lunedì 18 aprile 2016

Banchetto d’oppio

Banchetto d’oppio

Stanno masticando, le onde, auguste
nel fragore
e in una chiara brilluccicanza
di scogli  già arsi ad Aprile.
E t’acquieti.
Stai zittissimo.
Oppresso felice dal turbine ionico
in allegra armonia di sospiri d’eolo
e malsane le bocche guariranno

Banchetto d’oppio

E di queste musiche si perderà il nome.

Da che cosa dipende ogni testata data al muro non so,
per mano un gigante con una scura maschera
ed è arrivato il momento di continuare da solo
in questo continuo pervenire ed essere pervenuti.

E sotto la tua luce sei bella, sei bellissima ,
luna elide blu in un cielo
già apocalisse.

Colorati, indenni, siciliani,
di corvo bianco ed ebbro
il cuore ha ormai preso forma,
se non hai le palle per scendere giù…

Indossa l’elmo.
Non ottenebrerà la vista.
La malvagità che è dentro, la forza d’ombra.
Se ne hai paura prenderanno il controllo.

Era come quando amare equivaleva ad una catena
e la mente non saliva
sulla giostra del petto.
Tempo fa era tutto cristallino, comprensibile.
Un albero era un albero, un sorriso era un sorriso.
Il silenzio del lunedì
è rendersi conto del complesso ticchettio
dello spirito,
è toccare le cose con la lingua.

Il difetto è non saper dipingere
ciò che dentro è chiaro,
l’intraducibilità di fondo delle correnti ciane.  

Nessun commento:

Posta un commento