venerdì 17 giugno 2016

Euforia # 19

Funerale

E  Nonna Sara ride con le gote tutte rosse
perché avevamo comprato dieci litri di vino,
Nonno Pippo è un tronco infinitamente saggio.
Corrado ha proposto quattro brindisi almeno,
l’ultimo non lo reggeva neanche lui .

Quanto vuote e di burocrazia farcite a sdegno
le parole di quel prete che non sa e non vuol sapere di vita
ed allora parla solo di ieratica incensata laccata morte
d’oro e di platino come il suo cuore cavo, vuoto,
e non conoscevi quelle mani grondanti umida terra
e l’onore ellenico di quella famiglia

Siamo antichi, siamo appena diventati antichi
crescendo di trent’anni in tre giorni,
attraverserai così tante fasi di tristezza incolore, vecchio mio….
Da questa morte una metafora di vite di Inzolia gonfia di succo
sta già nascendo,
ciò che lui avrebbe voluto

La realtà non fa altro che dimostrarsi a se stessa

Chi, chi m’ha convinto d’esser triste
(provo dolore, questo è chiaro, ma come tutti!)
Forse bussando ad una porta
v’era la bella Maya
e m’illuse il riso col pianto.

Ti pesterò a sangue per poi pentirmene
perché sei il mio inconscio.

Ti giri e ti rigiri e non trovi che la tua vecchia anima
sparsa immateriale nella materia e negli altri
ed è sereno notare gli altri che riconoscono la loro
in te.
La realtà non fa altro che dimostrarsi a se stessa, nuda.

E sarai la mia donna per questi mesi
e per questo sei bellissima
ma zingara e un po’ rom

Tra Crowley e Rider Waite

Ed oggi ti bacerei forte
e con te mi unirei
perché anche nel III millennio a.c.
qualcuno a Babilonia l’avrebbe fatto.

Comincia la vena a pulsare di nuovo
e sono tornato un essere che abita
i suoi stessi sogni o fantasie,
sono scontento che tu non sia venuta
ma t’importava troppo di far venire me, forse.
Dovremmo conoscerci molto meglio.
È chiaro.
M’abbandonerò alla seta
sospeso tra Aleister Crowley
e la Golden Dawn

mercoledì 15 giugno 2016

Huysmans, parte quinta.

Nello specifico, del dialogo tra Huysmans negromante ed una principessa di colore.

Tutto solo tutto solo in un ceruleo
cervello
come una candela infinita e mortale.
E ridi e sullo scettro incidi disegni a pastello
di bellezza distaccata perché sei un mago
ed i maghi vedono ciò in cui credono
prima di credere in ciò che vedono.

Un occhio si spalancò secco, svuotato,
alla vista della natura.
Un occhio si spalancò e le terribili domande che si era chiesto
diventarono terribili risposte,
e testammo il dolore sulla pelle nostra
perché era uno stupendo dolore
ed era venuto a sussurrare
con voce femminile tenera
alla porta dell’anima,
ed apriste ed era una principessa di colore selvaggio
più nero che blu
e ci conversaste piacevolmente tutti seduti
attorno al solito vecchio tavolo di legno
e v’infettò ridendo ma anche voi
eravate tutto sommato contenti
di quelle menomazioni istantanee
di qualcosa che nel giro di pochi giorni
ti è stato per sempre portato via.
E quella dama abbracciò il giovine plutoniano
lo baciò solennemente in fronte
e gli disse “ Diventerai adulto
se da questo sangue non sarai piegato
ma sazio e determinato”;
e di nero pece lo vestì
perché nel samsara sei debole e ridicolo
e magrolino
ed attaccato come siamese
ed ogni perdita ti sconvolgerà sempre meno
fino a quella di te stesso.
Conscio di ciò saprai dirigere a consapevolezza
lo strumento della tua volontà.

La Papessa

La Papessa, mai tanto mi riconobbi
in qualcuno come in lei.
La torre, la sommità della torre che esplode,
la temperanza.
Poi l’imperatrice troneggiava assoluta,
gli amanti dovevo diventare
e tu m’augurasti le stelle,
lo storace brucia.

Siamo vivi e veri di questo sarò sempre grato.
Adesso hai una forma più flessibile, meno intransigente,
ti riunificherai
ti dovessi pur spezzare
ma ti riunificherai, mio caro.

L’immortalità pubblica

Gli amanti, gemelli di entrambi i sessi
perfetti, identici ed opposti.
Ed una giornata persa nell’arte tua, l’ennesima.
Adesso come mai è diventato un cannocchiale
affilato puntato dritto
contro gli occhi.
Capirete l’informe sillaba dalle infinite lettere
solo a metà
saprete solo a metà pronunciarla, voi superstiti antichi.
Ogni poesia, sin dalla primissima,
ha sempre vantato un certo fascino di lacerazione
interna necessaria,
ma è come il suono che fa un falco adesso, nell’illinois.
Dovresti essere lì per dir con sicurezza “ è esistito!”.
E così è la lacerazione mia e nostra,
uno spettacolo funesto di insetti rognosi
di cavalieri d’argento prodi
che portano uno scompenso incredibile
 e li hai visti solo con gli occhi della mente!
Come in un sogno avrai la percezione di dolore e gioia
da due prospettive,
ovvero te stesso e te stesso superiore ed impotente
che guarda te stesso.
Ogni lacrima due volte
ogni sesso due volte
dentro e fuori.


A quest’interno ammasso s’accosta
la muraglia necessaria eretta
tra noi e loro
macellai oracoli
che Marx, nato in primavera, non aveva previsto proprio.
Innestati imperituri in un mondo
che inneggia perituro necessariamente
all’immortalità pubblica,
ma è solo una lattina,
tu impettito barbaro giovanotto,
una lattina d’alluminio
e la indossi e ti tagli tutto
e non t’accorgi di star abbandonando
l’Evangelion dentro ogni uomo
lì, nella terra desolata, nel paradiso ricostruito al contrario,
e nella grande America mela meravigliosa e cadavere senza storia
e nell’Europa matta con la pelle di templi, di mar mediterraneo
e di medioevo
ma il cuore vostro è un mafioso coi baffi
che vuole ingoiare
tutte le portate del tavolo in un solo strategico boccone
perché grezzo come un pezzo di ferro
non ha neanche la terza elementare.

martedì 14 giugno 2016

Huysmans, parte quarta

Ti senti grande e vuoi ad ogni costo
che gli altri lo sappiano

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Dolore è il tornaconto necessario
senti che non ne hai provato abbastanza ed allora
ti cimenti nella sfida d’una male identificata morte
perché non può esservi sofferenza nella morte.
Possono esservi però eroi e lacrime d’ogni giorno,
e nostalgia mista al riso, e canti di bardi e vino,
con la fiammella della consapevolezza a guidarvi via dal turbinio dell’emozioni
nel calore si specchia il ghiaccio

“ Nel calore si specchia il ghiaccio”
osarono i saggi enunciare.

Huysmans, parte terza

D’altronde aveva solo vent’anni Giorgione
quando prese a garzon di bottega Tiziano
e gl’insegnò a dipingere

E forse il dolore degli altri non è il tuo dolore

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Poi d’una macchina molesta che ci vuole consumatori,
s’ergeva accanto al dolore nostro etneo ed era per
me solo fumo ed offesa
veder da lì uscire ragazze adolescenti
che invertivano loro stesse
con le doti sessuali
del loro borghese corpo porcellanato,
le senti battibeccare di nulla
e vorresti strappar loro dalla faccia
quella finta femminilità sociologicamente ortodossa,
disgustosa, lapposa, pubblicitaria.
E la ingoi come una pillola e non t’interessa
del cosmo intero che come un tamburo gigantesco
batte e vibra felicità e dolore universali, archetipici, marini.
V’importa d’arraffar veloci e pervertiti quell’abbondanza
oscena, deviata che credete sia il mondo o la bellezza,
camminate sulle vostre fichine o sui vostri peni minuscoli
e idioti per succhiar da una tetta malata e di silicio
il surrogato del surrogato dello scarto della consapevolezza e felicità
che vi spetterebbe.
Per superare poi questa bellezza maledetta,
è una parola che non significa ciò che dovrebbe significare,
un tranello,
spinge la parte più istintiva delle masse
perché non è rimasto altro dentro di loro.
Ed allora completamente inconsapevoli
delle innumerevoli contraddizioni dello stato sociale
e della nazione
si tuffano in sarcofagi a forma di essere umano
e fingono tanto di volersi bene
ma in realtà sono completamente anestetizzati
e urlerebbero o prenderebbero del fuoco la purezza
se in loro un terzo occhio s’aprisse.

martedì 7 giugno 2016

Torquemada con una mano tra i capelli

Qui, cosa può esserci?
Ci hanno preso ed educati subdolamente alla tristezza,
alla fatica ad ogni costo, a morderci, costola in costola,
completamente anestetizzati.
E adesso i genitori sono rassegnati, canuti
e credono in poche cose severe,
i commercialisti hanno preso il posto dei maghi
in quanto interpreti e studiosi delle leggi
della colossale rapina del governo nostro.
I bambini muoiono non più di noia
con le dita dentro lo schermo
lentamente lo stupore uccidendo
lentamente il tiepido sapore di piedi nudi
soffocando
trasformandosi in youtubers più superficiali
di un pelo sul culo.
Mandi giù una facile droga
al sapor di limone come un soma huxleyano
e ti rintani nel tuo nido materiale di cose
di cui non hai realmente bisogno e che non ti rappresentano
e t’addormenti con la testa nel portafoglio di mammà

Huysmans, parte seconda

E sono tutti gli uomini e donne fasulli
in un piccolo pantheon che non vedono più,
e sono tutti gli uomini e donne
dei feticci di personalità nata come stimolo reazionale
al contesto.
Sta tra i flutti la tua verità ed è per questo che,
finto come ogni essere al mondo,
avrai dei sospetti confermati occasionalmente
da sogni o visioni o da un unico bacio
e se saprai ascoltare sarai dunque veggente
e la vita un miscuglio di marciume insoddisfatto
e ipotesi di grandezza e serenità Vairocana
e mai alcuna mediazione mai alcuna mediazione.

Conversando con quattro spirito affini
dietro le montagne o tra i fiori
venne fuori un nuovo concetto di maturità 
a cui demmo il nome di consapevolezza,
non vestiva firmato e amava l’arte
non rideva sui social networks
non si disperava tra le strada, la notte, urlando
come ho sentito a molti fare “ Non so chi sono
e non ho la minima intenzione di saperlo!!” .
Era una rivisitazione in chiave psicoanalitica
della maieutica di Socrate
o dell’illuminazione ideale di Platone,
e se è giusto non odiare
dunque anche non amare lo è
perché uniti inseparabili
sono la stessa monetina venuta fuori
dalla fontanella del possesso.

Ed i gatti sembrano serpenti
la luce del sole è e sempre sarà
l’unica garante del nostro concetto visivo
ma con estrema dolcezza e tenerezza.
Ti voglio bene fratello mio
che ti sei reso iena e vuoi non far altro che ucciderti
a poco a poco ed urli ed urli e credi che nessuno ti ascolti.

Sento d’aver capito
so di non aver capito
realmente
come stanno le cose.

E s’andrà sempre più a fondo
bisogna essere polutropos alla maniera d’Odisseo
ed accettare con umiltà di non essere.
Si tradurrà in caldi sfioramenti
in dita che a labbra carnose s’avvinghiano,
in abbracci d’oro fuso, rovente,
in birra gettata addosso al tuo amico poeta decadente
e con un principio d’alcolismo,
si tradurrà in pugni, calci,
in musica eseguita con mitica passione e coinvolgimento.
Si tradurrà in amori cobra e cobalto
vischiosi, luridi, meravigliosi,
i più stabili e saggi partiranno archeologi
verso i templi più instabili, insavii, crollati,
alla fermezza sarà eternamente contrapposto
il movimento turbineo,
alla profondità oscura la nuvola illuminata
della leggerezza,
ad Eros solo, narcisista, statua umana
o eroe sofocleo
affiancheranno una calda donna di nome Thanatos
che avrà di seducente trasporto l’aspetto
e ti farà capire la vita che nasce dalla morte
ti suggerirà che il fuoco non brucia
che l’acqua non affoga
e tu babbeo intorpidito sui tuoi passi
sempre sui tuoi passi
ti pungerai ti taglierai
t’ustionerai perderai il senno
il sesso
e li ritroverai
svegliandoti col sorriso.

Micheal Gira promise col sangue
che non avrebbe mai seguito
una falsa sensazione,
ma credo che un paio ancora
le abbia seguite.

Jhin zhen invece tentò per dodici anni
di attraversar del Giappone il mare
ed arrivato a Nara era diventato cieco
per via del sale marino,
accarezzò una cerva
e passò gli ultimi quattro anni della vita sua
a rincorrere un raggio di sole
nel Tōdaiji.
Più tardi la terra del sol levante
avrebbe conosciuto i volti ieratici
di Sai-chō e di Kūkai
che camminarono dal Honshū
al Hokkaidō per diffondere
l’insegnamento
del Grande e Piccolo Veicolo Segreto.
E tagliarono i capelli ai consenzienti
Dei Shinto indigeni
e li misero a sedere e a meditare
nella posizione del loto.

Huysmans

Tu oscuro pregiato caprino mostro
tu dama di Versailles
dentro di te pungiglioni e corna
ma anche specchi settecenteschi per non perdere mai di vista il tuo aspetto,
sei grottesco!
Devi ricomporti! Devi ricomporti!

Hai una cappa nera ma sei buono dentro
e sei il riverso negativo di ciò che sei fuori
come una radiografia.
Ma se la scissione interna lacerazione
è l’ennesimo prestigio ottico dei maghi,
bè allora superala.