mercoledì 19 ottobre 2016

Prometeo, o il seme del fuoco

Condensano, alcuni,
un’emozione, una frase, una parola,
dopo averla tenuta in grembo
per troppo tempo.

Incontrollati testimoni gli esseri umani,
come voci riprodotte al contrario.
Ma quando si sdraiano tra le braccia
della donna accanto a loro
tutti vorrebbero solo ridere e piangere
stare buoni o urlare
come se la ferita si fosse di colpo riaperta.

Ho annuito, ho pensato a questo
templio di nostalgia
e ricordi lontanissimi
e paura della morte.
Dobbiamo tenerlo a mente, sì,
ma solo per un po’.
Accorto il mulo scacciava via
delle mosche con la coda,
tutto il giorno. L’hanno trovato morto
nella Chiana, tutto segato dalla pietra lavica.
Ha in bocca un simbolo,
sa di dita fresche
e di fragole di bosco.

Esci dalle nuvole e un grande
grandissimo sole vedi.
Puoi rinascere e allo stesso tempo
creare bellezza, morirla da te,
se è da tanto tempo che fa il mestiere (del creatore)
Puoi conservarti, maturare o marcire,
e poi darti per rinascere ancora.

OTO.
おと
OTO.

lentamente hai ripreso colore,
la tua età è un numero immenso
e sussurri e basta.
D’un incredibile calma, e silenzio
pigiato contro orecchio e vertebre.
Malevole benevolo io creatore
mi hai immerso tutto nello Stige
neanche il tallone hai lasciato fuori.

E così il resto del clan,
anche quello esteriore, effettuale,
una rimpatriata con cinquecento parti di te
dal futuro dal passato e dal presente
tutte vestite diversamente.

Crasi o non crasi?
Il mondo è o non è vostro?
Siete voi il fulmine
dov’è più accecante?

Ripensando a Prometeo, dunque,
che osò rubare il primo fuoco agli dei,
puoi facilmente inquadrare tutto il mito
nella parte dell’uomo
chiamata intuizione.

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