mercoledì 30 marzo 2016

Secondo dialogo tra un imperatore ed il suo consigliere Bletus circa Cerere e Giano Bifronte

Secondo dialogo tra un imperatore ed il suo consigliere Bletus circa Cerere e Giano Bifronte

Seppur con sottigliezza il tempo si fermerà
e capirò i disegni arcani sul pelo del mio gatto
poiché da sempre mani nella testa fatata
cercano di spingere al di fuori ali moleste
Sto tutto accovacciato in una canna di bambù, e fischio.
Sono di nuovo, ancora, me stesso verde,
e le paranoie d’un cranio impaurito che Atlante
lo lasci cadere in un vuoto nero.
Se guardo indietro negli anni m’accorgo che poeticizziamo sin troppo
ogni attimo ogni divorzio ogni giornata passata insieme.
In tutti v’è pezzo di luna che trema in sintonia con le maree.

Fin quando il vostro metodo sarà la spada senza lo scudo,
cavalieri,
fin quando continuerete a confondere
l’appassire con l’essere felici
e delle vostra pelle il diamante a render carbone;

La verità è anche un’altra.
Ti chiudi in una caverna e cerchi il punto più profondo
sempre e comunque,
con il tuo piccone e la tua lanterna,
e dimenticherai l’idea di Karma o determinismo,
crederai nel polmone sguercio e sdentato
nel fegato grasso
nel sangue caldo
che ti rimangono.

***

Bletus:
Un po’ grassoccio e goffo, Bletus s’appresta a portare nuove all’imperatore riguardo la costruzione di un templio a Cerere d’imponenza maestosa.
“Come si sente, imperatore?
I lavori per il templio sono quasi ultimati, ho visto gli schiavi
crederci veramente, impegnarsi. Sarà un’opera che porterà fecondità , serenità a molti.”

Imperatore:
chiaramente incazzato
“ E se qualcuno, metti caso, non ne volesse proprio di fecondità?
Se volesse restare lì, morto a creare dalla morte?
Comunque lascia perdere….(si alza in piedi dal suo lussuoso e lussurioso trono)
Mi sento una bestia, Bletus. Anzi, vedi tu se mi sta crescendo
la pelliccia sulla schiena” e continua, mostrando la schiena al suddetto consigliere Bletus.

Bletus
completamente a suo agio con la situazione
“Non vedo niente, signore.”

Imperatore:
“Bè, dentro invece sono proprio una belva feroce.
Mi capita d’aver voglia di dar fuoco a certi repubblicani
di cui non sto qui a fare i nomi…
So che siamo tutti, tutti, tra le mani
prima di Cerere, poi di Era, poi di Afrodite e così per secoli e secoli,
ma ascoltami, Bletus! (si sta veramente scaldando, la voce riecheggia nel palazzo)
Che differenza esiste tra me, o te, o chiunque
ed uno a caso degli animali del giardino di Tolomeo?
Non è la consapevolezza, sofferta, infelice, imperitura consapevolezza!”

Bletus
ora è commosso, in qualche modo
“Dai, non ne faccia un dramma!
La coscienza, che lei chiama consapevolezza,
è ciò che permette l’opus caementicium
o la cupola del Pantheon, o mi sbaglio? “

Imperatore:
adesso si spoglia della sua bianca veste
“Sei uno stronzo, e materialista.
Vorrei poter essere felice della bestia in noi,
poter girare per i crocevia con il membro al vento
e bere e mescere vino tutta la notte.
Siamo come Giano Bifronte, avremmo dovuto dedicarlo a lui quel templio”

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