martedì 1 novembre 2016

Mangiate finché potete!

Albero malnutrito, t’ho preso
e t’ho curato tutto,
abbiamo litigato per anni
e avevo freddo alle mani tanto
come stupido pazzo,
poi v’è stata pace.
Ogni trauma è destinato a diventare un fiore,
prenditene dunque cura.
Siete, che lo vogliate o meno,
in troppe dimensioni consecutive
per poter tracciare una linea dritta,
mangiate finché potete,
mangiate finché potete,
ingozzatevi finché potete.

Il reame dei sogni è abitato
dalla morte, dal Grande Giudizio,
ma nella vita
sii in grado di cogliere i cento sorrisi
delle dee e degli dei

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Questa pagina è tanto offuscata.
Ho capito, scrivo per auto-emanazione
ed allo stesso modo amo o piango.
È la parte di te migliore quella che non controlli
e che ti fa baciare solennemente
un’altra bocca,
che traccia su un foglio
le eterne riverenze e orchidee,
v.v.v.
Attento. Attento.

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E poi cosa prendere al volo?
Non sono assolutamente perduto,
non sono assolutamente instabile.
Certo, certo, su questa nave
cento sono i timoni
e cento i timonieri
e cento i loro tatuaggi sul collo.
Ma abbiamo tutti al posto della pancia
un fiume di diamanti affilatissimi
più arcani del sole.
E non sono io quest’onda di piovra
che mima tutto
che traduce tutto.
Non sono io e sono io a tutti i costi 


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