venerdì 12 aprile 2013

Non starci più qua dentro.



Non starci più qua dentro.
Ad Eugenio.

Per qualche attimo ancora potremmo non esistere né percepire percezioni,
e tale è poi la coscienza della natura, ma l’uomo è anti.
Scricchioliamo come porte cattive per posti belli.
La casa di marco mi sembra, durante qualche notte,
un orologio gigante, ci sono troppi ticchettii.

Ti amo, regina!
Che cos’è un sogno?
Che cos’è uno scherzo?
Tanto, io non esisto. Non ci sono,
e scrivere non mi rende più umano che una pietra grigia
o un fiume sporco di detersivi decadenti.

Rifletto con attenzione la luce del sole,
e nessun colore allora mi apparirà addosso,
e nessuna speranza di non avere stress o rivoluzione
o anarchia.
Ogni persona che si accinge alla televisione,
e mi dispiace qui generalizzare,
non ha un minimo di franchezza con la sua spigolosa scomoda personalità. Li stimo e li invidio.
Selciati di cronaca nera ti invaderanno il cervello
già avvelenato,
diverrai sensibile al sangue e alla paranoia,
ma voi non provate la noia, non è così?
Per voi selfmademan non esiste un momento
che non sia impregnato di eterno ritorno,
non è vero?
Ma andatevene a fanculo.

Ho sperperato un sacco di adolescenza per adattarmi
e il mio inconscio ha rifiutato tutto il cosmo intero tranne dio,
e allora mi ritrovo a bestemmiare
apotropaicamente.
Ho sperperato l’autostima per colpa
di un certo fanatismo vigliacco.
Se sai qualcosa ti prego non dirla in televisione,
ma io lo farò. Non ha senso ma almeno
avrò la testimonianza di una macchina
sulla mia oggettiva esistenza.

Oggi non si sta bene più che ieri,
non ho idealizzato ancora la bocca chiara di una certa ragazza australiana
che me l’ha voluta condividere.
Chi? CHI?.

Vivremo per sopravvivere
perchè siamo solo agglomerati di cellule
destinati alla schizofrenia sottile e furba
di avere l’anima e poi l’istinto. E poi quella troia del cervello.  
Il frutto malato finalmente non esiste più,
il frutto malato cade.
Siamo noi, fratello mio,
siamo noi che non abbiamo ossigeno
perché lo odiamo.
Siamo noi i prigionieri virtuali
di questo videogame senza trucchi né senso
né voglia di vivere né buona grafica.

Droga.
L’unico incubo che ho spesso
è la grande acqua immensa
sul mio corpo deforme e minuscolo.

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