lunedì 27 maggio 2013

Carità, amistade.



Carità, amistade.
A Marco, grande immenso fratello.

A volte ho rivisto case viola
con poche finestre davvero;
Sai, tutte le case crollano.
Prima però ne vedremo le mura
stanche mostrarcene il cuore
perché siamo sempre fuori dai sistemi.
Prima i muri!
Prima i muri!

“Guarda, siamo radici minuscole,
non possiamo crescere
da nessuna parte”
Siamo troppo impegnati ad inchiodare
bamboline alla stanza
per affogare
in quel sangue
di plastica.
Un turbine dal cuore, poi,
ci spacca dentro.

Carità, amistade.
Non sono ancora così grande per poter avere il mio albero
e dire poi :“ questo sono io”, identificandomi nelle cose che ho.
Io ho bisogno di ribellarmi,
di rivoluzione, è una cosa
che prescinde ognuno di voi.
Non esiste l’adattamento
visto che il corpo, ricoperto
di spine,
saprà sgonfiare ogni Amore
ogni nucleo ogni compromesso.

Delle favole antiche
non è rimasto più un cazzo.
Delle anormali finestre chiuse
solo schegge,
ed è lontanamente meglio
non essere stati felici da bambini e nascere già adulti
per non ricordarci.
La luna cadrà viola o blu,
infinita distruzione ciclica
di questa aggressività
naturale
sveviana.
Cristo non si è fermato da nessuna parte,
tanto meno ad Eboli.

Carità, amistade.
Hanno tutti gli occhi enormi,
ho paura.
Basta.
Morire non è il mio sogno,
ma chi può comprendere
una cosa così singolare
come la rivoluzione?

Fuggiremo la luce nera e
tutto questo squilibrato
mondo di mali e percezioni
e non eroismi.
Siamo demoni al contrario
che dal buio corrono fuori,
seppie oblunghe
ma senza nulla da amare patologicamente,
giovani-vecchi infestati
da germi di psichedelia
come stormi di afidi.

Carità, amistade.
Chiudimi, fa che questo corpo
abbia tutta la pelle.
Vivere per essere felici non è vivere,
vivere lontano per vivere non è vivere.
Che senso hanno i rapporti con voi?
Che senso ha esprimersi e cercare di essere reale
se tanto tutto è solo l’illusione
di un mondo davanti ad un mondo?


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