martedì 7 maggio 2013

Discorso sul disequilibrio.



Discorso sul disequilibrio.

- Le favole più vere

Che se ne fanno loro dell’equilibrio?
Non lo capiranno mai.
Sono nuvole fatte di topi marci
quelle che ho sopra.
Sono carabinieri. Carabinieri corrotti.
I contadini corrono spaventati dalla bestemmia gigante che fa un uragano.
I pescatori si affidano alle lucciole per lo più.
I pescatori si affidano all’intuito per lo più.
Ancora casalinghe stendono e stirano
ma sentono pochi bisogni davvero
sentono poche cose essenziali
poche escrescenze mal viste.
Stendono i panni per una vita intera e non si domandano
se sono complete. Non si chiedono.
Gli anarchici veri hanno un posto fisso in manicomio.
Gli anarchici veri sono costretti a fingere per ottenere
un po’ di affetto
dagli altri freddi corpi congelatisi con loro
in questa parte d’inferno.
Gli anarchici parlano per segreti, confidano fiabe a pochi specchi,
hanno bisogno di un bisturi che gli ripeta “Ehi! Guarda che esisti, guarda che esistono le emozioni!”

Che se ne fanno dell’amore, della morte,
delle spaventose piovre in mezzo al mare?
Una volta Il Leviatano mi ha pianto addosso
prima di sbrandellarmi in uno spruzzo colpevole di sangue.
Una volta gli ho parlato della solitudine
delle sensazioni di disgusto.
Una volta gli ho parlato del disequilibrio
e credo che quelle lacrime fossero lacrime di compassione,
come quando le orche giocano con le loro prede prima di ammazzarle.

-Le favole più nere

Ho dovuto crescere. Lo so. Sono stato costretto.
Ho dovuto proprio coltivarmi peli sotto i nascondigli
e farmi la barba,
non ho avuto scelta.
Ho dovuto per forza poi
essere e ostentarmi come una bandiera squilibrata.
Sono il regno. Sono il regno che crea il regno;
sono il regno sospeso che non si basta da sé.
L’incompleto richiamo che mezzo cane
urla all’altro mezzo cane che gli appartiene.
Un cane a metà ha solo due zampe secche per reggersi
e l’altra sua parte diventa la strada su cui cade.
Lentamente cercherà di diffondere le sue radici malformi
sul terreno sbagliato (è sempre quello sbagliato)
cercherà di non farsi vedere mentre si osserva.

Ho dovuto crescere. Lo so.
Ho dovuto tagliarmi i capelli per dar sfogo alle tue sforbiciate.
Ho dovuto tagliare gli steli
in modo che tu pensassi che i fiori crescono per aria come i castelli.
Gli psicologi riscuotono solo l’affitto.
Riscuotono solo lo sciacquio dei liquidi sporchi
che ci siamo assorbiti meravigliandoci
che non ci dissetavano.

La terra fa la muta. La terra fa la muta
come i serpenti, come le vipere.
Forse questa asimmetria
è il bozzolo che non si vuole schiudere ma poi è già farfalla.
Forse questa immensa tristezza
è la paura dei polmoni che non volevano respirare
quando siamo nati.
È per questo che la mia voce trema come un violino d’acqua;
la mia voce è la mia paura.

Sull’altro piano della bilancia
c’è una illogica verità
c’è quello che non c’è.
Sull’altro piano della bilancia
c’è una manciata di deserto
c’è un pugno di vento arido
c’è la casa dove abitavo da bambino.
Sull’altro piano di questa casa
c’è la mia infanzia, ricordi vecchissimi
ho ancora l’erbetta in bocca ho ancora i prati sulla lingua i fiori nel palato.
Avevo una piccola tartaruga poi è scomparsa. Le volevo bene.

Maddalena, che ne sai dell’amore?
Lo so che lo conosci.
Giuda ti amava.
Il suo amico c’è morto. Il suo amico c’è morto. Il suo amico c’è morto.
Dio non sa che farsene dei morti.
Dio è così onnipotente
così stronzo
che ci ha dato la diversità.
I tuoi fianchi però non sarebbero così fantastici
la tua scollatura non sarebbe così dolce
le tue mani non sarebbero così maledettamente commoventi.
Nessuno ci dice mai com’è morto Giuda
che fine ha fatto.
Che fine ha fatto poi? E tu, Maddalena?
Che ne è stato di voi?

-Parte prima

Non si sta più
oggi
oggi per vivere bene
hai solo bisogno
di sentire freddo
qualche volta mi riesce
strano
credere alla mia
passione
credere al mondo , sì,
ho dovuto abbandonare
qualche progetto per
pagarne il cemento.
Se ti accendi le mani ne
vedrò i contorni
sigillati.

È troppo volere una bambina
alla mia età?
L’affetto dei bambini
per il mondo di pietre e sassi
che li circonda
è incredibile quanto i miracoli in cui credono.
Una bambina che mi parli
con la sua voce eternamente debole,
una voce che sa di ombra dolce
una voce che sa di
piccolezze, di velleità,
di stupidaggini
tanto innocue
da riempirci da farcirci di nuovo
i vuoti melanconici,
i buchi da cui si perde
la semplice allegrezza
per riconoscersi parti di un’immensa
pelle variopinta.

Niente di quello che
dai, niente di quello
che dai niente.

I lampi urlano insieme
alle luci
ma è giorno.
Mi chiedo se il sangue torna indietro
da fuori a dentro.

Al catechismo ti insegnano il dolore.
A me è rimasta però la compassione,
l’invidia.
Un’invidia che si commuove
Un’invidia che si commuove.

Ragazze innocenti vestite bene
ragazze-agnello
con gli occhi enormi
perché non mangiano carne.
Io invece ho dovuto ingrandirmeli
con le mani
per riuscire ancora a stupirmi.
Ragazze con camicie bianche e cravatte gialle
loro non hanno colpa
anzi direi che siamo noi i veri criminali
senza logica. Senza logica delle cose.
Metà, a metà, a metà.
Il mio inconscio scriveva lacrime
senza che io glielo avessi chiesto.

Il Disequilibrio, il Caos
non per forza sono demoni
non per forza hanno ali al contrario
denti al posto degli occhi.
Non per forza vengono dall’
Inferno.
È che ci siamo inevitabilmente
posti su un livello
diverso.
Il nostro voler diventare si
è risolto
in una montagna menomata.
Perché se do amore non ricevo amore?

-Parte seconda

Agli ermafroditi invero
ogni rapporto è negato.
Nel loro teatrino
tutti hanno una sola
maschera.
Agli ermafroditi piace
assaporare le differenze
tra gli alberi e loro
tra le strade e loro
tra gli amori e loro.
Quanto poco gli rassomigliano
queste case così perse
queste macchine
queste mani, le tue mani.
Le tue mani non combaciano
non combaciano alle mie non sono adatte.
Le tue mani piccole afferrano
quello che possono
e se lo fanno bastare,
e ci costruiranno su una
vita
del sesso
dei figli
e sarai felice.

Ho Paura che quello che voglio non sia.
Di quello che voglio.
Come faccio davvero a recuperare le vecchie cose?
Le ho lasciate scorrere per scontate.
Le vecchie cose!
Quanto sono giovani e fresche,
liete,
come una semplice irrilevante
verità.
Le vecchie pavimentazioni
i vecchi scheletri
i vecchi innesti floreali
sul mio corpo.
Una volta avevi gli occhiali
e non eri proprio magra
ma a me andava bene.
Andava bene avere 5 anni.
Avere l’allegria a fondamento
delle giornate
anche se non conoscevo la poesia.
La nostra anima era il mondo
e noi eravamo foglie verdi
che si bagnavano d’acqua fresca
eravamo fuochi d’artificio guardati.
Eravamo la vibrazione delle cose.
Adesso abbiamo inghiottito l’universo
e non lo si vede più fuori.

“Hai denti bianchissimi….”
“Nooo… dai sono tutti macchiati!”
“………….”
Cado.

Distribuitemi a pezzi grossi.
Distribuitemi.
Tanto il succo lo sto già perdendo.
Il disequilibrio non torna
più
equilibrio
Una cosa rotta resta sempre
rotta
da sé. da sé. da sé.
Abbiamo calpestato troppo frammenti
come fachiri tristemente soli,
abbiamo polverizzato
i riflessi reali
abbiamo realmente
vomitato il vuoto
per la prima volta.

Un frastuono incredibile
fin quando non mi
amerai
come si deve
Un mattatoio una fornace di ceneri
di repellenza
fin quando non vorrai restituirmi la
forma
l’incognita che rende vera quest’equazione
sbagliata.
Le tue mani hanno smesso di combaciare
Le tue labbra hanno smesso di combaciare
Le tue tempeste hanno smesso di combaciare.

Ho ragionato ora.
Ti voglio bene.

-Parte terza

Uscendo fuori vedo
un muro al sole
le onde che se ne vanno
qualcosa di marcio nell’autostima
qualcosa di marcio nell’altruistima.
Penso che il processo l’abbiamo subito
senza che ce ne fossimo accorti.
L’amore si è lentamente trasformato
in televisori
L’Aurora è diventata un tumore agli occhi
Gli sfioramenti si sono mutati in colpi di cannone.

Scaverò
sperando di tornare orizzontale.

Sarebbe stato bello subire l’esilio
ora
essere ostracizzato
come gli antichi greci.
Fuori d’Atene praterie immense
alberi immensi
terra.

Ho pietà da un sacco di tempo.
Pietà per il tempo
Per gli innocenti
Per i semplici
Per i semplici
Per i semplici.

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