giovedì 3 novembre 2016

Due novembre (ii)

Pier Paolo ho colto per te una rosa
nel cervello, che moristi
per essere padre e fratello

Oh Logos, oh logos
che ci porti per mano ovunque,
così, a passi lenti
e di danza.
E noi siamo sudari,
eternità mal poste.
Non trovo divertente
dunque
le vostre burocrazie
o i vostri giochi
né interessante
la vostra musica.

Oppure porre un veto
e dire alla cascata,
alla fenice, alla sfinge,
al Kirin, che infondo siamo tutti collegati
nel mistero.

Ho poi colto l’opportunità
di imbarcarmi verso un bosco ancora più oscuro
e luminoso,
nota:
Non era tanto il sublime a farti lacrimare gli occhi.
Era, controvento, l’unicità di qualunque cosa,
che era lì e solo lì posta,
e non sarebbe potuta stare da nessun’altra parte.
Unica perché sospesa, attimo dopo attimo,
in un continuum presente diverso, senza alcuna
indicazione,
come la gamba d’un tavolo
o una sedia,
o una volpe
o un ramo nodoso e ricurvo.

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