domenica 28 aprile 2013

Le Sirene.

Le Sirene.   

L’oceano è il sogno di non doversi sempre coprire gli occhi con le mani, vero?
Così, dobbiamo  rovistare nel midollo degli ectoplasmi archiviati dalla selezione naturale.
Perché continuare fino alla luce lampione rotto da qualche sassata tossica distrattamente?
I punti interrogativi tanto non possono scegliere, anche se non lo volessero con tutto il cuore,
di portare il significato della nostra realtà:
Il canto delle sirene non tradotto, riecheggia sempre in qualche manicomio di schiaffi,
in qualche serenità da prima mestruazione,
in qualche orrore geneticamente modificato chirurgicamente con gli occhi azzurri.
Massacrarsi a vicenda per un po’ di polvere di stella
Morire nel filo spinato per tornare solo un po’ indietro,
prima che cominciassimo a piantare chiodi sulle fatine.
Tutti i barattoli dovrebbero avere un coperchio adatto alla loro forma,
così come tutti i sorrisi dovrebbero non essere causati da tic nervosi o essere seguiti da rimorsi.
Per questo non facciamo altro che naufragare dentro camice di forza piene di albume e
di altre schifezze fermentate di afidi che non hanno morale, come i poeti,
afidi che ripetono sempre che non avremmo dovuto spergiurare e poi tradire le nostre fiabe,
rinnegare i pigiami a stelle e i pianeti  iperborei, il borotalco contro le irritazioni, il sole,
il luccichio delle nuvole, i disegnini sui libri alle elementari dove Leopardi non era definito pessimista
per non farci pensare a quanto c’è di brutto nel mondo, e a quanto sentirlo fa male al cuore e all’anima.
Cipressi troppo lunghi vogliono rivoltarsi alla morte. Se ti avvicini alcuni li senti ridere ai funerali della gente,
perché non gliene frega se gli altri muoiono, sono contenti di ribellarsi così come possono.

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