giovedì 4 febbraio 2016

Primo dialogo tra un professore ed un alunno contenuti nel grande io

Primo dialogo tra un professore ed un alunno contenuti nel grande io

Correre per strada soli immensi
pianeti immensi
non voglio più orbitare.
È il mio ruolo?
Il mio ruolo?

Cercando di riempirmi mi sto svuotando, invero.
Un fiocco viola per questa parte masticante i problemi
ruminante le cose,
lentamente scinde ogni legame ogni proteina
ogni donna davanti
per permettermi di entrare a contatto
con la grezza nucleare amalgama d’io diversi
e così crescerò permettendo alla vita di allattarmi ancora.

C’è adesso da prendere la rincorsa e saltare.
Non puoi essere ciò che pensi di voler essere.
Se non tenterai di abbracciare quest’onda tutta
si ritirerà da sola

(due pagine lasciate bianche)

E infatti sto tornando a scavare dentro di me
con una nuova vanga;
nuove navicelle;
Esecrando armonie
di musica nuova,
tesori che sapevo e non sapevo esistere.
Se ho questa spada e questo scudo,
se mi sono ritrovato indossandoli
allora è da qui che devo cominciare, ricominciare.

Professore (alzandosi improvvisamente dalla cattedra disegna un occhio sulla lavagna, sembra pazzo):
“Non si tratta più di semplici simboli, no.
Non è più letteratura questa.
Pensando al mondo come pagina nera
allo spirito come pagina azzurra
l’unica rimasta bianca è il futuro stesso
come divenire di spaziotempo.
Dalla pagina la vita è uno specchio,
la mente con la mano sinistra si tiene ferma sul foglio
e con la destra si imprime a matita il verbo stesso addosso
che per proiezione diventa parola scritta.
È il linguaggio del corpo.
Analizzando non trovi che simboli
la cui intensione soggettiva
tenta e ritenta di diventare estensione oggettiva
e ondeggia, non è letteratura,
è un Odontodactylus scyllarus che spacca il vetro della sua boccia.
La letteratura che ricordo aveva il sapore chiaro del sole
e non sillabava l’ego in immagini
e serviva a divertirsi.
Loro invece, e i vorticisti, e gli imagisti,
e i cubisti, quelli dell’età del jazz,
i crepuscolaristi, gli scapigliati, gli ermetici,
i neorealisti, il teatro dell’assurdo, il decadentismo, Proust, Mallarmè,
i violini d’oro, le cattedrali impastate nel sole di Monet,
il vizio di provare a ritornare bambini fatti di fuoco,
e poi ancora i trascendentalisti americani,
i modernisti, Virginia, James, Ezra, Thomas, Dylan,
e poi ancora….”

Alunno (interrompendo il professore con un gesto frenetico della mano) :
“Ma dove vuole arrivare, professore?
Qual è il punto? Qual è il punto?
Scinda! Separi! Separi ciò che  è
da ciò che è stato detto essere.
Gli stati della mente sentimenti sensazioni
impulsi di Thanatos ed Eros
sono per tutti un grifone che nella testa svolazza!  
Non meno vivi di noi. Non noi. Noi.
Non so se sono stato abbastanza chiaro”

Professore (ridacchiando e grattandosi la pancia):
“Assolutamente no!”

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