giovedì 3 novembre 2016

Asso.

Asso.
E superato da varie emozioni
nella circonvallazione del pensiero
affido come se avessi vissuto cent’anni
alla grafite e alla seppia
questo pregiato scrigno,
contiene me e tutto il resto
tutto il resto pensante, immaginante.

Acqua che sei in me
e musica che vai tanto oltre.
Voglio uscire dal Macrocosmo!
Voglio uscire dal Microcosmo!
Voglio smettere l’apnea,
e respirare.

Ti lascio libera, nel prato del foglio,
apro il torace
e tutto quello che sai fare
e urlare
che andare via vuoi
e scomparire,
che sei tanto vecchia tanto vecchia
e col coltello tra i denti, ostinata,
mostri morte e lacrime e trasformazione
non capendo una curiosità infantile, immatura.
Quindi prendi il controllo,
permetti al corpo il volo
ma non lo vede nessuno.
E Corpo dunque crede di volare,
sogna e crede che non morirà
e Mente dietro di lei, e Persona a chiudere il trio.
Il dramma di ogni giorno pensato:
quello di un’eternità tradita,
e pugnalata.
Ma forte e saldo
dovrai vedere oltre la foresta
oltre la notte, che è la tua guida,
oltre gli amati amici.
Non aver paura di dimenticare tutto.

Arpa, Il lirismo è appassionante trappola
ed ecco l’autocelebrazione di me,
microcosmo grasso e ruvido
macrocosmo
miracolo e vortice.
Ed ecco l’autocelebrazione,
il banchetto di me
in onore di me.
Sembra non esservi altro.

E le donne e gli uomini parleranno
soffocati dal cuore che addosso gli spalmi,
mai superata la fase dello specchio,
mai superata la fase dell’eco,
dell’armonico sorriso
che trasversale
può illuminare tutto in un’istante.

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