lunedì 16 maggio 2016

Una contesa tra dei, muscolosi, floridi, seduti ad un tavolo

Mia madre simula un accoltellamento allo stomaco
con una forchetta mentre si dispera.
Io la prendo, per due secondi la immobilizzo e la metto a sedere .

Che vizio, che vizio.
È torpido, scalzo, perde suoni
che ricopriranno di glassa dolce
questa torta amara

E adesso mi dici che vuoi scomparire
che non vuoi più vivere qui
che vuoi morire…
ché non esiste tastierista migliore di Tony Banks, no.

Tutti gli dei tutti si riunirono a contesa,
ed una tavola rotonda imbastita
s’arrovellavano, in ozio, circa chi tra di loro
di forzuta tempra il più forgiato fosse
che nel cavalcar di Etna selvaggia la fica
non sì la morte ma l’orgasmo più completo dunque
trovar riuscisse.
E provarono (provammo tutti, in fondo)
ed a turno le deità sconfitte vennero
nella loro maschil’ parte  
ed esaltate dunque in quella femminile.

Professerò, in questa sede,
la lacrima sacra dietro ogni sorriso
ogni sorriso generando, per contro, una lacrima;
e che camminando la strada sembra una linea dritta
ma in realtà è un cilindro
torni sui tuoi passi e non li riconosci più
perché l’esperienza ti ha reso ebbro, ridicolo
perché disumano, di nuovo ebbro:
d’inutile superomismo;
d’inappropriata nevrosi;
d’insensato stimolo alla coerenza;
d’incorruttibile volontà di possesso;
e allora non sei un uomo, sei solo una persona
nel senso etimologico,
come Pantalone che annaspa in un fiume
di cui vede solamente i primi cento metri d’una corrente infinita,
e urla in napoletano la sua parte del canovaccio
sperando che questo basti
per ricondurlo a riva, ed inevitabilmente annega.

Sicilia è fortuna incredibile
passione sfrenata di natura troppo rigogliosa
che sporge ovunque
ed è il corpo e lo spirito
il villano ed il Borbone
le campagne vaste
l’estasi notte
i boschi le volpi
e tutto il resto.

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