venerdì 22 marzo 2013

Altrove la gente balla musica elettronica



Hai osservato mai una finestra?
Aspetta che i vermi arriveranno, busseranno e ci sonderanno dallo stomaco alle sinapsi.
I vermi si arrampicheranno lentamente sui muri del cervello e ne mangeranno, già il processo avviene al livello di blastula. Oserei dire che forse siamo noi i veri vermi.
Guarda, lo vedi come strisci? Maledetto! Che il cielo abbia un po’ di pietà per te perché io non ne ho proprio!

In effetti sono solo uno sbaglio, una cosa che non doveva esserci però c’è.
Perché pensi al tempo? Lascialo stare quello!
Perché pensi? Accenderò un cero anche per te.

Sui motorini si urla.
Sulle bici si urla di gioia.
Magog arriverà e porterà pestilenza e viltà e nonpensieri e libertà dagli stimoli,
Saremo microorganismi
Insulsi
Che arrancano per mangiarsi a vicenda.

Vedi i sobborghi, vedi le auto in fila
vedi per cinque secondi un semaforo giallo.

Le istantanee dicono chiaramente
che è meglio morire.
Ma no!

Altrove la gente balla musica elettronica. Altrove suonano.
Ignari delle stringhe che compongono, ossigeno come ossigeno, il mondo.
Spaccati il culo! Muori! Devi morire!
è solo l’angoscia del tempo che passa, ho paura di quello più che dei clown.
È l’angoscia di diventare completamente maturati e di cadere dall’albero ; La nostra polpa si assorbirà alle radici.
Ci sono altri modi migliori per morire e sentire la morte che la vecchiaia, fidati.
Potresti intanto, accorgerti d’improvviso della sabbia che compone gli uomini, dentro, il dentro degli uomini, e di quanto siamo solo una metonimia; poi,  ti filtrerai dentro l'amore che gli altri non capiscono. Distillandoti  in significanti insignificanti ma carezzevoli teneri e adatti a te, verme! Ateo!

Un filmato porno gira, siamo fuori dalle chiese!
È il tempo dell’allucinazione sempre, allucinazioni semplici semplici.
Lo capisci che non provi più nulla? Lo capisci quanto sei d’asfalto e di carbone e di cenere e di cemento e di cuoio?
La calce ti ha ricoperto
disinfettato
manifestato. Piovi.
Purtroppo eri figlio di persone arrabbiate e nel gene hai solo la differenza.
Allora, sono nuda, che vuoi fare?
Vuoi fottermi?
Vuoi scoparmi?
Vuoi che io diventi di seta
di lenzuola
di camicie estive
L’estate passa troppo troppe volte.
Si fuma perché non si ha quasi niente più da dire e/o niente più da fare.
Tutti i tuoi sentimenti se ne sono andati via, dietro, davanti, sul fondo soprattutto, come piume o incudini.
La solitudine invero ti farà combaciare, ma con te stesso!
Degli altri?

Degli altri c’è da dire soprattutto che li odiavo e per troppo tempo li ho ostacolati.
Delle altre forze nulla.
Delle altre, forse, più nulla.

Essenzialmente è così anche per noi, che si dica sì o no. Il cervello ha bisogno di bastonate e sangue per provare di nuovo sentimenti di quasi vita. A volte mi stupisco di quanto la pietra ci rassomigli, latente e dura (porcodio)

Ho amato davvero, ma non esistevi! Perché?
La verità miserabile è che probabilmente è eterno, questo colpo di frusta. Questa autostima pungente e velenosa, questo voler scrivere.
Il problema è che la poesia è diventata Il Mondo. Doveva succedere il contrario, ma ormai ci affermiamo solo così.
È dare immobilità ai fotoni. È prendere il tempo e scoparci. Idealizzati i nostri corpi sinuosi diventano coperti di sangue asciutto e marcito, prenderemo in sposa le lacrime e lo sfibramento dei petali più belli,
ogni piccola cosa sarà veramente gigantesca, ogni piccolezza velata sarà il velo magnifico di Maya.
L’angoscia del tempo che passa non passa, è immortale più della Vergine Maria.
Dietro di te.

Assumiamo allora quanto più fumo possibile, ci gonfieremo come mongolfiere e scapperemo via pensando di farlo, e basta così per rattrappirsi e perdersi gli altri idioti, gli  altri flaccidi, gli altri vigliacchi e insicuri e nichilisti per finta, gli altri moralisti.
L’annullamento delle cose nasconde il segreto della scoperta.
È solo scorticandoci che vediamo come siamo fatti realmente. Siamo cellule che pregano
Il Diocellula per assolvere al ruolo di triste maggiordomo miracoloso degli esseri umani.

Allora ti sei trasformata in un determinato serpente giallo mentre fottevamo e io cedevo equilibrio come una batteria cede la sua carica o un funerale cede un altro funerale.
Veleno, veleno sulla pelle, macchie di acido e corrosione volgare, veleno a mai finire per chi non ha più foto belle da bruciare, per chi non ha più musica fuori o armonia dentro, per chi esiste radicato nel fuoco.
        Allora il Dmt. Sì, quello.


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