lunedì 27 novembre 2017

Pipì



Pipì, e sopraggiunge freschezza.
Leprotti con denti sporgenti
usciti dalla gabbia.
Allora uva e notturni, pazzesco e tremendo,
vibrafoni e tombe.
La corda è stata tagliata ed era bianca.
Parlo della linguistica apparenza in viso
al re Realtà, che l’ha formata e partorita tale
abbozzandola da una materia meno netta e più sfuggevole
giacente prima la lingua e la vocale corda.
Così siamo becchi di papere
o musetti
nel nostro cercare l’accordo
ma parlare è possibile
solo firmandone la sconnessa
traditorietà.
Ciò che costruiamo è lingua lingua
cara solo il tunnel capillare
a tagliare la montagna
che ti separa dallo spirito
che t’ha aspra e terribile
quando sottometti al significante
il sacro.


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