mercoledì 10 aprile 2013

Se mi vuoi bene piangi.



Se mi vuoi bene
piangi.
Oltremodo corrotto
da acidi
si staglia il colore viola,
e non so mai che ore sono
e per i giapponesi sotto la luna
è buio
e tutto allora ha un nome.

Se mi vuoi bene
piangi.
Troia. Che sei bella.
Blu, non ti chiamerò più né ci sposeremo.
Blu, accupa.
Un mare di male.
Blu, cercare l’anima.

Se mi vuoi bene
piangi.
Ma ti amo. Ti amo così tanto
che non esisti.
Siamo borghesi che si interrogano a vicenda
sulla vita,
per questo non serviamo ad un cazzo.
Capirò di chiudermi come mi ha detto Eugenio,
perché fa male
sapere che l’unico vero amore
sta prima e dopo l’amore.
Verranno a chiedercelo
e gli diremo di no.

Vedo i mostri
in fretta
da un po’ di anni.

Se mi vuoi bene
piangi,
amare sarà un’illusione
anche per i nostri figli,
e quando il potere
avrà anche la nostra
arte
potremmo smetterla
di fingere di brillare
e darci un po’ a quello.

Scavalco i cuori,
la storia è solo
una scelta,
gli iceberg sommergono
i giganteschi elefanti
del vuoto,
i tuoi genitori non mi apprezzano
e la vergogna ci distrarrà dalla noia.

Se mi vuoi bene
urla,
maledetta schifosa.
L’eroina realizza l’ideale leopardiano
di felicità,
e non ci sappiamo tornare
all’equilibrio.
Fuori dalla notte
ci sarà il trono immenso e abnorme di dio,
ma lui non ci si siede mai.
Gli occhi non bastano.

Se mi vuoi bene, allora,
scioglimi,
e io mi spaccherò e ritornerò rettile.
Come le lucertole saprò
bilanciare male di vivere e luce del sole,
e non ti dovrai più sentire a disagio,
sarò di corallo vitreo
come un soprammobile
che mostrerai poi nella stanza delle viltà viscide.
Se mi vuoi bene
muori,
appassisci,
drogati e sparisci come un’ overdose,
sparati in bocca.
Se mi ami scompari
e senza di  te
non avrò le catene della gravità
a cui siamo così tristemente
abituati.
Se mi vuoi bene,
fammi essere reale.
Se mi vuoi bene,
esistimi.
Se mi vuoi bene,
dammi tutto il male che hai.

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