giovedì 2 novembre 2017

Diario di Passaggio (I)

Diario di Passaggio (Rosa VI) 

Maggio
E queste belliche macchine d’uomini
addentate
vennero guariti dai loro figli alla Villa Bellini
mentre non sapevano se rimproverarsi
la tagliata faccia
o scoppiare a piangere come non avevano mai fatto.

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I loro denti a me
i loro antichi istinti.
La madre aveva sviluppato
nel figlio
una patina di malattia
ed era tutta del figlio
nel bene e nel male.

Pi, ro, sigma, tau, yupsilon

E fui punto.
Fui punto
ponendo tutta quella distanza infinita
nell’Ettore sacro ad Apollo
trascinato dai carri:
Sacra ad Apollo la mano
che di Paride il sangue versò
in su la terra:
si ricoprì di lippo,
vampate di schioppi di cipressi in fila.
Alla ricerca del nuovo
per non credere d’aver trasportato
sul benestare d’infanzia
un macigno enorme.

Triste siete diventati accoliti
non-morti
in una compulsiva preghiera
al templio.
Nel fregio leggemmo scritto:
“Lamentum, da dove casa diviene
fecola invulsa
e ti fa decidere la capra squamata;
da dove il monito urla
di rispettarti, di osannarti,
cammina lento verso Maggio,
verso Maggio.”






Diario di Passaggio (Rosa VIII)

Tutta mmunnizza e un pesciolino
ripetuto nel lago più piccolo,
tutta mmunnizza perché
in cinque stomaci
si vomita e si inghiottisce
costantemente.

Hai dettato alle alunne mani
una forzatura, un’irrealtà,
una bugia
per render più bello in sembiante
questo Diario di Passaggio
e dimenticare che Cormac
è andato via
(aveva portato a termine il suo compito)

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Poi io la tosai a lei,
lei mi tosò a me
uniti in un sinfonico
puerile “vengo!”,
penetrai forte
e forte penetrato venni.
Ζεύς  quest’anno abbandonerà
la spada, i piatti e i pesi,
Ζεύς quest’anno svestirà
la fredda pelle imparziale
che ha la giustizia
per crescere un male più fitto di germi
e code,
lo stesso che aveva nel ’94.

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Vi fu un’estate che traducesti
un brano di Senofonte
acquisendo da esso un principio di comprensione
del rapporto tra ἔρως e λόγος masso austero
nascosto
dietro ogni singola linea scritta,  onda detta.
Perché titubare, tentennare sul filo?
Arbor, vi è un muro tra le tue radici e te,
v’è un muro strano invisibile
tra tronco
e humus profondo
e non vedi ciò su cui t’appoggi a morte.
Così dicendo teorizzasti gravità identica
a forza peso
e sei ancora lì tra i paradigmi d’aria
dalla forma d’aria del pensiero
venendo attratto e calpestato.
Un giorno troverai il piccone adatto,
la punta dura abbastanza,
o Arbor, e coinciderà
con la perdita d’ogni ramo e corteccia.
Loro, invece, ῤίζαι snelle allungantesi
hanno perso la speranza
ad esser esumate
e hanno spinto avanti per millenni
verso il punto centrale del globo
scoprendo poi che era di metallo fuso
il loro corpo si è eventually
liquefatto in un sospiro
e adesso abita la terra. 


Diario di Passaggio (Rosa IX)
Il confine immaginario di una porta
-ma dai!-
Il confine immaginario di una porta
è tracciato segmento di linea rossa
fra Io e Altro,
pensavo guardandoti dalla porta-finestra verde
attraverso la tapparella.
Il balcone è muto, silente, oscuro;
qui a Tremestieri giace
uno strano mistero piombato,
lo localizzerei dietro il divano
della mansarda.
Nel sangue di questa casa c’è potenza
e tormento medium
guardando al confine immaginario
di una porta,
l’unico che può essere realmente
chiuso o aperto.
Lì le bambine vedevano in ogni notte
giovincelle satane
e dovevano violentemente ammazzarle.
Senza dimenticare che ammazzare
è più dolce e meno intenso
più corporale e meno spiritum
di uccidere
poiché non sottintende la scomparsa irrimediabile
del sole a ovest.
Comunque il cemento è impasto di ricordi
in betoniera azzurra,
i ricordi di tutti noi vernice gialla
di tutti noi mimosa all’angolo, albero
al centro e pini di lato.
Trovi però, la sera,
i sentimenti neri di chi si stracciava
il rosario ogni sonno dal polso
per accogliere entità
con tuniche bianche e facce assenti, appannate,
venute da un tempo di gran lunga precedente
alla Chiesa Cristiana e a Gesù di Nazareth.
Tutto ebbe inizio da lei che nel 1911
a novembre l’undicesimo giorno
ebbe il nome di Antonietta
e schiuse al mondo
l’evidenza
della solitudine estrema
conseguenziale alle visioni
o alle mediazioni col mondo sottile.
La cantina, invece, è ancora abitata
dallo spirito di Seppy,
cagnolina che morì suicida
per aver volontariamente ingerito della vernice:
Lizz aveva sbranato i suoi cuccioli
saltando dalla finestra del bagno
perché erano nati da una tresca tra
lei e Lucio, l’altro pastore tedesco.
Adesso i nuovi cuccioletti
hanno paura ad entrare lì
colti nel panico
dalla pesantezza in dissidio
e dunque in morte
di uno spirito che non ha capito
di dover ingerire se stesso dalla coda
e ricominciare.
Abbiate pietà di Via Carlo Alberto dalla Chiesa,
di Via Rosario Paci,
della S.A.B.
 








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