martedì 12 marzo 2013

Il progresso ha le squame gialle.



Aspettiamo un’ora mezzora almeno.
Il tempo poi ci lamenterà che siamo così
maledettamente
complicati
che inevitabilmente scompariremo
senza morire.

Da tanto c’è la modernità
ma non è mai stata così veloce
a farci sviluppare.
Non mi serve il contatto con la
Natura,
saremo io e te , foglia,
e mi diresti che mi ami
perché non ho bisogno  del sole
per vivere, mentre tu sì;
Io ti direi che ti amo
perché non hai bisogno di nulla
mentre io ho bisogno solo di quello. Che le cose diventino nulla.
È per questo poi che le nuvole sono bianche
e gli uomini macchine
e i robot macchine migliori.

Mio fratello Andrea non dà importanza
a quasi nulla, che poi
è l’importanza effettiva
che noi nichilisti nullafacenti
predichiamo e prediciamo.
Non ha senso la bellezza.

La città morta sta morendo di nuovo,
come in un fumetto di Dylan Dog.
La città spenta
ha di nuovo il fuoco alle finestre (suicida).
Arderemo di sicuro come scheletri, come scheletri ameremo danzare e non ci importerà davvero se l’energia elettrica è già venuta a mancare nelle case ottuse e vigliacche.

Jenny ha in mano una torcia e la butta su un tetto di legno. Prima che lei mi mostri la sua anima vedrò che è il fuoco che mi compone e per questo compone lei al 90 %.
Due torce accese fanno solo un fuoco più luminoso.
Lo spazio tra me e lei ora è instabile come il giro di basso malato che mi sclerotizza veloce i timpani.
Ti chiedo scusa, piccola, sei in fondo ho bevuto fino a scoppiarmi le pareti. Ti chiedo scusa se per colpa dell’immenso fulmine che mi taglia in 4 ( e non si vede) io non mi sono fatto vivo e non sono esistito e non mi sono fatto sentire abbastanza.
Il problema grosso, fra me e te, piccola mia, fra me e te, Jenny, è che l’inondazione e il flusso erano già intrappolati dentro prima che lo sapessimo, e così hanno intrappolato anche noi.
Ora lei parla e urla mentre già a metà stiamo affogando, tutto affonda, e i muri che hanno costruito prima degli anni 90 se ne vanno, e le case pure.
Una bomba fischia e non sento più il vento. È questo il nostro momento, dove forse possiamo fingerci eroi merdosi in un mondo sporco e idiota.
L’eroismo, la passione sono diventati solamente stupore vigliacco e sopraffino e sublime per le banalità che il globo non sa più offrirci spontaneamente, che noi dobbiamo rubarli con le mani tagliente e già sporche di sangue.
Le foreste tutte affondano e la gente o è morta o morirà o non morirà.
Jenny mi chiede perché sono ancora un essere umano e non un tentacoluto specchio nero gigante girevole.
Mi chiede come si fa ad amare oggi, cosa sia davvero oggi il romanticismo.
Gli dico che è una seppia nera più del vento che ondeggia e spacca le cose e le succhia via e ne succhia via l’energia. Gli dico che il vero amore ormai è solo la delusione che ce lo ha tolto o lo scopo inesistente che ce lo farà riavere.
Mi chiede perché cerco ancora il mio equilibrio, e poi da un taschino lo esce fuori ridendo come per prendermi in giro.
Il mio equilibrio si è trasformato in un miope gigante malsano ed ubriaco.
Io la amo, ma non ho più idea di come si prova qualcosa.
È questo il prezzo da pagare per il futuro. Il futuro si evolve nella rozzezza. Diventiamo labirinti pieni di vagine vergognose/vergognate sui muri, buchi asessuati senza un minimo di adrenalina, cuori spezzati senza più femori, saette morte, fuochi spenti o ceneri spente o carbone spento e non bagnato.
La colpa dell’uomo è quella di vivere.
Io non so amare più e di questo ringrazio la mia sporca e infame generazione.

Così, sono sceso per strada tenendo per mano i suoi piercing che trasmettono poi trasgressione come una rivolta scozzese.
Oggi alla fin fine gli scheletri danzano le cortecce si infuocano gli uomini dalla folta chioma muoiono e il mondo crolla e la luna nuda ha solo voglia di osare sulla nostra paura ci si scommette i crateri su quella.
I molluschi vanno col purgatorio/conchiglia sulle spalle, con la coscienza brillante sì ma melanconica sui deltoidi, il loro io infranto sbrilluccica nelle pozzangherelle indifese.
I molluschi vanno senza direzione né quasi forma, pregano forni che sanno di legno incrociato e amano andare all’inferno con la mente e pentirsi con le mani congiunte.
Jenny ha un colpo al cuore, la tachicardia e il Thc e l’educazione di rifiuti al rifiuto.
Il suo sangue è la lapide su tutti gli uomini vuoti con la testa di paglia e il cuore desolato da palle di piombo come colesterolo fangoso nelle vene. Non si ama più, ditelo alla modernità, ditelo alla rivoluzione, ma tanto oggi moriamo senza analogia con le altre forme universali platoniche perfette ideali, tanto oggi moriamo e chissenefrega.

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