giovedì 25 febbraio 2016

Contro la civilizzazione che mi ha messo in mano un ipod

Contro la civilizzazione che mi ha messo in mano un ipod

Contro la civilizzazione che mi ha messo in mano un ipod
accendiamo un fuoco, bestemmiamo forte, guardiamo l’Etna eruttare,
ci rotoliamo sulle fiamme vive
qualcuno urla come un folle
altri gettano foglie nella brace (siamo felici, e antichi).
L’idea di una chiesa che serpeggia Dei
in mezzo al cataclisma della mente
sì, è da mettere al rogo, ed è ciò che abbiamo fatto letteralmente.
 Però c’era anche il messaggio proto-anarchico
del romanzato Cristo
e quella s-visione dell’Apocalisse.

Contro la civilizzazione che adesso si è liberata
dai vincoli aristocratici di fede in uno spirito che cresce
in una mente che cammina da sola e non vede ma sente,
dal rovistare l’infinito come magici topi,
e adesso sforna tentacoli pansessuali superficiali
di cenere di cervello.
La maledico,
la maledico due volte.
Non c’è niente di bello nelle istituzioni.
La burocrazia è il braccio non armato della legge, guardatevene.
Vivete come cazzi di cavallo
che penzolano tra gambe non vostre
in una terra continuamente derubata.
Sia salva l’idea di una distopia
in cui un sogno d’estinzione
è contrapposto
alla vostra incapacità sociale
di creare bellezza dalla natura.
E non sto generalizzando.
Apprezzo anche io gesti di fiori di donne
vestiti, carisma,
scorrere tutta la mia musica su un touchscreen,
parlare catanese ad un porcaro

Macchiati la maschera migliore
dell’unto peggiore (puoi cercarlo sia dentro che fuori di te),
e osanna la libertà non capita, non amata,
ma osannala con un’umiltà,
poi la tua testa diventerà l’arco di luce universale
che realmente è, ma non lo saprai mai.

Piccola parentesi a tema: il non-io

Il non-io è tuo adesso, devi solo
tagliarlo via da te con un coltello sacrificale.
Da quel momento potrai baciarlo e abbracciarlo
ogni volta che vuoi

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