martedì 23 febbraio 2016

n.19

n.19 

I giovani amici
stanno male
rattrappiti in una ragnatela di ferro.
(Jim sta impazzendo)
Ad ogni contrazione
del mostro dentro
un po’ di tessuto si sfalda
e sanguina,
su qualche scogliera
un’onda si sta infrangendo
sotto i raggi della mattina

Perché questa fontana
è diventata
una palude?

Un pesce pappagallo
arancione
mi sorride
soddisfatto
prima
di divorare
mezzo corpo
di un merluzzo
galleggiante
in quella melma
verde militare,
dove anche Holly sembrava
una creatura
esaurita dal tempo
ed inquietante.

Ripenso alle vecchie poesie
di quei giovani amici
mitragliati nello stomaco
dalla società,
anche loro brandelli di se stessi
che fuggono
l’immensa ombra della realtà

Chi ti ha osservato a lungo
chi ha avuto cognizione
di te a lungo.

Ovviamente
non riesco ancora
a capire la verità

Tutta questa è solo
una battaglia
che non finisce mai.
Certo, disse il saggio
sfumacchiando immagini
da una pipa indiana.
“La monotonia è un pegno
di sincerità”, disse.
Ma quanto e fino a quando
le nostre ossa fatte di idee
e spudorato sudore
e ali rotte
reggeranno?

Si deve pagare il destino!

Piuttosto
non rinuncerei mai
a me e te a 6 anni
che cominciamo a sperimentare
la sessualità

Poi ci hanno sparato
a tutti in testa.
Storti meticci
con elmi fatti di sorrisi,
parole, meschinità.
Non serve a niente
toccarti le cosce
se
non
si può
immaginarle

Noi giovani amici
tributari dell’ombra
e del Jack di Spade,
figli perfetti
imperfetti
della luna nera,
torbidi come il sangele,
assiderati
nel buio invisibile ghiaccio
del vecchio campo di grano

Purtroppo il grande urlo
ha lacerato anime e petti

Non mi trovo
nuovo

Certo, le tue unghie
avrei voluto sentirle
sulla schiena
piuttosto che sotto la pelle,
ma è una fragilità questa
fondamentalmente illusoria
e priva di alcun senso
se paragonata
alla profondità
del pozzo
del nostro io.

Coscienti di ciò, noi,
giovani amici
scarlatti, a stento umani,
ci imbarcammo per la grande guerra
dell’io contro il non-io.
I poeti, schierati nell’ala sinistra
su cavalli fatti del loro egoismo o egotismo
 furono i primi a cadere,
macellati da proiettili
d’incredibile noia o
d’incalmabile incompletezza.
E nell’avanzare delle truppe
ragazze a volte troppo di sinistra
con cuori vuoti e ammaccati
cercano cadaveri
con cui stendersi un’ultima volta
e dormire.

Noi, giovani amici,
fummo tutti insieme
per un solo lunghissimo istante
nel gazebo grigio
della morte,
specchiati in niente,
sovrapposizioni
antecedenti
e successive
la nostra consapevolezza.

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