giovedì 30 ottobre 2014

La battaglia di Uji

La battaglia di Uji

Remando indietro
verso la west coast
vedevo statue che lentamente
ricostruivano se stesse
con amore

Si può anche piangere
allorché i limiti del passato
scompaiono del tutto
in uno spazio bianco indefinito,
una palma in un angolo rosa chiaro,
i vetri della veranda.

Tutto andrà

È il fumo viola d’immagini
che ossida le nostre braccia
come in un’urna greca.

Non allungarti anche tu
in una serenità di finta-pelle di rettile

Sotto un ¾ la luna era completamente blu
e prostitute e transessuali danzavano
senza curarsi del pubblico

Tiro fuori la mia spada,
d’altronde è un guerra.
Navigare
fino all’immensa fica della India
e non si può immaginare un ritorno.
Ma cosa esclamare
cosa urlare
vedendo radici indistruttibili
sprofondate
nelle arcane rovine grigiastre
di regni che nessuno sa di aver visto? 

È la crisi epilettica del destino:
una scossa alla colonna vertebrale;
cadere vicino all’orlo;
sfiorare gli specchi come piccole Daphnie sporche.

Fu poco prima della fine
della 以仁王の挙兵 (うじ きょへ)
che Minamoto no Yorimasa, samurai stanco
come un albero senza fiori,
volle dirci addio

Io una barca di legno travisato,
perché questo ghiaccio?
Infondo
è sostanza lucente
la carne
una vena
i sensi di colpa
i sensi

Perdonate Daniel
dialer londinese classe ’95
per esserci rimasto di brutto.

Fino al tropico più remoto
fino ad orge tropicali
di malinconia
gialla e azzurra
e oceani di distanze

Il mobile bianco

Dissotterrare

Un’improvvisazione jazz al piano
mentre l’alcol entra ed esce e non esce
e ladies trentenni
attorno a colonne
e a scenari di seta blu chiara,
divani, idiozie inutili,
piscine più azzurre dell’atmosfera,
un prato illuminato dal neon.

Paguri
schiudono
gusci
in cerca
di un po’ di spirito
di diversa origine ed estrazione

Un tuffo giù dal cerchio infuocato
e rischiare di perdere
le storie d’amore tra i freaks
dimenticati
in un vecchio circo viola,
il terzo occhio

Spegni quel tuo cazzo di volto

Contare giorni lunghi nulla
un inferno di vetri colorati
e pezzi di ferro attraenti,
scorticarsi all’interno
e all’esterno
dentro blue melodies
e linee di basso funerarie,
non visibile l’anima,
lo spettro di ogni cosa
è la cosa in sé


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