martedì 30 aprile 2013

Avere quindici anni


Avere quindici anni
A Charlie di “Charlie Fa Surf” dei Baustelle.

Assisti sempre.
Assicurati la maggior parte dei voti.
Annacquare il mare non si può. È già liquido abbastanza per annegarci,
che è quello che fanno sempre.
È abbastanza pericoloso per morirci.
Dico solo che se vuoi essere adolescente hai una vita immensa immensamente più breve.
I polmoni neri come notti
gratteranno senza ribellarsi,
e d’altronde tu non ti sei ribellato mai.
Mi aspettavo che avere fosse diverso.
Ogni cosa diventa a lungo andare una lama, non si può tenerla dentro
sennò saremmo tutti pieni di emorragie.

Dico solo che avere quindici anni è possibile
solo se si va avanti per inerzia.
È questione di equilibrio, non è mica facile…
Assaggiando l’ AIDS perderemo le forze, piccola,
perderemo le forze.
I neuroni muoiono in continuazione.

Dico solo che tornare indietro nel tempo
è quello che vogliono tutti.
Questo perché siamo un popolo di infelici e vittime e destini.
Maledetti loro dal consumismo
noi, invece, dal volerci consumare ad ogni costo,
dal volerci sprecare, dal volerci buttare via, dal non voler ostentatamente
avere un senso.

Oltre la notte, oltre la notte,
oltre la paura che un giorno moriremo anche noi
e passeremo dal nulla al nulla.
Oltre le lacrime e il sale in esse presente,
oltre l’esistenza.
Se penso a me piango.  Sono solo un bambino di merda, in fondo.

L’amore non esiste più o quasi più.
A volte ne vedi una piccola traccia che però dà subito il posto al disagio.

Io non mi so aprire, non sono una scatola.
Io non mi so svuotare né le cose che scrivo hanno senso.
Io non mi so fottere da me, io non so piangere la soluzione
alle lacrime,
io non so fare nulla che non sia essere inutile.

Andiamocene, ti prego.


Giràti nel lettino amaro,
voltàti da un manto strano di tumore e debolezze,
variegati distratti.
Contare le stelle contare le stelle,
contare i puntini contare le lucciole,
spegnere il cervello, vedere demoni e basta.
Demoni che dall’incubo passano al cielo e dal cielo
passano al letto e dal letto alle relazioni sociali.
È tutto davvero brutto. Ho paura. Ho paura. HO PAURA.

Prendimi per mano e staccami le dita, allora,
che poi è quello che fate quando non ce ne accorgiamo.
Prendimi per mano e prenditi tutto il braccio, sorella,
e portami nella fornace e fammi ritornare azoto.

L’uomo grigio balla dalla follia,
l’uomo grigio ha il cervello di fuori marcito
come mele idiote che volevano crescere di più.
L’uomo grigio ha le mani inchiodate alla testa
per trovarsi già pronto quando la perderà.

Così, dunque, mia piccola dorothy, sorvoliamo il deserto
su un divano surreale che ci porti lontano dal mondo  vicino.
Sarà come tornare a scrivere per intuizione,
sarà come tornare a non vedere le cose
all’era dell’allucinazione negativa.
Così, dunque, mia piccola dorothy,
approfittiamo degli altri,
viviamo nell’inquietudine che, in un domani,
potremmo anche cessare di esistere come tali,
e perdere la composizione e il contrasto.
Così, dunque, mia piccola dorothy,
chiudiamo gli occhi di fronte alla realtà,
di fronte alla possibilità di figure nere sul nostro letto,
di fronte agli incubi,
di fronte al suicidio delle masse.

È solo che sono tremendamente solo.
In solitudine ognuno è lasciato come in balia delle demoniache presenze
vellutate e dolci. In solitudine siamo mogli di diavoli, mariti dell’ansia,
suoceri di gesù cristo, assassini nati che uccidono ogni volontà,
meschini poeti, fogne, solitarie icone di una non presenza agghiacciante nel mondo.
Sprechiamo un cero perché gli altri possano darci la facoltà di dire “Io esisto!”
Sprechiamo una stecca e ubriachiamo di ebbrezza e trip le stupide ragazze insulse
e le loro invitanti vagine, e le loro fiche spinose e bagnate, e le loro
voglie di non morire domani, dopodomani o entro questo fine settimana.

Dico solo che non si può tornare ad avere quindici anni,
se non superficialmente. Dentro, in fondo in fondo,
abbiamo già smesso di vivere e anche di morire da un pezzo.
Il nostro è lo stato dell’acido delle batterie sul fondo dei cassonetti.
Corrodiamo con astuzia le persone vicine per succhiargli via l’energia
della non preoccupazione del non dar peso alle cose dell’atarassia,
ma poi concretamente non siamo vivi, siamo in uno stato simile al nulla più nulla,
simile agli aghi di pino leggeri nel vento.
E io ti amo ma non esisto, non ho peso non ho forma non ho virtù.
Io credo che uccidersi adesso sia solo
mostrare a tutti che siamo già nella tomba da un pezzo.
Scrivere è davvero tanto tanto idiota. Scrivere è davvero tanto tanto inutile è deficiente.
Scrivere è davvero tanto tanto necessario, e mi porta via ogni giorno una percezione,
un’emozione, una sensibilità, una comodità al contatto umano. 

domenica 28 aprile 2013

Le Sirene.

Le Sirene.   

L’oceano è il sogno di non doversi sempre coprire gli occhi con le mani, vero?
Così, dobbiamo  rovistare nel midollo degli ectoplasmi archiviati dalla selezione naturale.
Perché continuare fino alla luce lampione rotto da qualche sassata tossica distrattamente?
I punti interrogativi tanto non possono scegliere, anche se non lo volessero con tutto il cuore,
di portare il significato della nostra realtà:
Il canto delle sirene non tradotto, riecheggia sempre in qualche manicomio di schiaffi,
in qualche serenità da prima mestruazione,
in qualche orrore geneticamente modificato chirurgicamente con gli occhi azzurri.
Massacrarsi a vicenda per un po’ di polvere di stella
Morire nel filo spinato per tornare solo un po’ indietro,
prima che cominciassimo a piantare chiodi sulle fatine.
Tutti i barattoli dovrebbero avere un coperchio adatto alla loro forma,
così come tutti i sorrisi dovrebbero non essere causati da tic nervosi o essere seguiti da rimorsi.
Per questo non facciamo altro che naufragare dentro camice di forza piene di albume e
di altre schifezze fermentate di afidi che non hanno morale, come i poeti,
afidi che ripetono sempre che non avremmo dovuto spergiurare e poi tradire le nostre fiabe,
rinnegare i pigiami a stelle e i pianeti  iperborei, il borotalco contro le irritazioni, il sole,
il luccichio delle nuvole, i disegnini sui libri alle elementari dove Leopardi non era definito pessimista
per non farci pensare a quanto c’è di brutto nel mondo, e a quanto sentirlo fa male al cuore e all’anima.
Cipressi troppo lunghi vogliono rivoltarsi alla morte. Se ti avvicini alcuni li senti ridere ai funerali della gente,
perché non gliene frega se gli altri muoiono, sono contenti di ribellarsi così come possono.

martedì 23 aprile 2013

Della simbologia. (Tomo II: Il fiume di benzene e le Vans)



Della simbologia.
(Tomo II: Il fiume di benzene e le Vans)

Il fiume di benzene
sparte le strade sporche
tue. Sono tuo. È bello essere di stoffa.
Così, le gocce dalle labbra di
sotto
e poi da quelle di sopra
sapranno di diesel,
e quest’estate pornograficamente
inadatta
attaccherà ogni sperma caldo.

Non dovevamo aprire la porta
alle cose vere,
e saremo rimasti bambini.
I cretini, alla larga dalla tempesta
della spiritualità,
hanno ancora residui sublimi
di sporcizia romantica,
e penso che Catania è un gran
bel covo di anime tristi
che dicono il contrario.
L’idea perfetta per risolvere
la depressione meritata
è solo l’addizione di
stupefacenti nuvole di fiori.
Ancora fa male non esistere.
Tra me e i fantasmi
c’è una nettissima somiglianza,
e nello scolorar del sembiante
se ne va la religione e trova posto
la nostalgia di cose che però non ho vissuto. 

È vero, sono amore e morte
che spaccano i crani via via che il tempo
abbruttisce interiorità
prima scintillanti e normali.
È.

Sono il nulla in un arrendevole
posa che piega la luna e i suoi fantastici brufoli.
Ma io non voglio morire,
nessun agglomerato di cellule vuole.
Fiori di fuoco raderanno al suolo
l’olfatto e poi le mie allergie
e forse non dovrò più
stare male
per la chiara assenza di sentimenti
che da Facebook è andata a corrodere corpi già devastati.
Abbiamo perso l’immaginazione,
anzi non dovrei più usare la prima plurale,
dal momento che non ci siete.
In fondo,
arriviamo tutti al punto
di doverci resettare.
Anni di duro lavoro nello scavarci
si riducono in immense
e meschine inutilità.
Così,
saranno lucertole tranquille
o piccole rane,
avide nel non pensare,
avide nella felicità che deriva dall’inferiorità.
Ma tanto nessuno ascolta nessuno.
Mani appuntite
per la paura che una carezza
non sia abbastanza per uccidermi,
niente ferisce come la delicatezza.

Il panteismo,
nella pioggia del ventidue aprile 2013,
il fiume di benzene che oleoso
e colorato più dell’arcobaleno
(dolci migliorie che l’uomo
dà al panorama)
si è infiltrato nella pelle,
e già l’inquinamento
produce
grazie mai viste tra le caviglie.
Le Vans, per quanto comode,
diventano scheletri,
e mi ritrovo nell’ingranaggio
alternativo
della piccola felicità casuale
donataci come contentino
dall’inconscio bastardo.

Sono felice. È vero. È inaspettabile
l’inferenza di un paradiso artificiale.
È inaspettata la rabbia e il non senso.
Per innamorarsi
non si devono avere sovrastrutture,
così come i bambini semi-mafiosi,
o le bambine semi-troie,
o gli uomini semi-bambini o quelli semi-veri.
Tanta fatica per diventare squillanti perfetti congegni
che, in una metafora surreale,
sono soprammobili nella propria casa.
Il peruviano fatto,
Il peruviano ubriaco
e io
al seguito di una discussione
in coma
siamo giunti alla conclusione
che le ragazze italiane sono tutte buttane
o pazze (ho suggerito io).
È però vero che non ci si accoppia
se non con i nostri bisogni.
Per questo probabilmente sono stato con te,
Carla.

Tanto, tutto il mondo è un eterno svisionamento,
tale che
nel coma della gente si contrappone il coma dei singoli.
Il mio mondo si contrapporrà al tuo ma sarai tu a creare me,
e io a creare te. Per questo
l’immagine di Narciso è l’impeccabile
rappresentazione della merda umana. 
Alla fine, siamo tutti parte di questo congegno
drogato
che ci ordina
disequilibrio, dolore, odio, felicità a tratti
e soprattutto tanta tanta tanta noia.
Solo così ammetto che dio esiste.
Nel disordine meravigliose, awefull,
si piega il caos come eroina in vene già stanche,
e quindi sulla base di quanto non soffriamo accontentandoci,
saremo giudicati alla fine (sarebbe anche l’ora) dei tempi.

venerdì 19 aprile 2013

Cuoreveleno



Cuoreveleno.

Non farò quello che mi dite, piuttosto vaffanculo.
Nella rivoluzione
raggrinziscono 
più demoni muti
e stancatissimi 
e l’amore li farà ancora a pezzi.
Attaccherete anche me,
con questa  paura
maledetta
di cessare di esistere.
Attaccherete anche me,
staminale progetto
di veleni
nel cuore
dell’anima.
Allora
ci giungeremo
alla fine del dolore.
Morderemo i nostri corpi capricciosi
e poi probabilmente ritorneremo semplici idioti stupiti dalle cose. 

Sembrava piccolo
il tempo.
Sciocchi proletari
come noi
non possiamo aspirare a nulla che al fumo attivo.
Ci si stanca di scrivere,
stupidi e neri ad un tempo solo
i vuoti
balleranno beate armonie
come quelle ragazze
così belle
che lasciano una striscia azzurra.
I nostri essenziali
blasfemissimi brutti
peccati
risorgeranno per forza contro ogni volontà
nell’attimo in cui stai soffocando
e sei così pieno di nulla.
Dubbioso, e quindi omosessuale in eterno
il destino di chi non può
trasformarsi.
Mi dispiace seriamente essermi conosciuto
così pazzo e fottuto
ma non esiste il congegno
che ci disinfetta dagli afidi puri.

Attaccherete anche me,
perché è quello che avete sempre voluto.
A voi piace la vostra follia
patologica,
è quella per voi l’armonia.
Attecchirò e il mio stame di ferro
starà a morire nel vacuo miracolo
del nichilismo.

Non è giusto esprimersi,
non è una cosa che alla gente
sta bene. Tutti hanno voglia
di una certa ibrida prepotenza
visto che tra gli animali
l’uomo
spicca per vergogna di sé e mancanza di bellezza interiore.
Ma allora perché stiamo all’in piedi?
IO ODIO LA REALTÀ!!!
È la cosa più cogliona che sopportiamo.
Nessun essere umano
può voler bene qualcun altro.

Smetterà allora
questa tremenda
inconscia
disfrequenza.
Deve smettere. Non esisto. Non esisto. Voi sì io no.
Nessuno mi abbraccia come
vorrei.
Nessuno è così stupido
da mandare giù il caos
per paura di vomitare
la bellezza.
Sta nel non-sense essenziale
del Disegno.

Calpesterete anche me, alla fine,
e mi livellerò all’asfalto
e sarò  solo ad una benedetta dimensione,
senza la preoccupazione
adolescenziale
che mi serve l’affetto di qualcuno
senza la decadente frenesia
che ora acida e sporca e squaglia
i toraci e a sprazzi le ossa e a sprazzi la pelle di plastica verde. 
Dimostrerete che il sentimento
ammazza la ragione
Dimostrerete che la gente diversa dall’individuo
non sa provare emozioni,
non sa arrivare alla disperazione,
non venera il disequilibrio e la memoria
di quando eravamo piccoli e semplici e.

Deve passare,
i poeti che oggi hanno vent’anni (ma sono del '94)
appassiranno,
di certo non toccheranno più fiori
perché la luce è già morta,
e odieranno (io già lo odio)
quando qualcuno (cioè tutti)
non capirà la loro mente viola e incrostata da dentro e da fuori in croce.
Odieranno i contatti non corrisposti,
marcire nella solitudine depressa,
non ricordarsi più i sogni.
Che schifo la mia prospettiva.
Tutta.
La decadenza fa solo male,
essere complicati equivale
ad allontanarsi così tanto
dalla gente
che poi chi ce lo assicura che siamo ancora veri?
Il problema è comprendere
l’atarassia,
è comprendere che non c’è nulla
che dipende da noi.

Attaccherete anche me.
Bastardi come siete,
urlerete allora l’estinzione dell’anima,
chè siamo solo pensieri malvagi,
siamo il malessere stesso,
il male di vivere.
Ora c’è solo
il bisogno drogato
di scomparire nelle cose,
c’è solo il dolore che ci dà
aver scelto anche solo una volta
questa rivoluzione indegna
che non ci porta alla morte fuori
ma alla morte dentro.


Ai Climax Seven, che mi apprezzano nonostante io
non esista la maggior parte del tempo.

martedì 16 aprile 2013

Il caos apparente.

Il caos apparente. 

Nessuno cambia, mai mai. 
Siamo delle merde di persone, io il primo ovviamente e forse il più ammalato di tutti.

Sì. è ovvio che sta dentro di me.
ma io non so evolvermi, sono uno stupidissimo nucleo
fermo.
Alla fine, avevo chiesto l'immobilità è l'ho veduta .


è nostro, è tutto nostro, questo
umore liquido che sorseggiamo
che è nero.
è il succo di quei cuori
che vorrei ma mi odiano.
Io purtroppo sono attaccato a tutte le cose
tanto che a volte sono una stessa estensione del mio corpo,
e credo che sto sanguinando ovunque.

Voglio il tuo ovulo,
da mettermelo nella pancia
e maturare dentro il male
in una forma vivente
che se ne vada.
Voglio la tua pelle
e ne rivestirò
i nostri due corpi allargandola fino a scoppiare
ma almeno sarò nascosto e insieme a qualcuno,
una cosa che non succede mai.

 Il problema è che siamo l'ego.
Se ci fosse un modo per.

Piantiamo alberi. Piantiamoli.
Giaceremo in una tomba bianca e la nostra anima
non trascenderà,
perchè è insito in lei stare male.
Piantiamo alberi.
Qualcuno non mi ricompenserà se non con altre delusioni,
e vedrò la luce ma non mi accetterà
perchè l'unica cosa a cui non credo
e che si possa coinciliare a rivoluzione
e la felicità.
è un caos apparente magnifico mostro
viola 
vuoto,
e i tentacoli arrivano a farmi godere
dove mai nessuna.
è uno schifoso ubriaco,
questo disequlibrio. è ermafrodita
e infatti l'unica cosa che vedo
è me.

Dimenticherò tutti voi poeti
che avete dato fuoco alle mie gambe
nel tentativo di riscaldare un cuore che non c'è.
Dimenticherò voi
alati
che invano mi avete spaccato la testa
per liberarmi del cervello.
Dimenticherò la poesia
perchè è solo il resoconto di quanto sono instabile
e non lo voglio essere. Più.

Io me ne vado. 




La Mia Anarchia



La Mia Anarchia.
Una poesia poco fluida davvero.

Andiamo a vedere come
L’Anarchia
Spaccherà
Ogni navicella e satellite
Come l’Anarchia brucerà le fotomodelle e i distributori
Self-service
come ci ustionerà nel corpo e nel viso
come masturberà le piogge, ormai sempre più rare.
Cerco un’anarchia
che sbudelli le società
e le incarceri
che massacri tutti i fascisti e reazionari
(eccetto Riccardo Russo e Francesco Gallina).
Non c’è uno stato
Che sia giusto
Né in atto né in possibilità .
Nell’unica vera speranza
Io Giovanni e Marco non dobbiamo
sentirci a disagio nel parlare di poesia
in mezzo agli altri
e sui muri non ci sono scritte politiche ma
versi di thomas eliott e di Leopardi.
Come schiavi, fuggiranno dalle caverne
e vedranno il fuoco che proiettava
ombre platoniche
sullo specchio nero del
teleschermo
e non saranno accecati dal sole della politica e degli antidepressivi
e tutti saremo bambini
che si baciano sotto un tavolo
e arrossiscono .
Un manifesto con su scritto
“DIVIETO DI AFFISSIONE”
famiglie d’alberi senz’aria
serpi che slinguazzano morale e castità
come pagani vitelli bronzei
uomini che scodinzolano
davanti
ad un mattatoio.
Siamo stanchi come
sfinteri usati
come scheletri
dissotterrati, adesso.
Se vuoi uccidere
uccidi!
Se vuoi ucciderti
ucciditi! Perché
non c’è dignità nella dignità
né onore nell’onore
né libertà in questa controfigura di libertà
che incula la gente in un mutuo in un possesso.
Sento di voler radere al suolo tutta questa borghesia dell’anima,
tutti queste croci agli specchietti,
tutti questi portafogli trasformati
in cuori
senza sangue.
L’anarchia è la rabbia
di chi è stato incatenato
dalle scelte degli altri,
è la meschinità di chi vota.
Un uomo che va a votare è come un cane
che si nutre del suo collare,
del suo recinto.
L’anarchia è la
direzione
dei randagi
che vogliono cassonetti al posto delle cucce
cimurro al posto dell’anti-zecca
e malattie veneree al posto degli ospedali,
se essere malati e discriminati è l’unico modo per poter essere liberi e liberati.
L’anarchia è rubare il fuoco agli dei
è scaraventare il potere
e i politici
nella patetica ed immensa
voragine del
cielo.
Guardate Bukowski
totally born into this,
come si ubriaca e si scellera
davanti le telecamere,
guardate Pasolini
come bestemmia lo stato,
guardate il cemento che
vi impasta la faccia e vi inebria i polmoni,
 guardate come ci hanno iniettato negli occhi l’obbedienza,
vediamo solo sistemi
il sistema di destra
il sistema di sinistra
il sistema di centro,
come topi in un labirinto.
Credere e lasciarsi
meschinizzare
fa bene alla pelle, è vero,
è tutto cade se sei ubriaco di liberi stimoli
di libere sensazioni
di libere scelleratezze
di liberi reati
di libera poesia
di libere anime,
tutto ti porta alla morte
tanto il nostro corpo è diventato
refrattario
all’ossigeno.
C’è solo pietismo misero per i miseri bambini africani,
ormai battezziamo i nostri figli senza il loro consenso,
ormai controlliamo dalle imposte
se qualcuno ci spia;
Finiremo per annentiarci.

L’anarchia è il suono che fa il cuore quando batte
è un quadro dipinto da un neonato
è la favola dischiusa al di là di Thule,
è aprirci la faccia
è guardare dentro le persone e vedere come dietro
tutto
dietro
tutti
c’è un’anima.
Solo ora capisco chi ha ucciso i poeti,
e non è stato il decadimento della salute o del corpo
ma il meccanismo sociale.
Ogni poeta, anche quello più reazionario
è nella sua sostanza
anarchico.
Il mio è un elogio della criminalità,
dei ladri,
per tutti i maledetti e cacciati via
per tutti i pazzi suicidi
e gli assassini fuori di testa,
il mio è un neo- cantico dei drogati.
Spingeremo gli angeli dalle chiese e gli ruberemo le ali,
bruceremo le statue dei santi
sbricioleremo le pagine di ogni bibbia
di ogni costituzione
di ogni istituzione malata costruita dall’uomo e dai suoi padroni umani,
aboliremo il concetto di legalità finalmente.
Un giorno moriremo, senza dubbio,
e ci fingeremo felici senza sapere effettivamente cos’è la vita,
senza aver mai bestemmiato le leggi in nome dei petali rossi,
tradito i cattolici in nome del sesso sfrenato per strada,
cancellato le scritte sui pacchetti di sigarette,
abolito il matrimonio.
Scompariremo senza aver
mai compreso
quante piramidi immense abbiamo costruito
per i nostri faraoni
andando ogni giorno a lavoro
girando gli occhi di fronte ad un omosessuale
negando chi abortisce e chi affitta uteri
picchiando i nostri figli se fumano o se
imbrattano i muri o se si masturbano
ma insegnando loro a massacrarsi da soli.
Un po’ come la destra ha massacrato
Pier Paolo Pasolini
sulle spiagge di Ostia,
un po’ come il potere destrista
del consumismo
ha stracciato il suo corpo
in retromarcia,
Un po’ come il centro-destra ha ucciso
la sua memoria.

Non posso più pregare
dopo aver visto cosa succede se ti fai vedere. Mi dispiace.
Mi estinguerò nella strada che porta al rifiuto,
senza però crescere chimicamente in queste serre
che coltivano uomini
per nutrire il
Magnifico Nostro Sistema Economico.