mercoledì 23 marzo 2016

Il ventidue Marzo

Il ventidue Marzo

Tanti archetti che prima o poi avranno
le giuste coordinate di Spazio= 0 e Tempo=0,
le sette eternità.

E poi provo a spiegare a te
che provi ad importi sulle spalle
un qualsivoglia peso,
che l’amore è un’unica esperienza per tutti.
Mentre camminavamo e guerrieri rossi
davano la caccia ad anarchici in trincea
Ti dicevo che anche il sesso
vale ogni volta lo stesso
in un contesto differente però.
Ed ogni volta, da bravo chirurgo,
cucirai le costole ed il fianco sinistro tuo
con le costole ed il fianco destro di qualcun altro,
sudando d’angoscia e piangendo.
Ed ogni volta, quando l’urto slaccerà i punti dalla pelle,
ne soffrirai come un cane.

Cito Sanesi fuori contesto però:
“Il rischio è di pretendere prima,
è di cosa non so.”

I bambini di Maggio hanno grandi occhi
e tante difficoltà a staccarsi da qualsiasi seno,
camminano prima degli altri ma con gambe storte.

Tu stai calma che ci sono qua io
per curare col pensiero
ogni tuo sussulto ogni tua lacrima.
Tu azzurrina, spiritica, mistica,
che piangi dal terzo occhio
i cieli d’ogni astro in me,
sii paga.
La guerra al di fuori
è la guerra dentro.
La guerra al di fuori
è la guerra dentro.

Ed il rorin viola
è cresciuto tanto,
la spada sulla schiena trema,
toccherai al più gli inizi d’Aprile.

Che la via non sia il mio dolore
ma quello degli altri
vissuto
dopo, a posteriori del mio?

Se non ti tagli prima la mano
non riuscirai a tagliare nulla,
non capirai neanche a cosa serve un coltello.

Se non dai vita a fiori
tu stesso appassisci,
rischi comunque di perdere te stesso
negli altri.
Come contenere uno sforzo tanto potente?

Soprattutto, mi stupisce guardarvi, fatti di lische di pesce,
contorti, deficienti della consapevolezza di voi stessi
eppure sazi e contenti
sui vostri divani di pelle morta.

Danzerai ghiacciaio che si scioglie
ape che vola via
pluvia scomparsa da nuvole
e per ognuno di noi
una lama nello stomaco
perché sei tanto eterna e bella
sui nostri corpi nudi e inguardabili.
Qui giù alcuni credono d’esser druidi
d’esser prati
si gioca con il corpo
come fosse un indovinello
si balla in cerchio sotto la luna
tentando il dolore
d’un’armonia panica,
e ti dirò che può anche essere piacevole.

Io e te invecchiati,
non più morbidi e vellutati gelsomini.
Ed ancora annaspo
e ci metterò tanto tempo a decifrare
la struttura della bellezza
e quanto sia invischiata anarchica
con lo scheletro mio.
Potando lentamente ogni cancro
nell’immaginazione, dando un forte abbraccio
al destrorso spirito rosso.

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