giù nel pozzo.

Imparando con l’esperienza il fascino che ha
scrivere poesie sulla pelle d’una donna

Adesso, con calma, è iniziato un nuovo corso,
questo è il momento giusto,
comincerò toccandoti i capelli.

Ogni cosa trasuda essere perso dimentico dimenticato,
all’alba sorridevano gabbiani
e apparecchiavamo grandi tavolate.
Intrappolato dentro ad un museo.
Non puoi sfuggire il venereo muro del suono
che è te stesso
scimmia blu lunare
esoterico cavallo da battaglia di misterici avvoltoi innominati.
Coltre, filtrare luce, uccidere la bestia, dar spazio alla bestia,
gesticolare con mani vergini scaltre
un acutissimo approfittarsi d’ogni circostanza come per ingozzarsi,
vedi? Questo è il cammino dei mostri, un appassire che da involontario
volontario diventa, una metastasi nel becco, un circuito interrotto.
Questo andare come per un’inchiesta alla ricerca del demone nascosto
che scalcia, ed interrogarlo a lungo nella sua prigione, schiaffarli il cibo sul pavimento
senza neanche una ciotola dalla quale mangiarlo. E diventerà più ombra meno raggiungibile,
lo vedrete ringhiare il sole affilare le zanne per un sole che è anche suo, tutto sommato.
Vedi? Questo è il suono arcano,
anche quando è aspro, anche quando ha l’aspetto d’una profezia di mannaie e ossa rotte,
anche quando è sozzo e lurido,
anche quando non è un simbolo di vorticose turbe, Caos mai così azzurro.

E danzando le donne piangono per via della loro capacità d’immergersi
e della loro incapacità d’uscir fuori dal gorgo, e non vedon più loro stesse,
circondando esseri più stabili di grezza argilla ma che con impietoso sguardo
mirarono l’ombra mesta rimescolarsi nel fondale
e seppero tenderle una mano, sorridendo.

E tu, stronzetto, che nel 2012 avevi già previsto tanta ma proprio tanta roba
quando in realtà pensavi d’immaginarla.
Adesso caduceo ti stanchi,
sei solo un giovane.

Cercando di sporgersi oltre le mura che collegano
l’egoismo all’arte
alcuni salirono sulle spalle di Eliot
che non li resse per più di tre secondi
e ruzzolarono per terra.

Per tutto questo ho una spiegazione,
tuttavia non sono sicuro che la ricorderò ancora negli anni.

E se tu vomiti blu le stelle
non c’è più lo scorrere del tempo
al quale non eravamo così affezionati,
tutto sa essere dolce se inquadrato dalla giusta prospettiva
ed arriviamo così alla solita conclusione
cioè della sottilissima linea che separa scogli via via sempre più alti.

Farsi ferire da chiunque non è una bella capacità
e tutti rotti e sminchiati
lo capirete.

Queste pagine hanno un notevole peso,
lo dico denotativamente.
Vi guardavo mentre a tavola
mangiavamo come maiali
e discutevate tutti quanti
di argomenti di molto o poco valore (non importa)
che assottigliavano in me un dubbio prezioso,
eravate cioè belli del vostro linguaggio,
ed ancora, tutto sommato, belli come indoeuropei
e dei loro occhi le dita pregiando ancora.

Se ti chini su un fiume e sussurri….

*****

E poi furono fragilissime disarmonie
l’ennesimo momento di caldo silicio
dove è bello
non riconoscere più chi si è tra di voi.
Ed è ridendo che vedemmo nella realtà
il cappello nuovo della ribellione,

da lei proverò a non farmi togliere ciò che è mio di diritto,
datemi qualche mese e mi riprenderò.

Ai tempi dei gelsomini, e non mi aspetto che capiate,
né la piramide di sangue
né il gazebo della morte velata di grigio
né la mano d’un demonio che usciva da un quadro
né il monolito nero
m’erano apparsi in sogno
ed eravamo persi in piccoli corpi incompresi,
alla sorgente della testa
un’idealizzazione fondamentale ed errata
volavano emozioni esageratamente negative o positive
come calci o come saette.