giovedì 14 aprile 2016

弓道

弓道

Beatamente a prendere i ricordi e a ridurli a piccoli brandelli
è troppo il peso nella piccola teca di vetro.

Come un bovino sono anni che rumino
la stessa roba per trovarvi una risposta.

Poi il mio corpo manda dei segnali cutanei inconfondibili a volte.

Passati pochi minuti eravamo già nell’erba a camminare
sollevando ondate di graminacee,
la terra è quanto di più morbido e vero
tu possa trovare,
non si muoverà mai da dove l’hai lasciata.
E stanca mi dicesti che nessuno ti capisce
così fuoco ed acqua
immaturamente acerbamente spontanea.
Non hai idea del mana oscuro che ogni uomo protegge
e che per quanto brutto e stregato
nessuno potrà mai vederlo e dire, così, per caso,
“ se lo guardi da un’altra prospettiva ogni cerchio è un quadrato”
Poi ricordammo un’infanzia caldissima
a Tremestieri Etneo
l’amore sa essere uno schizzato spreco d’ossa e sudore
quando non è amore.

Corpo incatenato a corpo,
la prossima volta starò attento
a non finire come il pescespada,
avrò una visione più ampia delle cose.

Nel passato che avete davanti
abbiate il coraggio di puntare il dito
tra dolore e felicità,
quando gli occhi girati guarderanno
lo splendore d’un tempo già andato
che si srotola tra giade e fiori enormi

Nessuna paura alle pendici
d’Orione,
il suono, dà importanza a quello,
al suono,
da cervello a cervello
ho poi capito una mia personale 弓道,
via della natura e via della grazia
non corrisponderanno mai.

Quanto sono cambiati i Pink Floyd….

A testate ti prendo!
Canaglia! 

“C’è qualcosa che non va, sir”
dice questo gonfaloniere
ed il Sir si alza impettito e stupito.

È il dramma dei nati a settembre.
Cercare di adoperare scaltri
ogni frutto del pensiero
e criticare ogni cosa vedendone alla base
il fuoco malsano che l’alimenta.

Un giorno ognuno confuso sarà
dai timpani d’oro melodie soffuse
quarzo viola strofinato piano
per far bene al terzo occhio.
Non capite d’essere irreali?
Caotici, biondi, eterni credo.
Un vecchio sacerdote indo-asiatico
Prepara solennemente un mistero.
Alle pietre ed alla foce del fiume giallo
che le nasconde
stendersi completamente antichi
diventando radici complementari
al senso della morte in te ed in tanti altri innestato.
Dove danzano scontenti
i toraci
tra intarsiate corna di cervo
irrazionali, ribelli,
in continua sospensione emotiva
e crescono, su codeste corna,
fiori ogni volta uguali e diversi 
blu, viola, verde, rosso, arancione, giallo.

Chi mi dice che non sei un parassita anche tu?
Tu dannunziana esperienza fluida
che sono anni che danzi in noi
pistillo blu acerbo o tempesta

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