giovedì 21 luglio 2016

Per una volta, solo blu talmente scuro da sembrare nero

Tutto ciò che state per leggere
va con il dovuto rispetto interpretato
sotto la chiave di Fa# minore:

Voglio davvero aiutarvi (e lo farò )
ma è solo una parte di me
con l’alluce spellato
dal troppo calciare via
la vita quand’è nuda
Lo spirito guida il corpo.
Lo spirito guida il corpo.
Ma è solo una parte di me.
L’altra sta a rotolarsi in un fango nero
urla “ NON APPARTENGO A QUESTO MONDO!”
e piange in continuazione
delle lacrime belle come statue elleniche
o templi agrigentini.

A mani nude ti masturberò
perchè sei meravigliosa
ma è vero?
Tutto ciò che è materia è necessariamente falso,
ho pensato per intuizione…..
è per questo che è destinato a scomparire!
Ed allora e le mie dita e il clitoride tuo
in una pozza funeraria cadono
a Sanxingdui.
E se tu nel nulla cadessi proprio adesso,
sarebbe novelle vague di bellezza
e labbra troppo rosse
che abbracciano e baciano
noi cerbero

Voglio solo capire. D’ogni cosa
l’intimo timoroso mistero
far salire a galla.
Eppure è rogna nefasta
tutta la città aggressiva
-stanno uccidendo la natura-
sbocca fumo,
noi con dita lunghe
qui non possiamo far altro  
che diventar sbarre d’una galera che si muove,
accortasi tra le bave
d’essere della materia il contenitore
e non dalla materia contenuto.
E camminerai dapprima sorridendo,
poi sorridendo, sì, ma con la faccia rivolta
verso il cuore e non verso il cielo.
Al cielo, difatti, mostrerai critica tanta critica
per ogni piccolo taglio inferto con silenzio o nel clamore.
E mentre camminerai
il primo uomo ti chiamerà amico dopo neanche cinque minuti
perché è semplice, semplice come l’olio d’oliva.
Il secondo saprà soltanto chiederti dei soldi
ed anche il terzo,
l’uno li elemosinerà l’altro tenterà di estorcerli,
perché il denaro è il loro idolo, il denaro è il loro dio,
il lavoro e la truffa e la dissimulazione il loro templio ed altare,
la materia la loro infinita tomba indistruttibile.
Eppure, siamo tutti figli di mamma terra
di mamma oceano
di mamma universo
e nonostante ciò non provo gioia nel vedervi

Cosa sei tu, specchio alle spalle degli occhi inchiodato
ed io ti vedo ti vedo costantemente
dunque medium tra me e gli altri fuori di me
e lì ti proietti con la luce del mio vero invisibile io,
attonita fiaccola blu
-lacrime scorrono-
che mai cessò
che mai si potrà infrangere
sdraiata pacificata
sul bi eterno disco d’argento rituale
che rotea e rotea e su se stesso s’avvolge e nuota
e con se stesso fa un immenso sesso lussurioso di spasmi.

Voglio smettere d’avercela con voi
per non vibrare nella maniera corretta,
voglio davvero aiutarvi
ma siete misteriosamente ignoranti
e incompleti
attaccati come zecche
all’apparenza delle cose
al melwilliano seeming
e non creerete più niente
così continuando.
Ingoiarlo, codesto mondo,
e di sospetti abbandonarsi in certezza,
la mimosa è di luce alma
e sembra però il Dahaka
Divorarlo questo mondo
a suon di pianto
e in deserti un’oasi costruiremo
tireremo su
sia pure per venti uomini e donne.

Non truccarti ebbene
non truccarti
e fammi vedere quella verità fenicia,
babilonese, persa in quella soda schiena eterna
interna
del tempo .
So che è nascosta lì dietro
e so anche che se non ti sbrighi
non riuscirai mai più a recuperarla.

Mar mediterraneo ti voglio così bene
se le cose andranno per il peggio
pullulerai di demoni
ma tornerai ad esser te stesso
con la tua gigante anima marina.

Ed io cammino e penso
che vorrei non avere limiti
e non smettere mai il viaggio.
Sono tutto, sì,
ma non nel corpo.
Ti sospetto prigioniero,
in un’altra vita, vecchio mio.
Ti calmi e non fai che spiegarmi
che Lorenzo non esiste ma esiste.

I miei lobi,
quelli degli ingioiellati bodhisattva di Longmen,
la loro lezione è preziosa.
Non raccoglierò rancore
per una società
che ti vuole necessariamente incidere
dove sei più grezzo.
Il male non esiste se non dentro di te
ed al di fuori lo proietti
perché ne hai sulle pupille le bende
e fatti dunque per una volta bastare
questa fetta di consapevolezza
che è già enorme
e indizio minuscolo di non so quale eco eterno e universale
che come tamburo di pelle o gong
batte sul mio sul vostro petto.

Ed ero matto. Posseduto da
                                                   cosa?
È benigno, t’assicuro che è benigno.
Librati. Eri matto.
Le dita solleticavano cosmi,
l’apocalisse è un nome d’ombra
tatuato su una lunga seppia
che è l’alba 

Nessun commento:

Posta un commento