venerdì 17 novembre 2017

Diario di Passaggio (Rosso XII)



Diario di Passaggio (Rosso XII)

Tutti impettiti di fronte alla vacua stanza, prima di aprirla.
Convincente pensarla piena di fuoco e artificio,
tanta grezza passionalità priva di piedistallo non esiste,
non sta in piedi da sé.
Poi ci si nasconde come pesciolini
per proteggersi da un rumore improvviso.
Mi dispiace avere avuto questa storia,
una storia che ci rende palesi e ci sbava addosso irrequieta.
Così, scendemmo tutti in battaglia
con pugni e scudi
per far sì che fosse equa la vita
nascosto il trauma
e splendente il ricordo di quel giorno di sole
in cui con grande elettrico tremore
eravamo riusciti ancora a sopravvivere,
mantenendo integra e odissea
quella cara immagine indeterminabile futura.
Scalzi, brevemente:
abbi paura di me quando non ho idea
e le promesse hanno ceduto al caldo rovo
monco di braccia,
alla santa sul rogo sputando una lettera di scusa
perché l’ideale era scomodo e troppo pesante.
Così ogni eroe è necessariamente
bigotto e caprino,
roccioso e smunto, ossuto
ma persegue e realizza prima
di cedere il passo a se stesso escremento.

A chi credi di darla a bere?
Ti hanno impresso il bisogno
d’accogliere e contenere l’amatum
quale marchio su coscia di mucca
ma sei libero
e cresceranno dei peli folti su quel marchio.
È tutto un gioco per loro
che si sottomettono all’intensa apparenza
della libertà donataci in mangiatoia
dall’Arconte
e hanno scordato che erano iloti e zoppi e insaziabili.
È tutto un gioco reso più vigoroso
dalla paura di perdersi
dalla paura di non ritrovare
nella mano la mano
nel sudore il sudore,
tutti allo stesso tempo buoni e cattivi
stipando il crudele artiglio più sotto
più sotto al mantello
pronto nascosto,
di nuovo,
come pesciolini all’occorrenza
di un improvviso rumore
siamo subito fuggiti via
per proteggerci.

Il lunapark chiude signori!
Per fortuna ce ne siamo resi conto giusto in tempo
per vederlo serrare i battenti
mentre si spera che sia solo uno scherzo
vediamo già il piccolo giostraio viola
che con capelli di bronzo annegato
girare la chiave all’enorme lucchetto.
Il luna park chiude! Abbiamo visto l’Anagrafe
assediarlo per anni a cambiali e ingiunzioni
per poi crocifiggerlo in un’asta comunale.
È perduta l’ultima bambina non ritrovata dai genitori
al suo interno
rimasta stagliata di fronte ad un tagatà,
sparpagliata nella morsa,
ricordi ameni diventati irraggiungibili
e le squame, i denti da latte caduti
mentre correvamo con una fascia in testa
e un numero alla schiena.
Le coppiette si stringono forte
e un grosso fuoco divampa dai capelli dei ragazzi
e litigano forte: hanno provato a far pace
con quell’oceano di ombre ragno
ma toccandolo tra i seni
si sono tutti sentiti come dei re marci,
intatta la corona di rubini sul capo.

Nessun commento:

Posta un commento