giovedì 23 ottobre 2014

Uther

Uther

Nessuno vuole condividere
la sdraio.
Ma il mare pensa lo stesso.
Lingue e sale.
Torture, piacevoli tutto sommato.
Ascolta, ascolta.
Come il rumore di un campanellino
fratturato
o l’odore della lavanderia allagata.
Nel frattempo la lavatrice
compie le sue centrifughe,
noi non abbiamo ancora capito
se uccidere o no.

C’erano le scale
a casa di Zia Nora centenaria
e un marmo grigio più del paradiso, credo.

Giravo e giravo intorno alla fontana azzurra
sperando di sentire quello sgocciolio perfetto
che mi avrebbe portato dalla principessa,
e il regno dei babilonesi si sgretola sotto le sabbie del tempo,
piccola luce magica blu in fondo alla gola.

Un pianoforte negli anni’50,
invidiabile.
L’età del jazz ha sfornato i presupposti
per rimpiangerla.

Tutto è una rete
cosicché oggi può essere domani
e domani può non esserci

Trattenere la tosse
che risale dallo spirito
e poi la visione di un sole che non sorge.

L’albergo è angusto, l’ego sfida l’ego,
perché rintanarsi tra le braccia del diavolo?
In fondo, scappare non è reale,
spezzare le catene dell’immenso gigante di pietra,
lasciarlo libero per qualche tempo,
cambiare il corso di un fiume d’anime.

Peccato che ieri
passeggiando per il grande decumano
non ho colto le sfumature del nulla
travestite da ragazze ubriache in processione.

Impallidire.
La parte destra della fronte pulsa e scoppierà.

Le testate giornalistiche
ammassi indigesti di tombe di idee
e dietro
i cadaveri dei cavalieri
i cadaveri bianchi dei cavalieri in rivolta
morti sotto la grande pietra di una verità
da sempre ritenuta scomoda e quindi inaccettabile.
L’eternità ha la forma di uno schizzo d’acqua
sul corpo liscio e affusolato di una Miss
almeno per questa volta disposta a concedersi

Poca gente sul litorale,
dune,
vedere garantisce meraviglie d’immagini vivide
più vivide perfino di te quando mi baciavi sotto lo scettro del buio,
un lungo respiro, chiudere gli occhi, dissolvere il mondo in un attimo,
poi la luna prende parola un’ultima volta

“Nessuno può muoversi”

Ma dove assicurarsi di cosa
mentre il lupo sbrana gli affetti
e le falci si incamminano a schiere
e il cielo è un tumore?

Dove forgiare se stessi?

Increduli a piedi nudi e la sabbia
non un elemento di troppo
mentre ci consumiamo,
la corona di fiori per aria,
sbocciare incompleti giù nella spirale,
gli scheletri ciechi da tempo
una donna bellissima in bianco e nero

Vidi poi Uther indossare la sua armatura
ma solamente nei giorni in cui
la pioggia era troppo pesante
per un’incoscienza
cresciuta nei rovi
e per tanto tutta sbrindellata.

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