domenica 12 maggio 2013

Blues del ventunesimo secolo



Blues del ventunesimo secolo.
A Bert, mio fratello ma cugino.

Questo deve essere
il ventunesimo secolo
questo triste lenzuolo che
copre molti colori
che manipola l’essenza
della mia anima
L’ho capito perché era blu
L’ho capito perché piange dal 1979.
Questo è per forza il ventunesimo tra i secoli
dalla nascita di cristo.
L’ho riconosciuto perché la gente
viene divorata ogni giorno
da un leopardo diverso
Perché la gente si morde la coda
di notte
per paura delle proprie paure
in un movimento circolare
che non ricorda l’infinito.
Se non c’è una scelta
non esistiamo
quindi non esistiamo per le nostre scelte.
Se non c’è un limite ai nemmeno-noi
ci si asciuga il DNA addosso
e poi diventiamo sterili.
Non produrremo più nemmeno una carezza.

Il processo di
metamorfosi
poi si è compiuto.
Ci siamo trasformati
in metallo (viola)
e gli alberi sembrano
i test
per capire
che personalità hai.
Alberto mi chiede
se mi ricordo
tutte le cazzate
che abbiamo fatto
quando eravamo piccoli.
Quanto passerà
prima che il mercurio
ossidi gli spiragli
del mio cuore?
Diventerò sedimento
di qualche sasso
Le ore squarceranno
i timpani
ed al lavoro usato
ognuno farà ritorno.
Alberto mi chiede perché
tengo così tanto
ai rapporti.
Gli dico che fino
a Novembre
avevo quasi tutti i pezzi.
Ora si è rotto qualcosa.

Vivi, vivi attraverso questo
Questa tettoia che è solo un riflesso
nell’acqua della notte
e sembra che scenda giù per chilometri
sotto terra.
Non guarderai indietro
perlomeno lo farai
con una piccolezza capita.
Con un piccola velleità sulle ciglia.
Con una piccola banalità nel sorriso.
Non riuscirai più a godere nella velocità
delle cose lente.
Nelle velocità
delle cose veloci.

La fortuna poi volle i poveri
La fortuna poi volle i poveri
La fortuna poi volle i poveri diversi dai ricchi.
I bambini diversi di sesso.
Le persone diverse per superficie ed intensità e relativa durata.
Gli amori diversi per la quantità di cera che buttano fuori
mentre si consumano via
nelle perline colorate delle albe
nelle volgarità del sole orientale.

Bisogno. Non sono nato.
Non c’è il futuro
Il presente a malapena.
Del passato non parliamone
per un po’.

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