lunedì 29 luglio 2013

Ghiaccio numero otto.



Ghiaccio numero otto.

Il vuoto
devasto
di relazioni
scempio.
L’albero
è distrutto ovunque.
Ogni sera
il bisogno
di arie diverse
ma uguali,
poi corri un po’.
Non è vero
che siete veri,
c’è di certo
qualcosa
che non mi fa
amare.

mercoledì 24 luglio 2013

I bambini.



I bambini.

Accanto al sole
si avverava
la loro infanzia,
ma che gliene rimane?
Discutono
sui propri ruoli
oggi,
la madri di certo
borghesi  o antiborghesi
si diffondono
lontano nel tempo
e nello spazio
e nessuno li guarda.
Le luci del giorno
per lo più bianche
o gialle
invadono
per un poco
gesti
che poi
saranno divorati dai secondi,
loro non ne sanno
nulla di nulla
del vento
nella testa
e si mescolano
all’illusione
come se fosse vera.

Io cercavo la bellezza
negli altri,
una circostanza deficiente
e sola
per non spingersi avanti.

A tredici anni
fumava erba
ma anche
sorrisi
e atteggiamenti,
devasto nella mia
memoria
non ricordo
se facevo o meno
il male.

Non avevano
esperienza
e godevano
dell’essenza
delle cose
intorno.

Infatti,
scopriranno l’oceano
delle bruciature .

Ma tanto,
dispersi infami
nel volto del vuoto,
ricorderanno male
loro stessi e agiranno di conseguenza.
La mattina per ora li culla
in uno strano blu
di dispercezione
e non disagio.
L’oggi ci impone
ruoli
del cazzo,
ammanettano quindi le lacrime
e presto s’imbarcheranno
via dal cranio
verso l’orizzonte dei grigi.
L’anarchia
si sbudella
davanti
ai miei occhi,
nessuno ha difeso troppo
l’arroganza meschina
dello stupore,
quindi si annegherà
convinti e contenti
perché convinti.

Lei di colore
esala
sgraziate
menzogne
per costruirsi
un’immagine e un ricordo di sé,
tutti se ne prendono cura
con la malattia
della paura
di rifiutare.

Fingiamo, per ora,
di non aver mai assaggiato
lo zucchero.

Una immemorabile
malinconia
so che forse
non ne avranno coscienza
e non mi dispiace,
mi si soffre addosso
il peso di piume eccitanti
calde
e di iceberg assetati
del freddo
che scatenano
i rapporti sociali e i loro nomi,
gli si condenseranno
le pupille ancora
per poco,
nel migliore dei casi
saranno banali e soddisfatti del non-sé,
nel peggiore
apriranno la fogna
del viso
alla prospettiva
del contrasto incolmabile.
Vuoto di vuoti seni,
la notte gli è già scesa
davanti
e si sentiranno
più che accusati,
il velo dissetato
dei modelli statici
prenderà la loro
pelle
e la loro anima metallo non più blu
ma sereno
per finta.
Si godono il sole e il mare per ora.

sabato 20 luglio 2013

Frattanto.



Frattanto.

Ci si sommergeva
di nero
e ne ballavamo,
il giorno dopo
c’erano solo scheletri

I combustibili
usati
vi generano la messa,
mi rendo  conto
della centrifuga
inversa,
avevamo cominciato
il grigio
ma chi non si tira indietro?!

Mi ricordavo
certe
lenzuola
che camminavano alla giornata,
e non potevano smembrarsi oltre
e tramandavano
l’autodisciplina alla sopravvivenza,
poi mormoravate
cantilene negative
e distruggevate
pacchetti di sigarette vuoti.
Volgari,
come il vostro corpo.

Nel frattempo
avevo paura
di legarmi,
osservo attentamente
il significante
di certi rituali sociali,
m’immagino come sarebbe
se esistessero
i motivi,
tutto si volterà.
La dittatura mi vuole libero,
la dittatura, dico.

venerdì 19 luglio 2013

La distrazione: Mi salto l’apocalisse e vado direttamente alla post-apocalisse



La distrazione: Mi salto l’apocalisse e vado direttamente alla post-apocalisse.

Ci raffreddiamo a vicenda
come due titanic,
non ti spoglierai più .
Ci strappiamo pezzi di poster
dalla pelle
che poi si dice che siamo grandi
e idoli non ne abbiamo più
e chissenefrega.
Oramai le stanze assumono il colorito
tipico dell’eyeliner,
e le mogli per strada
e i mariti per strada
seguono locomotive trasandate
verso l’annullamento della consapevolezza.
Adesso che ne hai un sacco
non ne vuoi più,
e io e te siamo amori al quadrato
ai quali non fotte niente
dell’amore
vero,
gli uomini diventano
Hipster banali
e che sarà!
Le nuvole inscatolano acidi
come negli anni 70
e quindi ci svisionano addosso il loro squirt perverso,
e tu che ne sai dell’odio
se non fai altro che odiare,
è ovvio che
hai costruito
mille fili spinati
è ovvio
che la tua porta
non era enorme
e che non vuoi venire.

I bambini acquistano
televisori domestici
e li portano a spasso,
e la pubblicità gli insegna a volersi ascoltare
per potersene vergognare,
pagheresti l’assicurazione sul piacere
e così tutti.
Sventoleremo anarchie politiche
Per non seguire la moda,
distruggeremo l’estetica
per non seguire la moda,
andrà di moda poi,
e il fumo è anch’esso chimicamente sporco
e il fumo
e il fumo
tormenta
le mani già scheggiate
per sbaglio,
non siete più nudi da un secolo,
non siete più voi siete voi.
I pomeriggi
si allungheranno
e così
la paura del tetano
e del mare
e delle lamiere.

Ma nelle pozze petrolifere
la violenza si autoamplifica
e si auto assoggetta a sé,
cosicchè non c’è bisogno di esistere.
Ma negli scartavetramenti
si annidano
cespugli
di irrealtà
che diventeranno
amore
e estremi.
E amori estremi inutili perché non,
e non dite più niente,
succhiate ancora benzina fossile
dal cibo
e alimentate
la meschinità
come carburatori al miele.

Non capite gli elefanti che sanguinano,
non capite la ricerca della sintesi,
non capite gli elefanti che invano si ricordano le cose.

Nascondi col correttore
le distrazioni ,
deturpi timori
e li rendi timori migliori.
Ma io non ho che la paura
di non percepire
tutta questa schizofrenia finta,
non ho che la paura
di vedere la realtà
idiota
sporca
macabro circo di preti e scolopendre,
non ho che la paura
che il piacere non esista,
o che io stesso non ci sia. 

La distrazione,
il distrarsi,
correre.   

mercoledì 17 luglio 2013

Diciassette otto



Diciassette otto.

Pt.1: Los Santos.

Toccammo Los Santos
nei cervelli
e poi
significano
umidità
significa
che i momenti
sanno esistere e non esistono
ad un tempo

Scommetto
che  mi
scorderò.

Gli alberi
crepano
con bei fiori,
comincia la danza
dei freni a mano,
le sinfonie
di mille chiodi
le arpie
le scopate
mi riferisco al non averti ucciso.
Adesso la Sicilia
è impestata di zanzare,
mi sembriamo vecchi,
odio quelli che odiano.

Oscuro è il vizio
di certi pezzi di cane,
dai profili enormi
delle ruote
intravedevo
che la terra
non c’era
più
ma la realtà sussisteva.
Poi, il tempio
della non-volontà
generò mostri consoni,
io non vedo mai

Messaggeri di scarpe usate
e di bestemmie,
mangiamo male
dal barattolo della freschezza.
Si scappa dalla base
verso
allucinate cappellaie
nude,
lo spazio sbrana altro spazio
e ci si veste male.

Pt.2: Misericordia e una sega.

Mi sono
rotto
dei cadaveri
di formiche
e
non ho senso

mi piace
l’anima,
e morirà
col gas
e non ti ho detto parole dolci
Meritate
aghi
e
silenzio
e
non.

Mi sono accorto
dei sieri
e delle opportunità
e del tempo
come
miserie in scatola,
seriamente ho paura di non sentirmi,
e tu non ti sentivi  mai.
Migliorerai nei fondali
e io tempeste
e ti saltano addosso
e Io.
sto tra i destini.

Ora che siamo meccanici
dirò cose
che fanno piangere
le gambe e loro.

Pt.3 : Testa di cazzo.

Lei la credo
una pietra che prima
era viva
Io mi meraviglio
dei giochi a chiamo
delle ragazze.
Odio che occupino il mio letto.
Poi la droga
le salverà
dalla nostalgia della droga,
ma sei io non so neanche
se sarò vivo
tra un momento….
Ho il diritto
di affermarmi
di esplodermi
l’emicrania che ho dentro.
I numeri hanno bisogno di numeri.

I giochi mi eccitano
e sanno di colori
io mi estraneo di continuo
nel ghiaccio
e sia.
Loro non capiscono un cazzo
fanno sesso come volpi impazzite
mandano metafore sulle incomprensioni
ti fanno vedere dentro la gola
per non annoiarsi.

Pt. 4: Paura.

La fretta che non ho
la paura che ho

io e tu abbiamo scordato
come ci si lecca,
temo che ormai
parlo solo con me stesso
e vedo solo me,
io so che ti immagino
bianca
e irreale.
Devo riprendermi
prima che l’eterno ritorno
mi annienti,
non voglio incontrarmi
non voglio incontrare i paradossi  di me
o il futuro
o il presente.