giovedì 11 giugno 2015

Poesia infinita riguardante l’anarchia e le sue possibili applicazioni sull’individuo inteso come mondo separato da altri mondi non per forza esistenti

Poesia infinita riguardante l’anarchia e le sue possibili applicazioni sull’individuo inteso come mondo separato da altri mondi non per forza esistenti.

Parte 1.

Ma, per ciò, adesso che l’assenza
è la nuova presenza
ed irrequieti
si traballa
veloce e piano,
dove, in quale
seno
la faccia ficcare?


Ed ero in procinto
della scossa io,                                                        
corpo che su scogliera si fracassa (siamo deboli
dopotutto)
e col peso
schiacciare il peso.
Nel petto fecero il nido
uccelli
con maschere di ferro
tremende (un po’ più di luce)
e da li si riprodussero
ancora e ancora,
incomprensibili
o bugiardi.
L’importanza di ogni sillaba.

Dovrò remarci l’oceano
con questa fiamma sottocutanea
divampata e a poco a poco fumo,
“I miss you” urlò il capitano
per l’ennesima volta,
riferendosi ad un peccato giusto, bianco,
in noi connaturato e remotamente nascosto.
Un peccato buono seppur pervertito, marcio,
tendente verso il rosso del caos.
Una maculata pietà per noi stessi
cuciti
e scuciti,
maculata perché
non scontata,
psichedelica.

La capacità negativa, odore di fiori vecchi,
Paolo Jansen nei ricordi che scorrono.

Tremare e spaccare
una faccia a pugni,
violenza
mai quasi mai
saputa esercitare pienamente,
chiudere un occhio e non due
è mentire in consapevolezza.

Così, l’ancora buttata,
ora puoi cominciare
da una posizione ferma e sicura
a destrutturare il precedente concetto di mondo
e non in previsione di uno nuovo.
Come una formicaio su un cadavere di grillo,
a pezzi a pezzi scindere la persona dall’interno all’interno,
ri-solverla in parti più piccole.
L’ordine verrà da sé
senza un nome,
calerà come invisibile pellicola,
ricoprirà  la forma interiore
e le squame diverranno più morbide
ad un certo punto.

Parte 2.

Maschere torcono i lineamenti,
che cosa sono io poi?

Oh non so che prezzo pagherei 
per vedere ciò che quello schizofrenico lì
vede
mentre cammina per Regent’s Street,
le parti positive di allucinazione
a decorare
come baldacchini di drappi di seta
l’enigma.
Un enigma, poi, solo apparentemente
fine a se stesso,
con un fiume e il suo delta
sul mare.

Convinti di avere il potere
hanno il potere
e gli altri credono,
la Regina Vittoria
ridotta
ad una pietra a forma di Regina Vittoria.

Questo era il punto primo.
Passiamo al secondo:

Vizio. Probabilmente viola.
Grappolo di ragni
epilettici
come se sottoposti
al calore di una fiamma costante
nella bocca delle anime
convulso danza,
e io ad ogni costo me ne libererò,
un’autocondanna
preimpostata da altri,
pre-impostata.
Dita dei piedi sanguinano
nei pressi di Buckingham Palace,
mio padre carissimo guerriero.
Persi in un boschetto a fumare
e a criticare l’orrenda pratica psicologica
del potere che deriva dal transfer,
anche lì poca democrazia
e servi emotivi di dottori .

Ancora sognare
di usare tanta tanta
violenza
su quel losco figuro già morto
che
mi spiegò attentamente,
tre anni fa,
come immergersi
in maniera sempre più rischiosa
e tuttavia istruttiva
nell’inferno bianco aldilà della pelle.

“Luce è dio” disse
William Turner.
“Luce è dio”.

In che termini?

Dura un quarto d’ora
circa, mi risveglio già sveglio.
Vorrei che la marina militare
ma più in generale
questo sistema rotto
bruciasse
e con lui
noi tumori benigni,
pur sempre innegabilmente
parte ne siamo stati
siamo
e saremo.

Non odiare chi dà la vita,
anche contro la logica.
È il silenzio da ricostruire
già nel silenzio,
un frattale
e la testa,
messa la giusta combinazione,
si è aperta
come una cassaforte
avana e d’oro.
Tempo infinito tempo infinito
innestato
come un vorticoso sinusoide
su spazio transitorio e
 mortale
e per ciò finito,
eterna durata che abita
pazienti moribondi sin dal primo momento.

Ancora, mi domando.
Quali fantasmagorie
una schizofrenia portata agli estremi
possa mostrarti,
quali verità individuali,
quali tristezze….

Come un granchio
che non si sa come
ti è entrato nella boccuccia
e dal palato si è fatto strada con le chele
per divorare ciò che è vero,
vero e incomunicabilmente
intoccabile.

Punto 3:

Labbra, non rosse. Mani piccole.
Odore di sale marino.
Occhi che ambiscono pianto
e un finto orgoglio
che serve da telone
per ricoprire
un abisso sconfinato
di odio verso te stessa,
non devi,
così tutte le rose
non varranno la pena
perché quella dentro
afidi d’incoscienza
vanno spolpandosela
da tutta la vita.

Parte 3:

Notte passata
uscito praticamente illeso
dalla prospettiva fisica
ma frastagliato come uno scoglio.
Ancora violenza, non capisco.
Ancora violenza notturna, onirica,
potrei anche essere
la metamorfosi
di un fucile.

Metafore confondono,
tutti con il membro di fuori .
Tiresia.
Ho guadagnato un evidente
rispetto dal fulmine
che non coincide tuttavia
con la realizzazione
di un effettivo desiderio di rivalsa,
da che poi?

È tutto questo guscio infestato
di dèmonii
che la testuggine trasporta
su spiagge australi
essere invecchiati parecchio
all’interno della testa.

Dicevamo, destrutturare
lo spirito
in parti più piccole,
ognuna avrà un nome
e di conseguenza
vita individuale,
persone dentro di me
osano camminare in cerchio
come prigionieri
in un’ora d’aria
e fumano
fumo di contrabbando.
Ma voi, tutti,
che senso ha avuto?
Non bastava Kaine
che spezza le ali a suo fratello
e nell’abisso più nero
cade e dio?
So che la sintassi comincia a sviare
dalla Langue
verso un’oscura
tavola ouija
di simboli e kabala,
è colpa dell’infinito
contenuto nelle dita.

Dicevo, dunque,
entità incorruttibili
non significa
che non appassiranno
se poste dentro mostri
di pelle
che giurano di fingere
e a volte provano
a recitare l’Ave Maria
al contrario
di fronte allo specchio.

Parte 4:

Sera notte
tritare.
Sera notte
Ammoniaca.

Alla balena e a noi dentro.

Perché ormai,
sempre più spesso,
è una semplice apertura di diga,
scorre da me
e io dentro.
Non ha senso
non per forza deve averne….
Se solo con gli occhi
dell’airone cinerino
sapessi guardare
all’illogico teatro
e illogico palcoscenico
dove barboni psichici
e mostri con in testa il 666
si tengono con amore per mano,
allora, liberatoti dalle
ali di piombo nero
getteresti
quello che credi essere il cervello
nella gabbia
che prima stavi occupando
inconsapevolmente
e spontaneamente anche tu
faresti la saggia scelta
di prendere fuoco.
Una donna secca e
inverosimilmente
alta,
artigli ha lunghi
e ombra di proporzioni
incredibili
proietta
su una bruttissima
pianura
dove noi 
preziosissimi rifiuti
a mala pena riusciamo
a strisciare,
è il nostro scheletro il vero protagonista,
questo teschio parlante
che sbava
e masturba
e spirito,
circondati da cadaveri
tutti contenti
di cavalieri
come metheads qualunque
che si sono spenti
molto prima di accendersi.

D’altronde il disordine
viene prima dell’ordine,
e così si parte per una guerra
letta sui libri
alla ricerca
di un’anarchia
che non otterremo.
Per lo meno,
non al livello socio-politico.
Continueremo come alzabandiera
dello stemma di noi stessi
fino in noi stessi
a ritrovarla
calda e bella
come una bambina di cinque anni,
tantissimo sforzo
per una cosa che nessun altro vedrà .
Ma dopo tutto è stupido
e vintage oserei dire
credere che l’esistenza delle cose
abbia bisogno di almeno due testimoni.
Uno basta e avanza.
Dentro il corpo
navigano
persone e tempo
acqua e spazio
commozione
orrore dalle ali a punta
e tutti gli altri demoni
della raccolta.

Parte sei:

Cosa ne è stato
della fortezza,
dell’elefante,
dei capelli,
delle ciglia?
Peccare ed aver perso,
peccare,
un coltello in un crocifisso.
La vita che dentro
brulica e fermenta
macchia nera
che a goccia d’olio
s’espande
come la rivoluzione del 1810 in America Latina,
si sono presi tutto,
si sono presi tutto
e non hanno lasciato niente.

Ma quale corvino mantra
ancora balla per la testa?
Concubina di veli
arancioni
tra gli archi intarsiati
e la demonicità di Babilonia,
voler entrare a tutti i costi
nello scrigno
d’un altro almeno,
considerando l’ipotesi 
della condivisione
come crescita,
due fiumi.
Però non ascolti,
non ascolta nella mia mente
la mia mente.
Il petto aperto e incastrato,
la verità è che
la mostruosità
è molto più bella da vedere.

Parte 7:

Scritto
quindi vissuto (??)

Con il mio warhammer
spaccare in battaglia
il torace d’oro incastonato
e nemico,
sconosciuti arrancano.

Di come il denaro uccide
prima di diventare
liquido,
un desiderio che si sostituisce
allo scopo
e come cervi inseguiti dai bracconieri
messi in fila
per avere assegnato un padrone.
Tuttavia dentro questo malanno ad albero
anche pretestuosi paladini
albergano
più o meno coscienti,
noi tridenti riposti
su mensole
dimenticammo tempo fa
come combattere
come impugnare
un double-edged psiche
per il bene di noi stessi
in quanto corpi di carne in un contesto
con altri corpi di carne.
Potevamo allora marciare pedissequamente
disordinati e anarchici
e riprendere possesso
della notte e del giorno,
mi riferisco proprio a questo.
La violenza ovunque
strumento e non male,
se ne è andata  
D’oro.
Dea.
Libera.

Avendo a malapena io
seguito il filo,
diventai crotalo
probabilmente
in un’immagine inventata ,
perché parli ?
Mandi scosse
e ad ognuna
l’ondeggiare è sempre più pericoloso,
la porta socchiusa
libera un fascio di luce
come una dream machine,
siamo templi su due gambe
dove sacerdoti evocano mostri
o fiori,
sesso maschile o femminile
che importa?
Non è dal genere che dipende
l’estensione dell’insight
per la realtà leggere
ed in innumerevoli maniere
interpretare.
Innanzitutto,
la compresenza delle due parti
in misure più o meno diverse,
ma c’è di più.
È il caos metaforico,
un serraglio
che in possibilità
contiene già
tutte le realizzazioni in atto.
Psicologicamente
grifoni e chimere,
solo l’aspetto è umano.
In una stanza viola
aver fumato lo spirito
in compagnia dello spirito stesso,
sull’orlo della voragine
non avremo più la pelle
e sarà
lapalissiano
il vizio di aver costretto
questo mortale immortalità
in un collare di marmo.
Da qui, si ritorna
al discorso
riguardante l’Anarchia,
individualmente
ogni essere
ha già troppe
scontente richieste
urlate nella piazza della mente
dalla massa formicolante
di entità
e versioni di noi stessi,
dare un ordine
è impossibile
e completamente sbagliato.
Il re, il vero re
darebbe a tutte
e nello stesso momento
la possibilità di governare
questa terra di spirito,
esaurendo di conseguenza
l’esigenza schizzata e psicotica
di una costituzione
interna propria,
i contorni rinascerebbero .

Concedendo, almeno in sede
di questa analisi,
la qualità dell’essere reale
anche al mondo di fuori
dagli occhi e cuore,
la canzone
procede
nella stessa identica maniera.
Ognuno e nessuno
sarebbe investito dalla corona
e tutto tornerebbe alla normalità,
tutto in possesso di tutto.
Finalmente
un codice di una personale
filologia interiore


Parte otto:

Poi uno sprazzo di pensiero luce-positivo
in questa seta d’eventi
che mi avvolge,
la tua voce presuntuosa ama,
allontanati dal ciglio
ed esperisci,
diceva il saggio.

Tanto tempo fa
cominciammo come i primi uomini
a costruire
nell’ombra dell’es
una personale mitologia di riferimenti
e corrispondenze,
a poco a poco
il castello venne su
pregiato, multicolore
come un mosaico
di luci diverse,
sognata in tantissime forme
spesso piangere

La tua voce vetro
eppure, per una disposizione del tutto casuale
di scelte ed istinti
conoscevo l’odore inconfondibile
di quel bellissimo fiore bagnato
anzitempo.

Mary Wollstonecraft
che tenta il suicidio,
un’opinione irregolare
ma che purtroppo ha avuto pochissimo successo.

Il lupo adesso mangerà suo fratello lupo,
sì,
deriverò forme verbali e parole stesse
dalle visioni.

Ritorniamo all’interno
dell’armatura.
Adesso liane assumono
forme di arti
lunghezza anormale
veramente spaventosa.


Arma e corazza
devono necessariamente
essere forgiate
a partire da questa essenza.
In questa vena tuttavia
diversi metalli
aggiungono peso
e qualità affluendo,
il metallo avrà fattura mai vista.

lunedì 1 giugno 2015

Momento presente 2

Momento presente 2

Noi comune
dalle ceneri del municipio
si schiuderà probabilmente
l’ennesima fenice
d’egoismo e noia
se proveremo
a riprodurre
quest’anarchia in provetta

A questo punto l’Emerald Weapon
nuota inquietante
nelle profondità,
la Ruby Weapon
vaga nel deserto intorno a Gold Saucer,
abbiamo visto lui
impazzire
ma riprendere il controllo
proprio all’ultimo momento.

Sai, come un totem
d’ossa umane,
certe volte ho paura.

E la katana
che taglia e tutto
subito s’infetta,
oramai questo fiume
di simboli e segni
da me nasce
in me scorre
in me sfocia,
e tutto un grande movimento
interiore,
interiore e basta.
Tutta via nel processo creativo
incatenati, per così dire,
ammanettati
ad una metodica
percettiva, ellenica,
materiale,
di dover dare
forma plastica
al grifone immaginato
inesistente
dunque esistente.

Come alici in un barile.

Ogni contea
si becca la sua tirannia
prima o poi.
Infatti,
gli amici adesso navigano
dentro ad un fantasma
giocando a “Pari e Dispari”
con Gesù Cristo.

Che farne dunque
di questa bocca tentacolare,
buchi pulsano ancora,
diventare impersonali
grammaticalmente
allorché l’alba arriva
tossica
cavaliere inesprimibile
anch’essa
in una nebbia azzurra

Ancora mostri,
grandi immense fauci
e nello stomaco
sembra ci sia addirittura
un’altra dimensione
di sangue e occhi,
ancora mostri,
mangiucchiano
l’altare della psiche
proprio al momento
dell’evocazione.

E si va dunque
reprimendo in continuazione
come fa un ferro da stiro
sulle pieghe,
cercavamo di spegnere
con la lingua
un fuoco allucinante

Schifosa carne tritata
e un sugo pronto orrendo,
è tardi.

Massaggiare
intanto
la pietra
della lapide,
non vi è motivo.
Così sull’albero maestro
gogna
allucinazioni
ghiacciai,
non vi è motivo.

Momento presente 1

Momento presente 1

E rivedrò più o meno tutti
lucertole e iguane
stesi al sole
sull’erba di un giardino
un cancello
l’androne…

Non picchiate la vita

Gli anni duemila
continueranno a corrodere
e disossare
questa poca
saggezza che resta

Da insetti si evolvono insetti,
contarne le zampe quindi.
Lo stagno eppure la luna
il pianoforte
lei dai capelli azzurri
sono tornato ancora a quel ricordo.

Tornando al nocciolo della questione,
il commissario
non si aspettava di certo
di aver indagato
troppo affondo
perché la struttura reggesse,
troppi neuroni specchio.

Nella ciurma
quasi mi tagliarono
una mano
al sentirmi dire
la parola “Io”.
“ ‘Io’ non puoi dirlo…
Esiste solo il ‘noi’,
vedi di abituartici…”
disse lui sputando per terra.

Poi, schierati davanti alla prua
ci accingevamo ad essere marchiati.
Il capitano ci morse
con i suoi 64 denti,
o sulla fronte o sul braccio destro.

*
*

L’avvenire che mi presenta
una nuvola
che in qualche modo
si ossida.

I gabbiani sono impazziti ancora.
Mi legherò a questa cassa toracica
e nel vuoto salterò
a occhi chiusi
necessariamente,
avrò la voce
ma non il corpo
non il fiore.
Si può tossire ancora
l’uno sull’altro
come scimmie maniache
e prendersi a calci,
tuttavia il sipario discende
nessuno vede
l’agglomerato tentacolare,
vestirsi di nero,
voler già morire,
non allungare il collo
verso il frutto più alto.