giovedì 30 ottobre 2014

La battaglia di Uji

La battaglia di Uji

Remando indietro
verso la west coast
vedevo statue che lentamente
ricostruivano se stesse
con amore

Si può anche piangere
allorché i limiti del passato
scompaiono del tutto
in uno spazio bianco indefinito,
una palma in un angolo rosa chiaro,
i vetri della veranda.

Tutto andrà

È il fumo viola d’immagini
che ossida le nostre braccia
come in un’urna greca.

Non allungarti anche tu
in una serenità di finta-pelle di rettile

Sotto un ¾ la luna era completamente blu
e prostitute e transessuali danzavano
senza curarsi del pubblico

Tiro fuori la mia spada,
d’altronde è un guerra.
Navigare
fino all’immensa fica della India
e non si può immaginare un ritorno.
Ma cosa esclamare
cosa urlare
vedendo radici indistruttibili
sprofondate
nelle arcane rovine grigiastre
di regni che nessuno sa di aver visto? 

È la crisi epilettica del destino:
una scossa alla colonna vertebrale;
cadere vicino all’orlo;
sfiorare gli specchi come piccole Daphnie sporche.

Fu poco prima della fine
della 以仁王の挙兵 (うじ きょへ)
che Minamoto no Yorimasa, samurai stanco
come un albero senza fiori,
volle dirci addio

Io una barca di legno travisato,
perché questo ghiaccio?
Infondo
è sostanza lucente
la carne
una vena
i sensi di colpa
i sensi

Perdonate Daniel
dialer londinese classe ’95
per esserci rimasto di brutto.

Fino al tropico più remoto
fino ad orge tropicali
di malinconia
gialla e azzurra
e oceani di distanze

Il mobile bianco

Dissotterrare

Un’improvvisazione jazz al piano
mentre l’alcol entra ed esce e non esce
e ladies trentenni
attorno a colonne
e a scenari di seta blu chiara,
divani, idiozie inutili,
piscine più azzurre dell’atmosfera,
un prato illuminato dal neon.

Paguri
schiudono
gusci
in cerca
di un po’ di spirito
di diversa origine ed estrazione

Un tuffo giù dal cerchio infuocato
e rischiare di perdere
le storie d’amore tra i freaks
dimenticati
in un vecchio circo viola,
il terzo occhio

Spegni quel tuo cazzo di volto

Contare giorni lunghi nulla
un inferno di vetri colorati
e pezzi di ferro attraenti,
scorticarsi all’interno
e all’esterno
dentro blue melodies
e linee di basso funerarie,
non visibile l’anima,
lo spettro di ogni cosa
è la cosa in sé


lunedì 27 ottobre 2014

Manhood

Manhood

Cardiff: prima esperienza di vuoto d’affetti,
il contatto umano è fievole
come una torcia in Transilvania.

D’altronde è il ruolo del più adulto,
accendere luci chiare intorno al recinto
per potersi guardare.

Tre bambine nate probabilmente
tra il 2004 e il 2006
misero la testa fuori dal tettuccio
di un’automobile grigia,
tutte insieme,
scrutando il freddo da un altro punto di vista
oramai invisibile.
È possibile che quella al centro mi abbia sorriso

Affogare
nell’ignoto,
non solo “discenderlo”

Le mie mani le hai messe via,
paragonandole a Polifemo che piange per Galatea.

Anyway, ci sto provando
a seppellire
quel ponticello.

Magari bastasse la volontà!

Oggi la Natura
ha perso qualcosa di inutile
che forse nemmeno sapeva
di avere avuto

Quando ero piccolo
ho sotterrato
il re
e qualche cavallo,
ritrovati cinque anni dopo
sani e salvi

Ingoio due pillole
verdi e bianche
con su scritto “notte”

Un albergo malsano
su una baia marcita grigia e gabbiani,
l’estate, per quando bella ed insostituibile,
fa appassire le cose. È tutto.

Niente come aver trovato
la risposta blu
agli infarti
alle intermittenze
alle apnee

Di certo la festa
per la Zucca Jack, qui,
sarà un delirio
di droghe
una battaglia
contro la spontaneità
alla quale mi unirò come mercenario
e guidato
da un ipotetico Senofonte

Tutto questo è il prezzo
ed il valore che ha
l’averti abbandonata agli inizi di luglio,
probabilmente
non mi ero accorto
che eri Meroe, e per ciò disabitata,
e la mia mente deve aver sintetizzato
male.
Qualcuno mi disse, un giorno,
che il ruolo del più adulto
è inghiottire,
inghiottire chiunque.

Tutto metafora
tauro di bronzo cretese
nella cui pancia
ci arrostiscono
ci giustiziano

Mentire, inventare,
solo così si va avanti
nella lunghezza della collina,
con un sole che sorge dietro
ma vedi solamente i raggi
e non puoi misurare
le dimensioni di te

Quindi divertirsi.

Al minuto 5:10
c’è il solito climax,
il colpo di coda ultimo del disordine,
e cadiamo

Fischi, applausi,
frac,
che schifo…


sabato 25 ottobre 2014

Amaterasu oo mikami

Amaterasu oo mikami

Ripensando al tempo
non ho mai goduto così tanto
a dirti la verità- siamo cresciuti malissimo-
Non bisogna fingere,
dal labirinto non si esce vivi.

Sofocle piange un po’
e si rasserena anche lui

Per vivere bisogna almeno essere belli!

L’interno di quel corpo
era raccapricciante,
come
lamette e membra
in una commedia.

Ma non si evita la tempesta.

Ripensando al tempo
non ho mai goduto così tanto,
davvero.

È meglio del corpo nudo di
天照大御 (あまてらす おお みかみ)
quando è uscita fuori dalla caverna
in tutto il suo splendore
paradossale

Ma d’altronde le malattie
sono come un’alba di rivelazioni
che non smette di sorgere,
per lo più azzurra

Per lo più azzurre.

Ragionando ho capito finalmente
un’estasi superiore,
non ancora
raggiunta.
Eppure qualcosa mi sfugge.

Un fantasma violaceo
io che non capisco
un fantasma violaceo
sul balcone,
la notte è perfetta da ogni parte,
specialmente se non la guardi.
Insomma,
è te.
Criticarsi non serve più,
crescere,
come i ponti di ghiaccio dieci mila anni fa,
smantellare il corpo,
metterlo tra parentesi.
Inventarsi.

Lo specchio non risponde.

La calma,
la fronte sta per scoppiare,
il monte leggermente pendente verso sinistra.

Accumulare tramonti e sabbia,
per chi questo sforzo di costruire nulla?
Per chi questi monumenti di nulla?
Io non sarei lo stesso io?
Non mi occuperei lo stesso
di me?
Seduto sul treno
luce rossa passa
rumore pesante passa
il vero o falso io
ha la forma di una linea
ogni volta diversa

Certo, in mondi degenerare
e provare a sognarti
e non credere
e non credere

Che schifo che mi fa il cervello, a volte.

Su una stalagmite
sono riuscito a vedere
un futuro accettabile
per me e per la mia caverna di ghiaccio.

Meduse contorte rosso porpora,
è questo tra il meglio che sono riuscito a trarre
dai primi del duemila.

Sentimenti che marciano verso il baratro
come cavalieri armati di lacrime

Che cosa…

Il respiro è una fantasia

Rumore di passi,
forse è solo un bug.
Non giurerò

Anche oggi le rose
si lamentano di essere state dimenticate,
non preoccupatevi
pure voi
di questo.
D’altronde
l’occhio destro ha deciso
di cessare di esistere
in quanto tale.

A tutti la possibilità
di sperimentare il proprio animo
e guardarlo
rincorrere se stesso
sotto forma di desiderio-all’infuori-di noi,
di soffrire in valanghe di neve,
di mangiarsi da soli,
danza di ballerine francesi
più o meno nel 1871
ecco una cosa per cui vale la pena piangere.


Una piccola onda
ha il colore della gola del male,
l’ho già vista.

Il sole. Piacevole anche immaginarselo.

Tutto lo vedevamo dal garage,
un mondo illuminato e basta,
potrebbe ricordare l’Illinois immaginata.

Ma non è perfino questa
l’illustrissima presa in giro
di un reame al di là
e quindi al di là di noi?

Potrebbe essere.







giovedì 23 ottobre 2014

Uther

Uther

Nessuno vuole condividere
la sdraio.
Ma il mare pensa lo stesso.
Lingue e sale.
Torture, piacevoli tutto sommato.
Ascolta, ascolta.
Come il rumore di un campanellino
fratturato
o l’odore della lavanderia allagata.
Nel frattempo la lavatrice
compie le sue centrifughe,
noi non abbiamo ancora capito
se uccidere o no.

C’erano le scale
a casa di Zia Nora centenaria
e un marmo grigio più del paradiso, credo.

Giravo e giravo intorno alla fontana azzurra
sperando di sentire quello sgocciolio perfetto
che mi avrebbe portato dalla principessa,
e il regno dei babilonesi si sgretola sotto le sabbie del tempo,
piccola luce magica blu in fondo alla gola.

Un pianoforte negli anni’50,
invidiabile.
L’età del jazz ha sfornato i presupposti
per rimpiangerla.

Tutto è una rete
cosicché oggi può essere domani
e domani può non esserci

Trattenere la tosse
che risale dallo spirito
e poi la visione di un sole che non sorge.

L’albergo è angusto, l’ego sfida l’ego,
perché rintanarsi tra le braccia del diavolo?
In fondo, scappare non è reale,
spezzare le catene dell’immenso gigante di pietra,
lasciarlo libero per qualche tempo,
cambiare il corso di un fiume d’anime.

Peccato che ieri
passeggiando per il grande decumano
non ho colto le sfumature del nulla
travestite da ragazze ubriache in processione.

Impallidire.
La parte destra della fronte pulsa e scoppierà.

Le testate giornalistiche
ammassi indigesti di tombe di idee
e dietro
i cadaveri dei cavalieri
i cadaveri bianchi dei cavalieri in rivolta
morti sotto la grande pietra di una verità
da sempre ritenuta scomoda e quindi inaccettabile.
L’eternità ha la forma di uno schizzo d’acqua
sul corpo liscio e affusolato di una Miss
almeno per questa volta disposta a concedersi

Poca gente sul litorale,
dune,
vedere garantisce meraviglie d’immagini vivide
più vivide perfino di te quando mi baciavi sotto lo scettro del buio,
un lungo respiro, chiudere gli occhi, dissolvere il mondo in un attimo,
poi la luna prende parola un’ultima volta

“Nessuno può muoversi”

Ma dove assicurarsi di cosa
mentre il lupo sbrana gli affetti
e le falci si incamminano a schiere
e il cielo è un tumore?

Dove forgiare se stessi?

Increduli a piedi nudi e la sabbia
non un elemento di troppo
mentre ci consumiamo,
la corona di fiori per aria,
sbocciare incompleti giù nella spirale,
gli scheletri ciechi da tempo
una donna bellissima in bianco e nero

Vidi poi Uther indossare la sua armatura
ma solamente nei giorni in cui
la pioggia era troppo pesante
per un’incoscienza
cresciuta nei rovi
e per tanto tutta sbrindellata.

lunedì 20 ottobre 2014

L’ultimo volo di Spiderman

L’ultimo volo di Spiderman,

L'ultimo volo di Spiderman
New York City immensa.
La colpa diventa
sacrificio e rinuncia..
Povera Mary Jane! Povero Peter!
L’eroismo d’altronde è sofferenza
e così l’avventura nello spirito
L’ultimo volo di Spidey
prima che la stretta dia un altro giro ,
poter essere liberi di idealizzare.

Il seno piccolo della principessa Farah
e una Persia che sta cadendo a pezzi.

Chi è che ti insegna la resistenza?

Bisogno di
“accanto”
e
disfrequenze intorno al letto,
una sposa
una collina
un bel dolore
e le colonne potevano anche
offuscare la luce
e i passi distruggere il pavimento
e le bugie diventare
finalmente realtà,
ma non sarebbe lo stesso
stato per te.

L’aria sembra pensare
ad un malessere invedibile

Una prigione
non per forza
è una brutta cosa

Ora che mi sto disgregando
e non è un gioco
chi avrà la pazienza
di divertirsi
di amare
di rincorrere se stesso
o se stessa?

Eppure il corpo
non è assolutamente abbastanza.
È il motivo per il quale
le mie lenzuola sono verde chiaro
ed il disegno
è bellissimo ma incomprensibile

Schivare la verità

Un flusso di immagini
possibili impossibili,
malattie cardiache
e mai pentirsi
di tenere Lilith per mano

Troppo scarna e patetica
sarebbe la forma
della statua,
aspetterò in silenzio che si frantumi.
Ed ogni desiderio
si contorce vicino all’altro

Costruire un’ostrica
di bellezza inventata,
è questa la missione

e nel frattempo
ho visto
Zephon
immobile
scarnificato
trasformato
in vomito rappreso
aracnide e sangue secco.
È stato fermo immobile in una stanza
per secoli
rendendo la Cattedrale Sommersa
il suo stesso schifoso esoscheletro .
Ho ragionato e ho capito
che anche lui tutto sommato
è un simbolo.

Una volta in Giappone
ci sarebbe stato
un teatro vuoto
con poltroncine rosse
e palcoscenico color metallo,
solamente Io
unico spettatore

Lo stesso

Un letto rosso
e tre corpi.
È ingestibile
dall’anima
questo caos osceno
perché così
lo abbiamo imparato

Il templio della luce
ha generato
mostri e cancrene
sciamani e messia
sparsi qua e là
nella dimensione.

Un mistero
comprendere
tutto ciò che c’era dentro la scatola.

Mi trasformo in continuazione,
quello che avrebbero voluto
gli scassati fratelli francesi,
quello che hanno odiato in loro stessi.

E dalla gabbia
convincere il sogno a ritornare,
convincere i coltelli a fermarsi,
convincere il sogno a tornare.

Il fiume ora ha un odore
che dovrebbe ricordarci
come non esistere.

venerdì 17 ottobre 2014

Prima del La Maggiore

Prima del La Maggiore

Ricominciamo

L’estasi…
sai dirmi cos’è l’estasi?
Sai bruciare?
Puoi bruciare?

“Old king cole
was a merry old soul”
dissero i vecchi bardi.
L’Inghilterra pertanto era una palude
e perdendosi
soffrire il distacco dal regno argenteo.
In queste circostanze non è permesso
fumare.

Pur concentrandomi
vedo le tue mani
squagliarsi
colare loro stesse
sul letto idiota.
Un’acqua che ha l’odore
di sangue,
un’aria che non ha odore.

Nelle rovine del reame
le statue muoiono
i gabbiani rovistano rifiuti
dissacrano la terra dei vermi

Ho mancato anche il compleanno di Mara Blasco.
D’altronde troppi vetri, in coro,
mi tagliuzzavano il cranio.

Attraversare l’arco…
Solo tra molti anni.

L’immenso serpente rosso
una divinità persa nella realtà,
confusa, triste, alcolizzata
attraversa anche fasi di forte dipendenza
da allucinazioni.
Non è ancora pronto
per superare le porte del giorno
e diventare il caos.

Dallo specchio due mani lunghissime
ti trascinano dentro
in un loop di visioni
e bambine con abiti da sposa

Triturarsi.

Non sto poi così male.
Le membra vanno cercando
altre membra
per dissimulare il trucco,
un cigno che si dissolve,
un pilastro di simboli.

La catechiesi non è corretta,
non è assolutamente corretta.

The modern age:
cercare in tutti i modi
di impalare lo spirito
o di mangiarlo lentamente,
e tutto si consuma e vola via,
ricordi, scenette, emotività infuocate,
la cenere di se stessi,
calpestarsi all’unisono
è un unico tonfo
verso l’inferno,
e mai dischiudere Afrodite
o qualsiasi segreto
il suo seno nasconda.

Un uomo a forma di 10 sterline
svampa distratto,
inutile.
Di certo non ha mai visitato
la fogna
o il cielo porpora

Non capita spesso.

Il Main Theme
comincia
nella desolazione di un gioco perduto,
e pure si può scorgere della sabbia giallina
anche lì,
nonostante tutto
viene fuori
il mare
e i contorni dissolvono.
Ma è l’ultima fantasia.
La notte ha infatti seicento denti
per masticarci
e tranquillamente ha inizio
il pasto macabro,
dove
il rumore di ossa che si frantumano
assorda menti e anime incatenate
le une alle altre.
Un ultimo passo
verso il buio
prima del La maggiore.

giovedì 16 ottobre 2014

Princess

Princess

La fatina immigrata,
prostituta dal trucco obliquo
in cerca di sigarette.

Oggi separarsi da oggi,
oggi separarsi da un presente
di ferro,
dio non è una bella cosa

Piuttosto una spiaggia bianchissima

Il problema
è
ideificare
edificare
in teste di diamante,
dove morire, cavaliere?

A mala pena
non affogherò
nel lago del cervo
in cerca di una cura

Abbassiamo il volume

Quest’ibrido
ingordo di sé

Paragonabile al nulla?
Niente, credo.

Oddio

Qualcosa si è ficcata a forza
al centro della fronte,
impossibile tutto ma la follia.
È demoniaca e alla forma
di un desiderio sporco e perfetto.

Tornare
sani e salvi
sul tuo divano blu…
è difficile
spaccare
le isole innevate
dei tuoi occhi morti,
svegliarsi,
riempirsi.

Un piccolo trapano

Non-possibile:
separare bellezza e caos
-l’ultima nota di un pianoforte
consumato-

Signore e signori:
il luna park del demonio
riapre!
Approfittatene!

Nel mentre affogavo
cercando di tradurre
il mondo dentro.
Anche sperimentare la morte
immaginando
è pericoloso.

La principessa
imparerà a sue spese
cosa significa
proiettarsi al di fuori

Il cinghiale
sputa fiumi di sangue
nella sua ferrea
determinazione
a ritrovare la fonte della vita.
Da piaghe
esce
inferno tentacolare
contagio.

Guardatevi dall’universo di fuoco
che custodite incoscienti,
dalle madonne bruciate,
dalla sifilide, dalla sifilide.

Spia.

Spiralling down.

Spia.

Un grande anima azzurra
e cose che solo io sento e vedo.

Non distinguibile
il sorriso del fenicottero.

Non percepibile
il messaggio
aldilà di x, y e z.

Effettivamente
molte cose
muoiono sistematicamente
nella fabbrica nera dei corpi,
così fragili….

Nudi. Assolutamente nudi.
Nudi per forza.
Che c’è di male nell’irrealtà?

Percepirsi stagno fuso
che soffoca i contorni.

-i rapporti:
ognuno prova ad aprirsi il torace
con le unghia
e ad ingabbiare
la creazione mentale che ha scelto.

Ma è solamente incomprensibile
lo sguardo dei mostri,
non dormire. 

martedì 14 ottobre 2014

Furono bei giorni

Furono bei giorni

Furono bei giorni
quelli in cui l’anima si travestì da me stesso

In altri
dovetti affrontare
i parossismi dei teenager
e le tenaglie
e il fratellino Melchiah
ammasso di più corpi marci
cuciti assieme in un unico aborto

(cambiando discorso)

Leopardianamente
un’asiatica
vista da dietro

Fisso la telecamera
con insistenza.

Perdersi.

Il trono è fiamme
su cui ustionarsi
tranquillamente
la pelle della schiena

Masticare se stessi
-il traguardo-
mentre soldati scheggiano volti di soldati,
evadere dalla prigione di sé
in un caleidoscopio di tristezze e sangue pestato

Il castello
crollerà,

Bruciare
in un momento in cui
nemmeno la verità
è vera.
Da bocche rosse
morsi enormi

Un termosifone: una cosa bella.

Paralisi,
immagino con tutta la forza che mi rimane
di essere un sasso levigato dal sole

Il respiro
si allunga
insieme al tempo.

Il cranio si è spanato.

È una tortura
non avere
l’oceano sul comodino.

-          Parte 2:

Furono bei giorni
quelli della casa in India.

Ora
un robot
mi trasporta
in una sensazione,
io lucido.

La trasposizione.
No non imiterò
la forma vuota
di una teoria sul mondo.

Un’onda,
ha la forma di una vita intera…
Così cadendo
così compiendo disegni immensi, sconosciuti, ettagonali.

(?) (?) (?) (?)

Cymraeg ha tremato
ma non ti trovo più

Adesso la stanza
è vegetazione,
carbonio al posto di pelle
¡strangolali!
e in un nulla
verso liquidi odiosi.
. sick .
. sick .

. tiepida .

-è l’anno del male-

Oggi non può essere oggi

Ecco per voi,
ladies and gentlemen,
qualcosa di scandaloso:

.In un tempio
accudire
ciò che rimane
della fica dei nostri ricordi.

-Si mangiano a vicenda-

.Anarchist- !!!-.

-un pedofilo
che non fa del male a nessuno-

-Pietà per i vivi-

Il timpano si lacera.

Ho ucciso
la tua figura ormai innocente
con la spada della psiche.

-pietrificarsi-

Di nuovo
in un climax

-La manta di cristallo
sul comodino,
la voce si rompe.

La voce si rompe


lunedì 13 ottobre 2014

Uno

Uno.

Pregare.
lei anello di fuoco
non siamo noi.
Non un cavallo alato fuori.
Specchiarsi in fiumi
e deridere Natura
no non deriderla
anche tu.
Nel templio della luce
ci si rompe
vedere
ottenebrare
non piacersi.
Pregare.
Aureola.
Bene.
Sto cominciando
a vomitare.
- il testamento
lascia sfere di dolore-
Tu lo capisci che problemi ha quello?

I pionieri alle cascate del nulla
nulla sono destinati a trasformarsi
e pericolo
dietro ogni volto squilibrato.
Il rifugiato algerino
mi parla
dalla sua sigaretta filtro di carta,
glieli vedo i suoi polmoni piegati in due.
Un male atlantico.

Scopare.
Quindi disperdere.
Sogno lucido: io non sono più io da un bel po’ .

Il catarro compagno

Lo stare in piedi? No.
Il sussurrare parole piccole? Nemmeno.
Solitudine vinta da solitudine
un cammino verso l’altare oscuro
dentro
dentro
più dentro.

sabato 11 ottobre 2014

Those women longed for the touch of other’s lips, and thus they invited their kisses.

Those women longed for the touch of other’s lips,
and thus they invited their kisses.

Meditazione:
vedo
che il tutto
è l’insieme delle parti
più qualcos’altro viola

Sei braccia
che cercano
cenere dentro,
dolce.

Quanto mi dispiace.

Non resta quasi niente
della casa gialla,
del bagno azzurro.

Rubare
amore
da parole piccolissime
e spargersi
nel campo
del Chaos

Quelle ragazze
non volevano altro
che labbra.
No no
Brancheflore
non l’avrebbe potuto sopportare.

Terzine
come una tortura
in acqua bollente,
la corona d’affetti
cade per terra
si infanga

Tutto è immaginario,
quindi credere per vedere.

Quanto avrei voluto
che i tuoi capelli fossero blu
e i sorsi più lunghi
e non provare odio a scatti

Tritarsi da soli
nel mare rosa,
le mostruosità
rimuginano
e vomitano
onde perlacee
su ricordi
non più raggiungibili.

Al di là dell’arco
il comodino d’esposizione
di tutte le cose eterne
conservate dentro
uno spirito,
i souvenir della psicoanalisi,
l’inferno blu chiaro.

Adesso
il nucleo oscuro
comincia ad essere più malleabile

Passaci attraverso,
troverai cavalieri
miseri
e Ginevra con un vestito nuovo.

Sebbene la testa
perde oro liquido
Sebbene il cielo
rivela
angeli immensi
inguardabili
spaventosi

Quella volta per strada
dopo lo sbocco
si decise di lasciarti lì
a ricordare
cose per lo più inventate
da un cristallo fucsia
troppo presente
nelle nostre discussioni.

Eppure
quello che chiamiamo “ cuore”
vuole solo
uno specchio

In India,
in India.
La fantasia è un mostro.
La fantasia può anche essere un mostro.


giovedì 9 ottobre 2014

Nel becco del corvo

Nel becco del corvo

Potrei essere di qualsiasi nazionalità
per altri occhi
in questo vento riprodotto
da hardware meccanici,
pur indossando quella stessa armatura
che sopravvisse al giorno
delle grandi piogge improvvise

La morte è un gazebo bianco
soffocato da tende grigie,
quando le sposterai
farai l’amore con la luce,
morire tutti insieme.

Un cerchio può sempre sembrare
un quadrato
dall’altra parte di una catena sospesa

Possibilmente
i miei polmoni non sono fatti
per un mondo
pseudo-indipendente

La quest era
ritrovare
l’uragano che eravamo,
spiare noi stessi
dalla serratura
di un ipotetico buco nel mondo.

Interpretare.

Non erano le dieci e mezza
sul palcoscenico blu,
dove un rumore di congegni
neri
lavora l’aria in una forma accessibile ai più.

Una tempia scoppia

Ho avuto paura
una paura disumana
quando sono sceso
nella gola del mostro.
Una bufera di simboli
sparsi
lungo una cavità
che probabilmente
era l’universo stesso.
I totem per Amore
hanno facce slave, distorte,
vagamente ti ricordano
David Lynch,
ma tu vai avanti
perché sei progettato,
anche quando si spegne
la catastrofica luce del cervello.

Tra le onde viola ecco poi una primordiale bellezza,
la prima ninfa ad aver visto le nuvole,
la guardo mentre mi spengo
mentre mi sciolgo.
Ma io lo sapevo, d’altronde,
che l’oceano dello spirito
è quanto di più pericoloso
si possa incontrare….
Superarlo dissolvendosi
superarlo rompendosi
superarlo arrampicandosi
sulle proprie stesse ossa.

Poi, eventually, la terrazza,
beatamente illuminata.
Breve, caldissima.
È lì che dovrò soffocare
il mio fuoco.
Sotto le distese azzurre,
tutto riflesso in tutto.

Una calma rialzata
in primo piano,
dissociato da me stesso
prendo da dietro
una ninfomane
in una cucina asettica.

Siamo quasi tutto.
Lo scioglimento della pelle
implica tristezze
come polipi giganti
avvinghiati poeticamente
all’oltretomba delle proprie visioni.

Ma i morti con cui condivido tremendamente
la finzione
dove andranno
una volta finito tutto?

Un’Atlantide
con una forma armonica
sommersa
dalla libidine esistenziale.
Adesso so
cos’è la muffa
che contorce
la corteccia dei pini azzurri

Ragazzina idiota
vestita di nulla
sporca senza saperlo
sporchissima.

Poi abbiamo fumato i cristalli sbagliati.
“Che brutta cosa la verità” pensavo.
Dalla rupe
il salto
sarà tremendo,
dalla rupe
il salto
sarà tremendo.

Tutti collegati.

Nei demoni ritrovo la pace,
una pace nera, offuscata, densa,
riverbero e cut-off al massimo.

Non devo dimenticare
di abbracciarla.

Così il polmone
andrà lacerandosi da solo
nel becco del corvo,
sfilacciandosi piano.

No, non pregare.

Solo nella città delle idee
sono riuscito a vederti
e a vedertela.

I morti dentro di me,
c’è anche David Hume.
Così ho inteso
le parole
di un messia ripescato nel caos

Dentro la scatola:
-Un volto idiota
conficcato in anima
-mani per forza piccole
-un vecchio Aprile stanchissimo.

Il cigno. È nulla anche lui.
Ma un nulla tenero.

domenica 5 ottobre 2014

La neve

La neve

La tempesta è giunta
alla fine

Anche io se voglio
so trasformare il mio corpo
in marmo

Il gusto del catarro
non è cambiato mai

L’ossatura ha ceduto,
è crollata sul fianco destro
in una posa da Galata morente.
Non ha retto il forte vento
dell’ennesimo tentativo
di ricomposizione.
Non ha retto l’ennesima fine del mondo.

Le profezie sono ovunque

Si stende un tappeto
bordeaux
di fronte al principe ragno,
un demone venuto
per mostrarci
un inferno
straripante significati

è la solitudine?
Credevo l’avrei riconosciuta….

Lasciatemi abbracciare
il drago delle mie perversioni,
quando sono uscito fuori
a nessuno importava.

Cadono i fiori
rivelano
due bambine che si baciano,
non sanno cosa significhi
amarsi.
Una triste cosa
dalla quale tesseranno
la bandiera della vita

Il nobile alcolico
è finalmente arrivato

Nel 2005,
scappando alle giornate di pioggia,
credo di essere riuscito a non pensare
per qualche secondo

Sto piovendo dentro

Due gambe si allargano
anche oggi
per noia e per amicizia

Un gruppo di piovre
violente con sé e con gli altri
solca correnti di cenere
in cerca di una prospettiva migliore del proprio destino,
nemmeno loro fuori
dal giro di ruota.

A che serve?

A cosa servo?

Poco fa dentro mille luci
il calore che mandavi sulla mia bocca
era una coperta di petrolio acceso,
mai spento,
ma è passato come tutto.
Dentro il manicomio
l’unico angelo
ha scelto proprio Arnaut Daniel,
un angelo pesante
la sua lama sembra il gelo
che ci ricoprirà,
il gelo che ci rivestirà.

La mattina dopo quella follia era giunta al termine
 e mi ritrovai disperso in un’Alaska interminabile,
ti ho poi rivista
dentro un esoscheletro di ghiacci diversi

Adesso che non ce l’ho davanti
comprendo cosa significhi la neve

Quest’io…….
Un vortice di volti e di momenti invecchiati
che ha ancora la forza di smuovere il mare.

Il tempo mentale
può anche ucciderti!


Reputai, dunque, di essere molto stanco. 

sabato 4 ottobre 2014

La iena ha urlato

La iena ha urlato

Il mio letto
fu su tutti un posto paradisiaco
dove un cane si stende

Una spiaggia,
la villa filosofica
davanti sulla collina.

Che gambe
che ha Alley!
Ieri nel degrado
ha vomitato l’anima
in un vassoio
mentre io le tenevo la testa

La iena
urla: “ You won’t date me!!”
in un dialetto celtico
mentre sbrana
ciò che credo sia il mio corpo

Il cadavere appeso
copre il crocifisso
lascito di mamma

Prude l’universo,
un taglio infetto
che si gonfia,
sangue su scarpe uniche.
Titano, ti prego, prendimi
e scagliami
contro il palazzo del fuoco.
Sarò contento di essere
un’arma.

Cerco di non pensare
in sanscrito
perché sporcherei l’immagine femminile
che ho dentro

Mi manca spogliarmi
e salire sulla mimosa.

A Natale
non sarà Natale