lunedì 17 ottobre 2016

Una poesia punk, invece.

E vieni qua, tu porco cittadino, tu guardia,
e perquisisci anche il più debole dei tuoi fratelli
e spaccagli una costola a manganellate

Vieni qua e insulta e abusa d’un potere
che è già un abuso
che ti è stato concesso.
E vestiti in modo ridicolo,
come un pagliaccio.

E vieni qua anche tu, drogato di merda
che sfiletteresti tua zia con un amo da pesca
pur di comprarti il crack
perché hai completamente perso il senno
sei stato acquistato alla nascita
e reso consumatore
e in cambio hanno voluto tutto di te.

Poveri i saggi magistrati
che sono morti filosofi
e frustrati
nel tentativo
liviano
di cambiare lo stato, la nazione dall’interno.
Morti e sepolti uccisi da una giustizia
che è una setta di maniaci beccuti.

Venite qua dunque, violenti bendati
non siete nobili distruttori
o nobili suicidi,
non vi state autodistruggendo
per raggiungere il fiume dell’anima!
Non siete ribelli! Non siete anarchici!
Non siete fascisti! Non siete social-democratici!
Siete un altro punto di sutura
per non far vedere una ferita
la cui crosta è infetta,
usati, come assorbenti,
e gettati via consunti nelle ossa.

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