venerdì 16 gennaio 2015

Requiem per Jaina

Requiem per Jaina

Ancora piangere e svanire,
la tenebra
mi ricoprì
nel momento
più adatto

Jaina è morta
senza che io la salutassi,
realizzando così
i presagi di morte
che io stesso
attraverso,

Ho paura che questo morire
possa attrarmi
anche troppo

è il lato macabro
della mia famiglia

E comunque
scaveremo
e cianuro
troveremo

Il blocco è così puro
che non potete
né scalfirlo
né conseguentemente
modellarlo

Sei morta
e neanche c’ero,
e il tuo corpo
ora è in un bosco di Tarderia
per marcire
e il mio corpo
lentamente anch’esso
diventa i tafani
e i coleotteri
che è per davvero

Scatola nera
in testa bianca
come un papiro,
torturare la realtà.

Jaina è morta.
Vivendo vita
non a contatto
con il nucleo familiare,
ha affrontato
a testa alta un
maledettismo
che sa di topi,
jungla,
muffa.

Basta annullarsi
in un nero piombo
di jazz demoniaci
e metastasi d’airone

Strage di denti
e galleggiare
e galleggeremo
anche noi
in urne di freschezza
e di foglie di palma

è propriamente
inganno
statuetta di sesso indiano
la spada cade
la spada è caduta

Calpestare.

Aver inchiodato
un mentre,
se cadi
muori

Eraclito si siede
e prova
a spiegarmi
come la guerra
sia il principio di tutto.
Concordo,
e tu
mi nuoti dentro
come
una medusa ammalata,
riportata in  vita da un vecchio alternative
fatto di memorie
che giacciono distese all’ombra
come panchine.

Lì dietro non si può che raccontare
un amore normale

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