giovedì 5 maggio 2016

Sarasvati volume quarto

Sarasvati volume quarto

Con te festeggerò il mio compleanno
e di sapore in sapore
di quadro in quadro
ci teniamo per mano sopraffini e dei,
o Sarasvati.

M’importa che voi mariani
su una barchetta di bambù
riusciate a navigar nel verde reame
con destrezza
e dal viaggio acquisiate saggezza.
Tutto s’è vestito da sogno
si danza costantemente
nel tropico della grande madre oceanica
non t’accorgi e tuttavia pretenderai di accorgertene.

Ed è la poesia l’atto creativo ma al contempo anche rivelativo,
una miniera di te stesso e gli altri dentro di te
sotto tutte le forme,
da qualcosa che prima era nascosto nascostissimo
più impronunciabile del nome di Melkor
ed è diventato airone dalle piume blu, bianche, grigie.
Non v’è psiche più audace di quella
che è in continua rimescolazione di se stessa
e osa, come una neoplatonica emanazione,
passare al di là della rete.
E se il significato è un simbolo continuo
la realtà non può che essere un quadro o un libro.

Ritorni a casa, nel qui e ora, e sei ferito,
lupo che abitava in una fogna- quindi bestia-
ma anche principio aristocratico di purezza
tutta occultata -quindi angelo.
Ritorni in patria, nel qui e ora, ed hai una maschera d’oro
addosso per il tuo funerale miceneo,
ma scavando nel baule sì, anche un vestito di giada verde
del periodo Han,
anche una venere di Willendorf.
Per farvi capire che la storia è dentro
e che l’amore è unica ridondanza
eternamente uguale per tutti. 

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