venerdì 20 giugno 2014

Battle Requiem per forza di cose



Battle Requiem per forza di cose

e vabbè
che sarà mai
credere
di sfracellarsi?

All’infinito
come diamanti
giù nel blu
e temperature bassissime
e questa persona

gli occhi del non-sense
una volta ero timido,
un giorno tranquillizzeranno anche noi.
Pesante il dover danzare
nelle clavicole d’oro
che fortunatamente non avevi.

Ci siamo, il perdente
finirà per finire i suoi giorni
costruendo una macchina
per autodistruggersi.
Il vero esame
è quello
delle nubi nei tuoi confronti.
È ovvio
che a mala pena
si distingue la verità che hai dentro.

Ma il tritone si è stancato
di non poter recuperare più le sue memorie,
di averle solamente come lampi per lo più dentro il cervello e mai fuori.
Sbiadirò impennando
sul suono
delle parole piccole
che nemmeno ti accorgevi di dire.
In quel momento Mary Jane Watson
aveva come me il bisogno
di staccarsi completamente,
e nel frattempo il coltello
balla tra la tua pelle e qualche ex-narciso bianco
per finire dentro la mia.
Stereotipi di giustizia (bleah!)
che irrompono
e spaccano la testa al nigga
solo perché lui è così
talmente tante seppie
nell’osservatorio
ognuna di loro
era uno di noi
e lo sappiamo
la perversione iena
si spolpa per bene
tutti i toraci che incontra

Mi si è pietrificata
davanti.
E lo sai che appena esci dall’inferno
quelle là ti sbranano vivo
e non puoi farci niente.

L’orfanotrofio
rigonfio
di rossetto su bocche grasse e nevrosi
lì dentro il pianoforte
poteva anche consolarti
ma non ti aiutava di certo a scappare.

I miei robot si ostinano a voler avere un’anima
e di certo si lacereranno tutti dopo una cosa del genere.

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