mercoledì 6 marzo 2013

Di che male morirà?



Di che male morirà?

Asini, maledetti spioni cani siete solo ingrati al vomito
schizzato  sulla strada.
Non mi sento davvero più bene,
è come se tutto fosse di ferro
un arrugginito stame che muore.
Signora, suo figlio forse
ha qualche ritardo mentale,
crede di volare con le scarpe,
crede di fumare,
crede che il mondo è una fibra delle sue mani.
Signora, lei è piccola quanto
una capacità
e sintomatica quanto le febbri,
non c’è dubbio che i suoi vestiti siano impeccabili
e la sua linea
da modella
e la sua pelle bianca bianca
ma quel poveraccio di suo figlio
dice che si è sfibrato
come un filo in una falciatrice.
Vuole suicidarsi.
Non è più come un futuro quando nasce,
sembra fatto,
sembra che si sia fatto di passato.
Sono queste le droghe che circolano oggi.

Ho paura che sto perdendo i miei petali,
ora che è autunno
un po’ come quando gli alberi ti sembrano
scheletri in una guerra civile.
Forse ci sono troppi orizzonti tra me e me,
tra me stesso e me stesso,
come due oceani che non sanno più mischiarsi
ma indelebilmente si appartengono.
Ora sfibro il mio cranio,
io stesso sono sfibrato
maleducatamente eccentricamente
sfibrato
dalle dosi di asfalto da leccare
dalla fragilità infranta delle tenere tenebre
dal natale di quest’anno
soprattutto deludersi, soprattutto questo;
deludersi di quanta superiorità si crede che esista
nell’automigliorarsi,
ma poi non avete,
siete svuotati da zappe nello stomaco
nell’anima
nelle farfalle
scavati come un campo di concentramento siete le vostre tombe.
Vorrei solo essere amato e
non considerato,
mi sto sfibrando con la chiarissima intenzione di farlo
perchè il sole o le nuvole crolleranno.

La mia anima annega e
si tagliuzza i fianchi
con una biro ,
poi ci scrive su per bendarsi e non stare
più
infetta.
Non brilla più niente.


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