sabato 16 marzo 2013

La schizofrenia

La schizofrenia come viaggio di non ritorno e di non sussistenza fisica è interessante.
Si dice spesso che non si sa.
Dico solo che il passaggio dal bello al vero è tanto traumatizzante quanto però delucidatorio sul valore oggettivo (che parola stronza e deficiente) delle azioni e del non-senso che ha il senso della vita.
Quindi, senza più sentimenti nel grigio torpore non c’è  più la poesia se non a scatti nevrotici come svastiche che si chiudono sovrappensiero.

Il fatto è che prima vivevo nelle cose che scrivevo a tal punto che era il mondo che si prestava a farsi rappresentare in segni arbitrari ma non così tanto.
Ora invece è tutta carta da buttare la poesia, è inutile quanto vivere o amarsi o far vivere le cose.
Ma allora gli uomini che amano, amano realmente?

Solo il brillare delle cose che ho ancora immaturamente in testa mi rassicura come una coperta o due mamme in una, o il sole o l’estate.
Solo quando penso che forse c’è per poco ancora spazio per la speranza degenere, ora se vedo il mio inconscio piango come un cretino.

Che siamo in fondo se non scimmie con un po’ più di facoltà e un po’ meno di peli?
Il sesso è belo anche per gli animali, mangiare e bere alla stessa maniera. Ma il cielo, ma le cose stupide, ma le velleità,, ma la masturbazione nel cervello ma le donne immaginarie ma le immagini nel cranio?

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