giovedì 23 maggio 2013

Poesia per un guardarail al sole



Poesia per un guardarail al sole.

Le mie speranze stanno con questo guardrail.
Queste lettere indistinte indirizzate al male sono pure sempre
lettere d’amore.
Il sole prende a calci l’autostrada, e tu dondoli sui cigli dei rasoi tra la vita e gli affetti, e
non che un passaggio non ce lo darebbe il sole, è che non vuole essere guardato più di tanto.
A volte lo puoi spiare dalle giungle immaginarie dei nostri giardini
da un bicchiere di latte che mi fa ricordare che anch’io sono venuto al mondo prima di saperlo.
I tuoi riflessi ombreggiano note stonate da cuffiette stupidissime di attenzioni
ascolti una musica che non va nemmeno ai suoi stessi concerti, e mi chiedo
se scomparirai, se sai che cosa ne sarà
di tutta questa erbetta tanto soffice quanto arida e secca, infilata nell’asfalto come se ci fosse nata.
È un po’ come noi, infilati nella terra a forza, costretti a crescere, non è vero?
Obbligati a diventare belli, da vedere, brutti, da mangiare, da morire, da avvelenare, da sperare che non ci pungano.
Sembri un gran bel vortice in una dolce sinfonia di violini, dove il pianista arrossisce
e quindi
improvvisa.
Brilli più del liquore che non vuoi bere.
Non so se ti amo, se amo, non so nulla in più di quando avevo tre o quattro anni,
per questo ho di nuovo gli occhi puntati al cielo, ai braccialetti fatti di nuvole,
e non riesco a capire. Se soffriamo un delirio di Borderline per tutta la vita.
Argomenti rasoi trasparenti vetri sopra i muri di case infinite.
Non ce la fai proprio
ad attraversare
queste
strisce
di fantasmi
di luce.

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