sabato 1 giugno 2013

La vista delle prime estati che abbiamo.



L’estate ci guarda
Nudi.
Maledetta pervertita.
Quando ci sporcavamo di nulla di amore di niente di sogni bianchicci.
C’eravamo finiti assieme in questa luce verdastra, mentre gli altri ci hanno rimpiazzati
Con funzioni e finzioni e pezzi di noi felici.
Non lo sapeva nessuno, ci avevano creduto tutti ad una cazzata simile.
L’estate con te e contro di te è stata strana, ha avuto stronze cose da dirci
E strani modi per  ficcarcele in testa. Sudori sintetici che abbiamo rimosso.
L’aria del ventilatore era una tosse su uno sventolare di fazzoletti,
e non ci ha ripulito di certo, per non dire che ci ha ridotti così male come siamo. 
Le lenzuola in un ‘estate come quella erano coperchi per il nostro calore. Che ce le hanno messe a fare?
Che stupido albergo!
Eri una cimice dolcissima, e dormivi a piedi del mio letto senza fiatare
Il destino che avevi.
Le tue antenne nere mi sfioravano le mani come velluto sul velluto,
e tu ti saresti spezzata se te l’avessi chiesto, ti saresti lasciata schiacciare
come una maledetta cimice.
Mi hai stiracchiato l’anima.
Mi hai ricoperto di tre o quattro attimi eterni di zuccherosa adrenalina che non se ne va più.
Squillanti nuvole rosa su questa pelle. Luce che emette luce che emette qualcosa
Che sembra un’estate in un campetto di calcio abbandonato dal tempo.
Edifici rotti. Il sole forse li fa apparire vivi.
La vista delle prime estati che abbiamo dimenticato.







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