giovedì 12 maggio 2016

Lacan considera l’idea d’un autostato.

Lacan considera l’idea d’un autostato.

E scolorire ma per poco, i giorni migliori
devono ancora venire.
Accartocciando queste icone bizantine
che d’ovunque s’affacciano
voglio vedere ciò che della verità
c’è dato vedere.

Delle cose che accadono dentro di te,
sembrano essere ancora le più importanti.
Perché hai immensa paura d’esser guardato
e quindi non guardi
Tutto spirito tutto anima tutto corpo
ma ciò è talmente invisibile
che rannicchiati in un muso solo
le lacrime erano facilmente onde
i visi facilmente marmi d’olimpia
e le parole dolci o complesse come un Horus di platino.
E poi sei, sei! Sei e sei stato (che la cosa sia plausibile o meno)!
Una fontana che non succede,
una parousia con errori di mixaggio
o “Papa loves mambo” suonata al contrario.

La poesia è ciò che si sta realizzando
in questo esatto momento
come auto-stato,
alcuni ne sono infestati testimoni
sotto milioni di forme.
È il quantum presente,
dono d’occhi e cervello
trasformata in elisir,
l’arte accade a prescindere da noi.

E mentre, abbiamo paura d’ogni cosa
e c’abbracciamo e ci baciamo ,
siamo incompleti, pezzi di ciò che eravamo
ed è terrificante illusione.
Falsata la via, ramificano errori,
ti arrampichi su delle gambe
pensando di trovar te stesso,
quel te stesso che tanto amavi
e che non vedi da chissà quanto tempo,
quel te stesso bambino dalle braccia lunghe
che immensamente saggio
cavalcava i cani
e mangiava le pere senza sbucciarle.

E nella gola artigli
rimasugli di mani precedentemente ingoiate,
tutto il fumo imbalsamerà
proteggerà esoscheletro un nucleo debole
o si ossiderà il bronzo e saremo colorati di verde,
sei bello e infedele ad una moglie
immaginata
borghese.

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