lunedì 25 marzo 2013

When I have fear that i may cease to be (Pt.1)




Non pensavo che mi sarei dispiaciuto. Che poi non è nemmeno dispiacere, è nostalgia più che altro. Si infatti. Ero sicuro che sarebbe andata così, ma alla fine non ho nulla da perdere. Ecco! Sai che cos’è? È che dobbiamo liberarci dell’idea del bisogno, si si. Alla fine te ne accorgi, se nulla ha valore, anche morire non è poi così male. Dico sul serio! Si....


Mi ricordo che c’era una forte luce chiara che girava intorno i grattacieli abbandonati e contornava la strada più sotto, si rifletteva sui vetri lucidi delle case fino poi a colorare l’ombra di un rigoglioso albero di limoni sotto il quale stavo sdraiato. Il sole aveva appena cominciato la sua lenta discesa, ed era già di un arancione intenso mentre i suoi raggi fendevano le nuvole e le facevano timide d’un rosso rosato. Poi un campetto smorto d’erbetta sintetica tutta grumi e sabbia, con le reti delle porte penzolanti,  ed io che stavo lì a pensare. Davanti a me un cancelletto bianco e tiepido dal quale uscivano fuori ciuffetti sparsi e colorati, ché la natura si era estesa in modo pittoresco su quei ruderi della mia memoria. Pur avendo spesso cambiato residenza, ero rimasto praticamente da quando mi ricordavo esistere da quelle parti, e probabilmente era questo che rendeva tutto così favoloso. Il ricordo che io abbinavo a quel campetto che ormai da qualche anno era caduto in disuso, e cominciava ad essere sempre più simile ad un vecchio cantiere abbandonato, dimenticato dall’uomo. Nella rete di sopra campeggiava ancora qualche pallone ormai sgonfio e stiracchiato dal sole di tutte quelle estati.
Il mio preziosissimo tempo era tutto fluito in quei luoghi, tra alcune stradine ombrose, nel campetto decaduto, sulle rive di una spiaggia derelitta piena di macchie di benzina delle barche, per qualche palazzo disabitato, posti che lo avevano assorbito e ne rilucevano ancora del colore stupendo. Tempo, tempo che le lancette di un orologio mai segneranno, ché scorre e scorreva nel mio cervello, un tempo che non esiste fuori ma solo dentro.
Mi alzai e mi appesi alla traversa della porta, restando sospeso per qualche secondo.
Eh si! Mi sentivo felice a pieno, come quando ci alziamo la mattina e ci ricordiamo di aver fatto un sogno bellissimo.
<<Credete che da grandi ci sposeremo?>>
<<Sei folle amico!? Che diavolo ti salta per la testa?! Noi non ci sposeremo mai. Siamo la generazione che né si sposerà né avrà figli diamine!>>
<<Di certo non mi sposerò, né in chiesa né altrove. Credo che se mai troverò una donna che sia disposta a starmi dietro semplicemente conviveremo. Ecco sposarmi mi fa sentire vecchio in qualche modo.>>
<<Certo è che se con una ci fa i figli è come se te la sposi, te la porti dietro in una maniera o nell’altra per sempre. Prendi mia madre con mio padre per esempio. Come fai a tagliare i ponti completamente con una persona che è la madre dei tuoi figli o il padre? Non lo puoi fare mio caro, per cui se vuoi avere dei figli ecco tanto vale che fai contenti i tuoi genitori e ti sposi!>>
<<Ahahahahha vero che i tuoi nonni vivono ancora in un castello con i contadini là sotto che gli coltivano i campi… Daaai che te ne frega? Il matrimonio è una delle tante convenzioni che si è inventata la chiesa! Non gli bastava ecco avere inquinato tutte le cose divertenti che l’uomo può fare per distrarsi da questa vita che sicuramente non è facile né bella, doveva levargli e rendergli sacro e “puro “ anche l’amore per la miseria! E non solo! Ondate di borghesucci ci vanno dietro a questo “sacramento”!>>
Perché noi che critichiamo non siamo borghesi, vero? Noi che ci spacciamo tanto per lupi della steppa senza morale, ecco siamo forse i più dannati borghesucci mai esistiti.
<<Comunque non per forza. Se non ti sposi è come se fossi fidanzato, e rompere un fidanzamento è molto più facile che distruggere un matrimonio.
Per i figli, ecco  non lo so ma io ho sempre pensato che quando uno ha dei figli è come se si riposasse, cioè è come se entrasse nell’era del riposo, nella senilità giustamente meritata. Mi immagino sdraiato su una spiaggia, con l’asciugamani sotto la schiena e gli occhiali da sole mentre i miei figli nuotano o si rincorrono o fanno quel diavolo che gli pare. Sarà bellissimo ahahahahahh!>>
<<Anche io credo che dovremmo lasciare qualcosa. Che senso ha avuto vivere se poi non ci sarà nessuno che porterà i miei geni e il mio corredo genetico e tutto il resto? Già che la morte ci sta sempre dietro, avete sentito di tutti quei terremoti e dei Maya e di tutti quei discorsi sulla fine del mondo? So che sono idiozie, ma alla fine che ne possiamo sapere noi di quello che succederà. Per quello che conosciamo, anche in questo attimo potremmo morire tutti quanti!>>
<<Ahahahah vero vero vero! Assurdo! me ne ero completamente dimenticato!>>
<<Che maledetti! Ahahahah non sanno più cosa diavolo inventarsi!>>
<<Sì! Al diavolo tutti gli aztechi e le loro previsioni>>
<<Io non capisco proprio perché. Cioè è ovvio che stasera non finirà nulla, niente di niente per la miseria! E maledico in quest’istante tutti gli idioti che credono in queste idiozie! Per la miseria, siamo i padroni del mondo! Che senso ha che finisca proprio oggi, eh?>>
Un senso, che cosa importante!
<<Ahahahahah… Non vedo l’ora che sia già sera, per brindare degnamente alla decadenza della gente!>>
Un pochino la felicità del momento si dissipava, a sentire di questi discorsi dei quali a volte io stesso partecipavo, fregiandomi di quell’immagine da ribelle amorale con i miei amici.
Sempre e comunque alla tranquillità mi succedeva un vago languore di solitudine e d’incomprensione del “nessuno mi può capire!” e affini, e allora mi allontanavo, e mano a mano che crescevo e invecchiavo sempre più tempo crollava sopra la distesa metafisica di sabbia che circondava l’isolotto della mia coscienza, del mio pensiero, della mia malinconia d’uomo.
Certo, credevo quelle cose, ma che importa di come si comportano gli altri? Non sono mica me, non fanno mica parte di me no?
Via! Che importa del comportamento?
Un pochino mi ero davvero preoccupato in quei giorni. Ci furono volte che stavo sdraiato nel letto e ascoltavo ogni rumore che veniva fuori credendo che il mondo potesse finire da un momento all’altro, che tutto potesse crollarmi addosso.
Ma sotto quei dannati limoni, in quel campetto così malconcio e trasandato io mi sentivo bene, io stavo bene. Anche nelle incoerenze che ci costruiscono e che ci costituiscono.
Che c’è di male nell’essere noi stessi?
L’incoerenza, che cosa spiacevole!
Mi allontanai allora un attimo verso una fontanella lì vicino mentre loro continuavano a parlare e a criticare il mondo.
Il sole ancora scendeva, sembrava che quel tramonto non volesse ammazzarsi più e anzi che in quell’agonia brillasse ancora ancora più forte.
Mi chiesi allora che cosa ci fosse dietro il mondo, e se mai avrei avuto una risposta. Mi chiesi di dio e del paradiso. Forse tutto il reale si sarebbe dispiegato prima della fine? L’anello che non tiene avrebbe ceduto, permettendoci di vedere tra le maglie della natura per avere la risposta che rincorriamo dal primo giorno di vita?

Non avevo proprio voglia di pensare se sarebbe o meno successo. Solo, i miei forti ideali mi imponevano di restare saldo sulle mie atee illusioni.
Che ne sapevo io, eh? Come potevo fare mai pronostici sul destino del mondo, legato com’ero all’abitudine di un mondo che non finisce, di un sole che continua a sorgere?
Eppure, quasi non mi accorsi di come quella giornata passava velocemente. Il tempo sfuggiva via dalle mie concezioni.
Restammo un altro po’ lì, a contemplare quel carissimo panorama. Il tramonto si allungava sempre più sopra di noi, e schizzi arancioni.
<<Sono le 8:00 quasi… Forse è meglio che andiamo, Ronnie..>>
<<Si si  lo so è tutta la settimana che penso alle luci del giardinetto per stasera! Ieri al                                                                                           super-mercato ve lo giuro gli ho fatto uscire dalla confezione almeno sei copri-lampada trasparenti per vedere quale ci sarebbe stato meglio!>>
<<Tra l’altro avresti anche bisogno di una doccetta amico! C’è un vago odore di marcio che ti porti dietro da un paio di giorni!>>
<<È estate! Io non mi lavo praticamente mai d’estate!>>
<<Stamattina non avete idea mi sono svegliato, mi sono annusato le ascelle e stavo per soffocare ragazzi… ahahahah sta diventando preoccupante anche per me!>>
<<Comunque è meglio che vai, non arriverai nemmeno a cambiarti…>>
Cambiarsi, che cosa importante!
<<Ci ubriacheremo per te stasera Nicky!>>
Già, io non potevo bere alcun tipo di alcol ché mi avevano diagnosticato una forte intolleranza agli alcolici.
<<L’alcol rovina il cervello!>> dissi ironicamente.
Loro risero un po’.
L’alcol, diamine, che cosa importante!
Rincasai ancora con qualche bagliore di luce che mi riscaldava e mi illuminava la testa.
Le strade erano praticamente deserte e spazzate per tutto il loro diametro dai fotoni del sole. Di nuovo tranquillo, di nuovo lieto, senza pensieri o tribolazioni o dissidi.
I miei passi premevano contro l’asfalto bollente della strada mentre camminavo serenamente verso casa e assaporavo quella solitudine ma soprattutto quell’armonia tra me e la natura, l’oceano sconfinato dell’essere, come se le mie emozioni si accordassero con quel lieve calore, con quella fortissima luce al tramonto, con quei marciapiedi tutto sommato sporchi che brillavano, con quei cassonetti gonfi di putredine, con il fruscio di qualche volantino che svolazzava via, con l’azzurro immenso del cielo.
L’armonia, che cosa importante!
Entrai, e i miei passi rimbombavano tra le stanze. Un po’ mi girava la testa in tutto quel silenzio. La finestra rifletteva il colore azzurrino rosato del giorno che lentamente passava e illuminava qualche mattonella lucida, poi più su un paio dei miei dischi e dei miei libri, il bordo della televisione. Tutt’intorno una leggera ombra piuttosto chiara, solare, che allietava gli occhi, che ovattava il silenzio.
Eccomi lì.
Lentamente mi spogliai, e mi sdraiai un sul mio divano doppia piazza foderato.
“Nicky sei nudo, per dio! ahahahahahah”
“Lo so lo so ma tanto dai non c’è nessuno! Voglio godermi in pace questo silenzio, che tra un po’ questa casa sarà piena di gente…”
“Potessimo farlo ogni giorno, eh?”
“Se solo non esistessero le convenzioni sociali, Nicky, allora vedresti le tette della cassiera ogni volta che vai a comprare lo zucchero ahahahah”
Vergognarsi, che cosa importante!
“Perché li hai invitati? Alcuni nemmeno li sopporti…”
“Non lo so… Ora che ci rifletto vorrei restare da solo tutta la serata, così, nudo, su questo morbidissimo divano…”
“Eheheheh, ci rimarrebbero tutti male..”
“Vabbè dai, può darsi che alla fine un po’ mi diverto”
Nemmeno io sapevo cos’era giusto. Chiamare tutti per disdire? Concedermi?
Il fatto è questo: quant’è sbagliato mettersi in secondo piano?
Giusto o Sbagliato, che cose importanti!
Molti dei loro discorsi, dei loro gesti, dello loro mediocrità erano per me disagio, fastidio. Di nuovo mi sanguinò virtualmente il naso mentre sbattevo contro quel muro insormontabile che fatalmente si ergeva tra me stesso e gli altri e le loro vite.
Stare soli, che cosa Importante!

venerdì 22 marzo 2013

Altrove la gente balla musica elettronica



Hai osservato mai una finestra?
Aspetta che i vermi arriveranno, busseranno e ci sonderanno dallo stomaco alle sinapsi.
I vermi si arrampicheranno lentamente sui muri del cervello e ne mangeranno, già il processo avviene al livello di blastula. Oserei dire che forse siamo noi i veri vermi.
Guarda, lo vedi come strisci? Maledetto! Che il cielo abbia un po’ di pietà per te perché io non ne ho proprio!

In effetti sono solo uno sbaglio, una cosa che non doveva esserci però c’è.
Perché pensi al tempo? Lascialo stare quello!
Perché pensi? Accenderò un cero anche per te.

Sui motorini si urla.
Sulle bici si urla di gioia.
Magog arriverà e porterà pestilenza e viltà e nonpensieri e libertà dagli stimoli,
Saremo microorganismi
Insulsi
Che arrancano per mangiarsi a vicenda.

Vedi i sobborghi, vedi le auto in fila
vedi per cinque secondi un semaforo giallo.

Le istantanee dicono chiaramente
che è meglio morire.
Ma no!

Altrove la gente balla musica elettronica. Altrove suonano.
Ignari delle stringhe che compongono, ossigeno come ossigeno, il mondo.
Spaccati il culo! Muori! Devi morire!
è solo l’angoscia del tempo che passa, ho paura di quello più che dei clown.
È l’angoscia di diventare completamente maturati e di cadere dall’albero ; La nostra polpa si assorbirà alle radici.
Ci sono altri modi migliori per morire e sentire la morte che la vecchiaia, fidati.
Potresti intanto, accorgerti d’improvviso della sabbia che compone gli uomini, dentro, il dentro degli uomini, e di quanto siamo solo una metonimia; poi,  ti filtrerai dentro l'amore che gli altri non capiscono. Distillandoti  in significanti insignificanti ma carezzevoli teneri e adatti a te, verme! Ateo!

Un filmato porno gira, siamo fuori dalle chiese!
È il tempo dell’allucinazione sempre, allucinazioni semplici semplici.
Lo capisci che non provi più nulla? Lo capisci quanto sei d’asfalto e di carbone e di cenere e di cemento e di cuoio?
La calce ti ha ricoperto
disinfettato
manifestato. Piovi.
Purtroppo eri figlio di persone arrabbiate e nel gene hai solo la differenza.
Allora, sono nuda, che vuoi fare?
Vuoi fottermi?
Vuoi scoparmi?
Vuoi che io diventi di seta
di lenzuola
di camicie estive
L’estate passa troppo troppe volte.
Si fuma perché non si ha quasi niente più da dire e/o niente più da fare.
Tutti i tuoi sentimenti se ne sono andati via, dietro, davanti, sul fondo soprattutto, come piume o incudini.
La solitudine invero ti farà combaciare, ma con te stesso!
Degli altri?

Degli altri c’è da dire soprattutto che li odiavo e per troppo tempo li ho ostacolati.
Delle altre forze nulla.
Delle altre, forse, più nulla.

Essenzialmente è così anche per noi, che si dica sì o no. Il cervello ha bisogno di bastonate e sangue per provare di nuovo sentimenti di quasi vita. A volte mi stupisco di quanto la pietra ci rassomigli, latente e dura (porcodio)

Ho amato davvero, ma non esistevi! Perché?
La verità miserabile è che probabilmente è eterno, questo colpo di frusta. Questa autostima pungente e velenosa, questo voler scrivere.
Il problema è che la poesia è diventata Il Mondo. Doveva succedere il contrario, ma ormai ci affermiamo solo così.
È dare immobilità ai fotoni. È prendere il tempo e scoparci. Idealizzati i nostri corpi sinuosi diventano coperti di sangue asciutto e marcito, prenderemo in sposa le lacrime e lo sfibramento dei petali più belli,
ogni piccola cosa sarà veramente gigantesca, ogni piccolezza velata sarà il velo magnifico di Maya.
L’angoscia del tempo che passa non passa, è immortale più della Vergine Maria.
Dietro di te.

Assumiamo allora quanto più fumo possibile, ci gonfieremo come mongolfiere e scapperemo via pensando di farlo, e basta così per rattrappirsi e perdersi gli altri idioti, gli  altri flaccidi, gli altri vigliacchi e insicuri e nichilisti per finta, gli altri moralisti.
L’annullamento delle cose nasconde il segreto della scoperta.
È solo scorticandoci che vediamo come siamo fatti realmente. Siamo cellule che pregano
Il Diocellula per assolvere al ruolo di triste maggiordomo miracoloso degli esseri umani.

Allora ti sei trasformata in un determinato serpente giallo mentre fottevamo e io cedevo equilibrio come una batteria cede la sua carica o un funerale cede un altro funerale.
Veleno, veleno sulla pelle, macchie di acido e corrosione volgare, veleno a mai finire per chi non ha più foto belle da bruciare, per chi non ha più musica fuori o armonia dentro, per chi esiste radicato nel fuoco.
        Allora il Dmt. Sì, quello.


lunedì 18 marzo 2013

Qua c'è Amore?



Qua c’è amore?
Agli Afterhours.

Bisogna ritornare forse
al veleno,
dolce, però.
Cellule. Come vorrei vederle
folli
e io folle fuori
e folle dentro,
che delle convulsioni
che ce ne facciamo?
Che dell’insonnia,
che della dimestichezza
nell’essere tristi corpi
grassi
senza realtà ?
Spazzami via, spazzami via!
Tutte queste infette facce
Sembrano solo fenici
senza fiamme!
Si può tornare nel flusso,
si può evitare di ammazzarsi dal bello al vero
solo dimenticandoci
cervelli e membrane…
Così grigia e mescolata
di flussi non-drogati
la realtà impiegata nelle docce al gas caldo hitleriano,
così frivola e psichedelicamente
scontata
la televisione
e gli altri, poi.

Con la mia vita ho subito la punizione
per aver visto con occhi anormali
il purgatorio e la magia.
Infatti, non sono più adatto
al mondo.
In fin dei conti
tutto si è elevato al quadrato
ed ogni meschina meschinità
non è più piccola che l’orizzonte.
Ma qua dov’è l’amore?
Ma qua c’è amore?

Qua c’è amore?

Perché le cose siano ancora belle
come da capo,
scordatevele!
Improvvise tempeste e fulmini viola
coloreranno la notte non mentale/artificiale
e torneremo all’inizio del cerchio,
bagnati d’emozioni eccitate inesistenti,
raccolti come semi nella terra;
sciolti come ghiaccio sintetico,
zuccheri.

Tutto, tanto, è solo un’allucinazione.

sabato 16 marzo 2013

La schizofrenia

La schizofrenia come viaggio di non ritorno e di non sussistenza fisica è interessante.
Si dice spesso che non si sa.
Dico solo che il passaggio dal bello al vero è tanto traumatizzante quanto però delucidatorio sul valore oggettivo (che parola stronza e deficiente) delle azioni e del non-senso che ha il senso della vita.
Quindi, senza più sentimenti nel grigio torpore non c’è  più la poesia se non a scatti nevrotici come svastiche che si chiudono sovrappensiero.

Il fatto è che prima vivevo nelle cose che scrivevo a tal punto che era il mondo che si prestava a farsi rappresentare in segni arbitrari ma non così tanto.
Ora invece è tutta carta da buttare la poesia, è inutile quanto vivere o amarsi o far vivere le cose.
Ma allora gli uomini che amano, amano realmente?

Solo il brillare delle cose che ho ancora immaturamente in testa mi rassicura come una coperta o due mamme in una, o il sole o l’estate.
Solo quando penso che forse c’è per poco ancora spazio per la speranza degenere, ora se vedo il mio inconscio piango come un cretino.

Che siamo in fondo se non scimmie con un po’ più di facoltà e un po’ meno di peli?
Il sesso è belo anche per gli animali, mangiare e bere alla stessa maniera. Ma il cielo, ma le cose stupide, ma le velleità,, ma la masturbazione nel cervello ma le donne immaginarie ma le immagini nel cranio?