domenica 14 febbraio 2016

Dieci dee nude danzanti giovinette dimentiche della parrocchia

Dieci dee nude danzanti giovinette dimentiche della parrocchia

Lacrime piante da dentro a dentro
c’è del cielo tra i tetti.
Questa paura è roba d’un momento
e te ne accorgerai a breve.
Devi mescolarti
e stare tranquillo.
Accattivare la tua stessa anima
così facilmente radioattiva.

Mi fate schifo
ma vi assaporerò, vi sputerò
e ne riderò con leggerezza.

Ricordo un Aaron con la pelle nera
nascosto tra i tavoli del Gassy Jack

In un mondo rugginoso
teste di cazzo modelle
con seni e cosce magnifiche tuttavia,
picchierei i santi uno ad uno.

Attraverso il sesso tra due donne
che guardavo ai piedi di un letto
(how in the earth did i end up here? )
mentre le loro lingue s’incrociavano
beate di saliva, le vere labbra s’induriscono un poco,
una mano sulle natiche mie,
corpo, corpo, corpo,
tutti bagnati
“Chi si siede qui?”
“Più che amarvi a volte vi accoltellerei”
Che significa?
Mantra di gambe e fiori umidi
e queste due donne e io e quella dentro di me
tutti sotto lo stesso lenzuolo rosso
sono molto eccitato

Disseminando senhal
più alla Mallarmé che alla Dante
ammicco
al corpo lucido e vigoroso
di George Gordon Lord Byron
in una Venezia ottocentesca
c’è una malattia che ci accomuna tutti
ed è la percezione

Dal cervello.
Dal cervello, con affetto.

Così circondandomi della coda
aspirando ai celi dentro le membra
è un’eclissi
ed un eclissi sarà ogni volta
tornare da unico Arconte azzurro
a due differenti templari protoss

Candidando il cuore alle prossime elezioni
dell’intero organismo
lo stomaco specchio d’istinto fuoco
etichettando vagliando
che cosa ne reterà
di un vecchio 着物
blu e dorato
se mastichiamo fino in fondo
il legno del pino più oscuro ?

Devi saltare il fiume
e non mentire,
macchiare la terra
con immensi test di Roschach
è un vortice che non avrà mai termine

Come sempre mi basta un secondo per ritornare a te,
piccolo scoglio bruciacchiato e snello
perduta, perduta
quando per Park Place
ti avevo mia e camminavamo con Nujabes
dormendo in un metro quadrato di letto.
È tutto una amalgama ingiusta ora,
la tua faccia che perde i contorni
come il castello di Cardiff
le nostre forme complementari come un tetris
adesso costrette a riadattarsi per nuovi incastri,
di tutto ciò resterà nitido
solo il nero della barba di Vittorio.

Comincerà un nuovo ciclo di notte e giorno
dove mani congiunte
sanno separare
bisogno da voglia
e in tante piccole cartelle
ordinare l’ansia per il futuro,
l’angoscia
di non essere più adattabili
di non centrare le aspettative
degli altri, delle altre, l’idolo Lorenzo che brilla,
d’essere trucco e non volto
macchia e non segno
Jacobson e non Chomsky
Dumbledore e non Snape

(Mystline),
Vivi è un esistenzialista a tutti gli effetti.

Ricordare momenti gioiosi è molto molto meglio
di rispolverare questi pungiglioni imbalsamati ed odiarli.
Scompariranno mangiati dalla luce interiore.

Come Frodo invischiato poco prima di Cirith Ungol
uscirò anche io dalla bieca crisalide dell’ultimo inverno,
i sogni sono totem con cento teste e ognuna ha la mia immagine riflessa negli occhi.
Ho bisogno di un apocalisse, ne ho bisogno da troppo tempo.
Nel senso etimologico del termine.

Scalfirete il vero me?
Lascerete scalfire il vostro vero sé?
È una calda materia
stipata piano nel corpo.
Non la puoi controllare.
Ti farà credere di avere
la coda
gli artigli
dieci anni
o dieci anni di più

“Questa statua qui, questo
è un testimone.
Non urla poiché non possiede,
per logica conseguenza d’essere artificio,
alcun apparato fonatorio.
Non distingue tra liquide ed occlusive.
Eppure ha sudato tanto,
e dal suo sudore siamo comunque riusciti a trarne fuori
una mai-spenta fiaccola di stabilità.
Sì. Ciò che collega Cosmo Canyon a quindici anni fa.
Uno spazio incrollabile
inasfaltabile
mimetico ed in scala di grigi”

Facendo ben attenzione al fatto
che Socrate sposò Santippe.

La voce di Cicerone…

Non si è mai più la stessa persona.
Non osate dimenticare
ma tagliate con decisione
la carne che vi lega.
Ripercorrendo il percorso del Druido
non proverò sconforto
ma grandissimo orgoglio
di pallido sole gallese.

Forse non dovevo pronunciare la frase “l’uomo è assurdo!”
e fare del motto un tatuaggio sull’avambraccio.
Al nord come al sud pascolano senza cervelli
in pallide imitazioni europee
dimentiche di un passato illustre
assaporano leccando
gli stessi mattoni grigio chiaro
che gli fracasseranno il cranio.
Volevo volare, patire, gridarti: “Eccomi qui, sono ancora io!”
ma non ti vedevo
in un mondo dove
è la forza di gravità che ci tiene uniti.
Volevo indossare perle nuove
per suggerire agli altri
un mio personale giardino di rose
e di katane nere

è una visione che comunica
una tendenza alla violenza
di stampo erotico ed eroico
esercitata attraverso la radiolina
dei sensi miei
e la comunicazione,
un’affermazione della psiche
fatta di pensiero-immagine
e di ultra-sensi
e di corpi che si toccano e si sfiorano ancora
mentre dita solleticano
sintetizzatori Roland o cupole carnose
alla sommità di cascate d’acqua,
dieci dee nude danzanti giovinette
dimentiche della parrocchia.

L’io femminile va prima di tutto
scisso ed individuato
(mi pentirò di questa affermazione)
separando
la destra dalla sinistra
il corpo dall’essenza del corpo
lo spirito
dallo spirito dello spirito

Nessun commento:

Posta un commento