martedì 25 giugno 2013

La doccia delle cose.



La doccia delle cose.

L’amore non dura più di
tre mesi,
la noia quasi una vita
o una vita e mezza .
Non credo a niente.
Stesi all’ombra del sole,
ci si agita su vecchi stracci di schiene,
e poi baciamo gli specchi
sbalzati
e sbagliati.
Mi ricordi una pianta
poco appassita,
mi ricordi quando sento
di dovermi vergognare,
 quando è blu.

 Meglio non sapere
un cazzo di niente,
meglio sorvolare i cretini,
meglio non entrare
(che poi può essere anche uscire, capitemi)

Mordendo la coda
di certi cani giullari
ci divertiamo
anche
noi
nell’assaporare la follia viola
e bambina

dell’autostima.
La cattiveria è la cosa più tenera e non conosce nulla del mondo,
ed è meglio così, ed è meglio così.

Meglio meritare il blu e il bianco fusi tra loro,
mentre ti scorre
addosso
la doccia delle cose
innocue
perdute ma non perdute.

Una volta che gli occhi
saranno di pietra e vetro e pezzi di conchiglie tristissime,
imparerò a credere solo nelle cose che
un senso non ce l’hanno
che è giusto così.

E tu
che hai tremila labbra
e tremila muri lo sai,
solo così si riesce
a campare
e pensare
alle nuvole

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