giovedì 2 maggio 2013

Il serpente giallo.



Il serpente giallo.
A Gioacchino e ai nostri  traumi.

E ci siamo dimenticati
e ci siamo veramente divertiti a colorare
il mondo
di bianco e di nero. Non c’è nemmeno il grigio.
E il bianco contro il nero non porta a nulla, o almeno
a nulla di buono.
Testimoni non ce ne sono
perché testimoniare è solo una parte più confusa
di sbrindellarsi. Essere testimoni del reale,
essere testimoni di un delitto,
essere testimoni di una lite
è solo assistere senza partecipare
è solo condannare senza essere condannati.
Non lo so cosa vuol dire, so per lo più
cosa non vuole dire.

C’erano dei ragazzi che a volte si divertivano
a non pensare a cosa ci stava sotto l’allegria.
A non vedere quest’ultima come la punta maestosa
di un iceberg di dolore rappreso in grappoli.
C’erano delle ragazze che si erano scordate
come si manifestava un sentimento
anche come si provava,
per paura di diventare
galletti spellati con il cranio liscio sporco di sangue.
Poi ce ne era uno (o due) in particolare.
Volevano che in Finlandia fossero le 8:15 P.M.
Gli è finita malissimo.

Chi riesce davvero a bastarsi?
In un sogno mangiavo il mio corpo
e mi bastava.
Facevo sesso con il mio corpo
e mi bastava.
Provavo tenerezza per me stesso
e me stesso per me
ed era davvero abbastanza.
In un sogno le ragazze
erano così tenere e dolci
da sembrare coperte blu di lana,
e i loro baci allattavano le mie labbra
e i loro sfioramenti non erano sfioriture
ma sfregamenti tra due cuori meno duri
fatti di seta, fatti, fatti di velluto,
disfatti nelle fibre ma completi nel movimento d’una pulsazione,
contenti a cancellare i graffi col corpo degli altri valveoli.

Ho immaginato spesso e  volentieri
il mio funerale.
Anzi ho in testa una scena precisa
dove il cielo è nuvoloso
i prati sono verdi
le sedie bianche come uno che è  stato affogato
e qualcuno sotto un salice oblungo
piange con la faccia tra le mani.
Il funerale è forse l’unico momento
della vita di un uomo
dove a tutti importa (anche per finta).
Alcuni cipressi poi si tengono per mano
a coronare questa serpentina mancanza
questa serpentina ricerca dei pezzi di carne
che tappino i buchi
questa stronza maledizione data dal pensiero all’uomo.
I morti prima di essere seppelliti hanno uno strano sorriso
che pochi notano.
I morti prima di passare dal grembo dell’aria a quello del fango
Sorridono
e se non fossero dei cadaveri riderebbero,
perché forse con la morte
se ne va anche la malinconia, se ne va anche il bisogno
di qualcuno che morbosamente si accorga
se ne va anche la pelle che ci separa
e che accosta ruvidi rettili velenosi a ruvidi rettili velenosi
che accosta meduse a meduse
istrici a istrici
sassi a sassi a rocce a scogli.

Sul mare increspato (era sera?)
ho visto
la sindrome dell’abbandono danzare.
Sul mare stupido e gigante
ho visto il momento in cui l’uomo si unirà
a dio
e la sua merdosa necessità di pregare svanirà.
Sul mare increspato
ho visto occhi arrossire
ho visto torce accendersi e spegnersi solo per accecare chi le guarda
ho visto lampioni galleggiare (forse suicidi)
perché per loro è troppo da sopportare
la responsabilità
il dovere
del buio e della luce
di dare del buio o di dare della luce.





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