martedì 9 febbraio 2016

Piccola decoratissima ipallage

Piccola decoratissima ipallage

Navigo, navigo, navigo e basta.
È come ritornare.

Sento dei capelli nuovi
castani, lunghi, con riflessi rossastri.
Un nuovo ordine
che mi suggerisce
that there’s plenty of fish
in the sea.
E comunque comincio
a levare le bende dal vecchio torace.
Grigie mucose mi ricordano
la quasi-passata
stagione marziale
tra me e te.

Lo so benissimo.
A Giugno non sono mai tornato veramente.
Solo adesso. Che bello.
È di nuovo cambiato tutto
o tornato uguale.
Saremo vestiti ancora
d’armature di polistirolo
che però non impediscono assolutamente il volo.
E non ho per niente paura.
C’è il drogato, c’è il borghese,
c’è il pasoliniano, lo stilista, l’architetto.
Io navigherò comunque
e valchirie mi seguiranno
mostrando acuminate lance
e ali di candore.

Sfuggo da una tenebra troppo claustrofobica
ed invasiva
verso una tenebra di pallida luce interiore.

Innamorarsi non era difficile,
eppure tu enigmatica come l’Egitto.

Hey! Hey!
Che cazzo ti prende?
Non sei forse sempre e comunque tu?

Ho un fiume di lacrime illogiche
e non voglio correre il rischio
di percorrerle in canoa
col primo che passa,
perché l’io è saturnino
nella pesantezza e malinconia
con cui rumina e persone e oggetti e concetti.

Nausica stella piccola
ma vagante
che snocciola
o mosche rabbiose
o eroi,
ed una moltitudine di me stessi
che vanno in tutte le direzioni,
alcuni respirano meglio di me
altri peggio,
tornano a casa sempre diversi.

Posso ricordare?
Guarda cosa sono riuscito a creare con le mani!
Com’è possibile che la creta nelle tue membra magre
non abbia ceduto?
Non compirò lo stesso sbaglio.
Non vincere te era la conquista necessaria
di un’intima miseria d’oro,
un equilibrio.
È arte lasciarsi da madre natura
prendere ed in estasi d’anima
cavalcare.

Non dico che non mi arrampicherò più sulla mimosa in giardino
con te e con gli altri.
Io sono
sensi
sensi
che scorrono,
contatto interiore
solenne continuo
all’ombra di tutto
all’ombra di tutto

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