domenica 14 luglio 2013

Mi inquino



Mi inquino.

Ho attraverso
di me
una o più sbarre.
Confesso che non c’è un crimine.
Assaporavo diversi zuccheri
di dolcezza
e poi
l’ho dimenticato.

Sognatomi,
ho immaginato
il movimento
di uomini
che come l’Etna
non sanno cosa fare.
Io mi descrivo
da solo,
ho gioia per le cose
che parlano di me
ho gioia degli acidi
che ci impasticcano
il legno del cuore,
e scolopendre
maledette
che rosicchiano la povera luce.

Ho perso per tre
secondi
ogni giorno
la coda
e non
so
che dire
del momento
soprattutto ho paura a scendere
nelle ferrovie
della mia anima.
Lei vomita addosso a lei,
che è una conchiglia
che si schiude
per le onde sonore
dei bassi.
E scopro strane
immagini
nei termosifoni
e ripenso
alla pazzia.
Nutrimento era la psichedelia
e i relitti di valori come stracci che hanno sete.
Tanto se quello che dicono è vero,
tu sei solo un fantasma relegato alla quarta dimensione.
Mi piace il deserto alle finestre,
e qualche rivolta
e qualche coma.
Ma la svisione ti rende incosciente
e quindi un’onda.
Ho attraverso di me
più me con aspetti diversi,
come schiene spellate
che si accasciano,
come tralicci di cani randagi,
come foglie di germi,
come straripare mille dosi.

Io comprendo Satana,
lo compatisco,
è il prodotto sadico
di una conseguenza logica
che si rapporta
all’essenziale egoismo
di tutti persino di me.

Avidità di strazio,
migliorerò nel non aver fretta nel non aver paura,
mi straccerò come i sogni
mi seppellirò la testa
di ferro piombato.

Ora ci componiamo
di oceani
che danno altri oceani,
vorrei smettere o forse non lo vorrei
di smettere di mettermi
il disagio addosso
mentre.

Vi piace mangiare
la plastica + Lexotan
in modo da trovare
una glassa rosa
che ricopra e addolcisca
il male che non sapete,
vi addensate come proboscidi di mosche
nelle fogne degli umani
e i nostri scandali
diventano divinità.
Mormorate schifezze
le ore le ingrassate di noia
e vi stancate pure.
Agli alveoli dedicate la dimenticanza
e tanto non è che importi.
La conseguenza è che ne siete giustificati a pieno.
Ma mi sembra inutile
dirti di più
perché non ci sei.
vorrei che immaginare non fosse meglio che esistere.

Scavalco,
ed Elco Trony fallisce,
e siamo pollai
che generano
irrealtà che non fanno credere.
Lo so che non siete soggetti al tempo
come noi tentacoli.

Su un letto iperbianco
di sole
e poi
odio dio
e vorrei non correre il rischio
di illudermi
di essere apposto e semplice,
e dare ai gatti nomi di sogni
e di dare alla magia e all’odio e alle cose
una consistenza.
Storicamente,
mi sento
dimostrato dalla noia
e dai tumori di adrenalina.
Animalesco e disordine
e gestione del caos vuol dire caos
e gestione del cervello,
miglioramento chissà .

E poi mi stritola
questa controvoglia
di lisergia non indotta
che ho addosso.



Mi inquino
e controvoglia
passo
il fuoco,
mi inquino
l’anima
di schegge
e la schiena di serrature.
Ma io che ne sapevo
che al di là del muro non conoscevo le case
dietro.
Io che ne sapevo che si scompare in tre attimi
e poi stai a chiederti dov’è che si esiste senza preoccuparsi
del contrario,
dove ci si può smembrare
ridendo.
Mi inquino così tanto da rendermi puro.

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