domenica 14 febbraio 2016

Come uno Usteron Proteron

Come uno Usteron Proteron

Credevo di credere una volta,
mentivo spudoratamente.
Donna è INEVITABILMENTE
metonimia di vita e di morte,
sì.
Poi, considerando che l’aria
spazza via la concretezza della terra,
dalle tue braccia, morbide e ventiquattrenni,
ventidue anni fa non potevo che cadere.

Rinascere e morire,
ancora, ogni giorno,
come piccoli squali blu,
non curante l’anima
della curva demografica che ucciderà l’uomo.
Vedete, critici?
Andateveli a sfogliare tutti, tutti quanti,
dal primo momento,
non noterete presenza di senso totalizzante e completa.
È un continuo spacchettare i regali dell’inconscio.

Vivrò masticando me e te e voi e loro
come ho sempre fato.

Stamane mi ha svegliato Jung
proclamando
l’infinito dentro e fuori di noi
litigando con Freud su una nave.

Sono un piccolo lieve tramite
per qualcosa d’immenso dietro le quinte.
Distaccarsi.
Distaccarsi materialmente
ed attaccarsi con la mente
in un ciclo un po’ eterno

Peli rognosi sulla schiena
il buio di fuori,
avevo dimenticato
la spontaneità intrinseca
di certe ragazze siciliane,
forse è il troppo sole
o la natura floreale troppo decadente.
Persone con cui ho condiviso
un fiore
una cima
i miei capelli
del rosmarino
una madre
una donna
una scacchiera
quindici anni
o il giapponese.

La pubblica gogna,
banchieri viziosi diavoli
si rosicchiano le alucce del mondo,
la pubblica devastazione interiore,
giocare a Total Annihilation etc. etc.

Avvoltoi occhialuti
vi dirò che a volte la vita
ti si presenta davanti come uno usteron proteron
in cui la conseguenza
precede l’effetto.
Ed allora cresce una lunga barba grigia
anche a noi
e ci si gode
uno o due minuti da profeta

Dunque, le cose di rassereneranno
ed anche a te torna sempre un sorriso.
Accordarsi sulla stessa tonalità d’Iperione
e danzare
come in Midsummer Night Dream

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